Territorio ed esperienze, le nuove sfide del turismo del vino

TOURISM INSIGHT

È stato assegnato nei giorni scorsi il premio internazionale Best of Wine Tourism Award, che vede tra i vincitori anche un’azienda vitivinicola veronese. Si tratta di un prestigioso riconoscimento che premia la qualità, l’innovazione, la gamma di servizi o l'esperienza rivolta al turista e che testimonia come il turismo del vino o enoturismo possa essere considerato un prodotto in crescita a cui molti territori stanno pensando o hanno già puntato come occasione di sviluppo turistico o di differenziazione e innovazione dell’offerta turistica.

Non è facile stimare il mercato del turismo del vino essendoci fonti frammentate, ognuna delle quali propone una sua definizione di “turista del vino”, includendo magari non solo i visitatori pernottanti ma anche quelli “delle gite fuori porta”, oppure quei turisti mossi da un interesse più vasto per paesaggio e cultura del territorio che si “imbattano” anche in visite ed esperienze legate al vino. Secondo i dati pre-pandemia diffusi dall’associazione nazionale Città del Vinonel 2019 si contavano in Italia circa 15 milioni di presenze enoturistiche, in aumento rispetto al 2018.

Il vino, comunque, molto che più che i prodotti gastronomici tipici, può rappresentare un importante attrattore, trascinatore e brand del territorio, in grado di generare un flusso turistico motivato esclusivamente o quasi da questo interesse. Diversa, invece, è generalmente la capacità di attrattiva di altre produzioni gastronomiche tipiche e della cultura del cibo in generale, che- per quanto déstino sempre più interesse nei turisti- non sono solitamente sufficienti per motivare un soggiorno nella destinazione, se non per una piccola nicchia.

Secondo diversi studi CISET, la domanda del turismo del vino si compone di diversi profili di enoturisti, dagli addetti ai lavori agli enofili super intenditori, dagli affezionati esploratori ai semplici curiosi e visitatori occasionali.

Si tratta di un viaggiatore indipendente, che si organizza da solo, o nei casi in cui usufruisca di un’agenzia o di un tour operator, si affida a operatori super-specializzati oppure ancora, pensando ai turisti più esperti, arriva tramite le cantine stesse. Viaggia soprattutto in coppia, ma anche da solo e si caratterizza per una spesa media molto alta e per la propensione a cercare sistemazioni up-market.

In tutti i casi, quello che attira gli enoturisti e fa la differenza nella scelta della meta è rappresentato dalla qualità e dal prestigio dei vini che il territorio può proporre e dalla notorietà dell’area sul fronte della produzione vitivinicola.

Tuttavia, se in passato visite della cantina e semplici degustazioni erano sufficienti per soddisfare l’enoturista, oggi queste attività che vengono offerte ormai dovunque, rischiano di essere percepite come fin troppo “scontate” anche dai semplici visitatori occasionali. Si cercano quindi nuove esperienze, più coinvolgenti o ancora più approfondite nella conoscenza delle peculiarità e caratteristiche organolettiche del vino, delle sue origini, del metodo di produzione, del legame con il territorio di origine: partecipazione attiva alla vendemmia, ad esempio, degustazioni di vini esclusivi guidati dai migliori sommelier, cene “d’autore” in vigneto, wine-trekking, ecc.

 

Erica Mingotto

Ricercatrice CISET