Il turismo a Treviso? Un affare da 488 milioni

Nel corso dell'ultimo decennio, anche a Treviso e nella Marca il turismo si è dimostrato un settore in continua evoluzione, capace di rispondere ai mutevoli bisogni della clientela, mantenendo al tempo stesso qualità, competenza e innovazione, con un occhio di riguardo alla tradizione e alla tipicità del territorio.

Per fare il punto della situazione, quest'anno il consueto Rapporto annuale del Terziario nella Provincia di Treviso è stato dedicato anche al comparto turistico. Presentato a metà novembre presso la Camera di Commercio di Treviso-Belluno e promosso da EbiComLab, l'indagine ha rilevato come dal 2014 ad oggi, il comparto turistico abbia registrato un tasso medio di crescita del +4,8%, favorendo la nascita di ben +338 unità locali, delle quali più della metà appartenenti al mondo della "Ristorazione".

Un distretto, quello trevigiano, che deve la sua attrattività non solo alle bellezze paesaggistiche e architettoniche, ma anche all'introduzione e al consolidamento di eventi sportivi e culturali, e che ha imparato a sfruttare il mercato del turismo occasionale di breve durata.

Il focus è stato curato da Mara Manente, direttrice di Ciset, che ha rivelato come - a fronte di una spesa media pro-capite giornaliera dei turisti stranieri di 86€,- la spesa complessiva è stimata in circa 248 milioni di euro, alimentati da due prodotti turistici prevalenti: il turismo "business" (127 milioni di euro) e il turismo "leisure" (48 milioni di euro), soprattutto culturale e del paesaggio culturale, ai quali si aggiunge la componente dei viaggi per "altri motivi personali" (73 milioni di euro). Dal lato della domanda domestica, invece, data una spesa media pro-capite giornaliera di 104€, la spesa prodotta dai turisti italiani equivale a circa 240 milioni di euro, derivanti anche in questo caso principalmente dal turismo culturale e dal turismo business.

Complessivamente, quindi, il fatturato del turismo in provincia di Treviso è stimato in circa 488 milioni di euro, di cui il 75% assorbiti dai settori della ricettività, della ristorazione e del commercio, che si qualificano quindi come le attività più rilevanti della filiera turistica. Dalla ricettività è prodotto il 38% dei 488 milioni di fatturato, dalla ristorazione il 19% e dal commercio un altro 18%. Seguono i trasporti usati dai turisti per gli spostamenti a destinazione (14% del fatturato), i servizi (ricreativi e di intrattenimento, culturali, etc.) e altre attività produttive non classificate (circa il 5% ciascuno).

Dal lato dell'offerta, secondo l'opinione diretta degli operatori della provincia intervistati, è mediamente del 6% la quota di produzione nelle imprese del terziario imputabile ai consumi turistici. Tale quota risulta inferiore nel comparto del commercio e in quello dei servizi, nei quali al turismo si deve circa il 2% del business delle imprese (5% secondo gli operatori del commercio Moda-Fashion), mentre è ovviamente superiore nel comparto delle attività turistiche e del tempo libero, in cui circa il 16% del fatturato è ascrivibile al turismo. Nelle attività ricettive il contributo del turismo arriva al 47%, mentre si ferma all'11% nella ristorazione.

Tuttavia, forse per una percezione del turismo un po' sfocata da parte di alcuni operatori, legata alla difficoltà di riconoscere tutti i possibili turisti e di distinguerli da altre categorie di clienti, c'è motivo di credere che la quota imputabile al turismo sia sottostimata e che il turismo ricopra un ruolo più rilevante.