L’esperienza della Champagne per far convivere turismo, vino e residenti

Antica provincia francese, la Champagne è stata riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 2015. Con i suoi vigneti e le sue cantine, l’area di produzione dell’omonimo vino copre 34.000 ettari, pari al 4% dell’intera superficie di vigneti d’Oltralpe e ogni anno attira visitatori da tutto il mondo grazie alle sue città storiche e alle tante cantine.

L’esperienza della convivenza tra viticoltura, turismo e comunità residente è stata raccontata da Laurent Panigai, direttore del Sindacato Viticoltori della Champagne al convegno ‘Modelli e sfide a confronto per lo sviluppo socio-economico e turistico di tre aree vitivinicole europee Unesco’, che si è tenuto nei giorni scorsi a Valdobbiadene (TV) e che rientra nel progetto InnoSoSS - Innovazione Sociale per lo Sviluppo Sostenibile della viticoltura nell’Alta Marca. Il progetto ha come capofila Coldiretti Provincia di Treviso e tra i partner annovera il CISETCIRVE-Università di PadovaULSS 2 Marca TrevigianaColdiretti Veneto e GAL Alta Marca che ha promosso l’iniziativa.

«La nostra è una regione particolare – ha spiegato Panigai in un’intervista rilasciata al Ciset - con appezzamenti molto piccoli e un’alta concentrazione di 16 mila piccoli agricoltori. In questo contesto, stiamo assistendo a una evoluzione molto rapida con la crescita dei villaggi circostanti, dove gran parte della popolazione non ha più una relazione forte con l’agricoltura e questo può tradursi in tensione tra residenti e viticoltori, per esempio a causa dei trattamenti fitosanitari».

Come state gestendo la questione?

«Abbiamo cercato di capire l’origine delle tensioni ed è emersa una minore sensibilità alle conoscenze delle dinamiche agricole. Ne è scaturita la volontà delle organizzazioni di fare ricerche per migliorare le pratiche di coltivazione, anche per venire incontro alle attese dei clienti che consumano lo champagne e sono sempre più alla ricerca della sostenibilità».

Quali azioni avete intrapreso per migliorare i rapporti?

«Ci siamo concentrati sulla comunicazione, facendo della formazione ai nostri associati affinché affianchino alle pratiche agricole anche le competenze legate all’accoglienza nelle cantine. In questo modo diminuisce la distanza tra agricoltori e residenti, perché si spiega com’è organizzata l’agricoltura, e lo si fa attraverso il messaggio diretto del viticoltore. A livello di organizzazione, invece, abbiamo utilizzato i vari media per avvicinarci ai residenti, come sms per dare informazioni sui trattamenti e aprire le cantine ai residenti». 

Che cosa ha significato il riconoscimento Unesco per la Champagne?

«Per noi è stata una bellissima esperienza, negli ultimi anni il paesaggio agricolo ha assunto un valore anche culturale e questo è molto bello perché una zona Doc è un’opera congiunta di Natura e uomo. Si tratta di una affascinante storia da spiegare ai i turisti, sia da parte del singolo produttore che delle organizzazioni. Abbiamo individuato tre zone di riferimento legandole a tutto il territorio e oggi c’è una maggiore attenzione al paesaggio da parte di tutti, dire che è cambiata la visione comune. Ora il viticoltore è un gestore del territorio, un conservatore di un bene pubblico perché la denominazione Champagne appartiene alla Francia e lui ha il compito di gestirlo. Si stanno studiando anche un dialogo per le nuove tecniche di energie rinnovabili con un basso impatto sul paesaggio viticolo e c’è la volontà dei viticoltori di trovare la giusta mediazione».