Il turismo archeologico "tira"

I siti archeologici sono i "Luoghi della Cultura" leader per capacità di attrazione di turisti in Italia: è quanto è emerso da uno dei numerosi incontri della 12° edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico che si è svolta dal 14 al 17 novembre a Paestum.

Sede del primo Salone Espositivo del patrimonio archeologico e di ArcheoVirtual, mostra internazionale di tecnologie multimediali, per quattro giorni la Borsa è stata un luogo di approfondimento e divulgazione di temi dedicati al turismo culturale e al patrimonio.

Alla giornata d'apertura era presente anche Mara Manente, tra i protagonisti della Conferenza "L'incoming del turismo archeologico: opportunità per lo sviluppo locale dei territori". La direttrice di Ciset ha incentrato il suo intervento sulle linee di tendenza del turismo culturale e archeologico e l'importanza dell'approccio esperienziale, sottolineando come i visitatori dei soli beni culturali statali siano passati dai 38,3 milioni del 2013 ai 55,3 milioni del 2018, con un incremento del 44%, pari a +7,5% medio annuo. Di questi, le aree archeologiche generano più della metà dei visitatori (53,6%), in aumento del 52% rispetto al 2013.

Di pari passo con la crescita dei turisti, sono aumentati anche gli introiti nei beni culturali statali, quasi raddoppiati tra 2013 e 2018 (+82%, +13 medio annuo) sfiorando i 230 milioni di euro. Il Circuito del Colosseo e Pompei sono di gran lunga i due siti archeologici statali più visitati: rispettivamente il 13% e 7% di tutti i visitatori negli istituti statali.

Manente ha focalizzato poi l'attenzione sull'approccio esperienziale come leva per differenziarsi rispetto ai competitor più generalisti e incrementare il revenue, conferendo maggiore valore economico alla destinazione. In particolare ha individuato tre modalità: una maggiore integrazione tra attrazioni, con la tendenza a promuovere un insieme di risorse diffuse piuttosto che la singola risorsa puntuale (il borgo-hotel, il museo diffuso, il parco archeologico, ecc.); una maggiore integrazione territorio-attrazioni, dove trovano spazio non solo elementi della storia e della cultura "alta" ma anche le valenze paesaggistiche, i valori della comunità locale, l'artigianato, il folklore, l'enogastronomia, l'atmosfera; infine il coinvolgimento attivo del visitatore ad esempio "partecipando" al lavoro dell'archeologo e attraverso la co-creazione.