A Radio Ca' Foscari gli esperti disegnano le traiettorie di uno sviluppo turistico più equilibrato

Il turismo è una fonte di reddito e occupazione essenziale per molte città, ma allo stesso tempo può essere causa di problemi ambientali, sociali, e anche - paradossalmente - economici. È necessario trovare soluzioni per un turismo sostenibile che concilino le esigenze degli operatori e dei viaggiatori con quelle dell'ambiente e dei residenti.

Su questi presupposti è nata la trasmissione Sì, viaggiare (?) 2030: come ce l'abbiamo fatta di Radio Ca’ Foscari, emittente dell’Ateneo lagunare, che ha indagato le strade per arrivare a un turismo sostenibile intervistando alcuni docenti e ricercatori di Ca’ Foscari (Mirella Agorni, Federica Cavallo, Nicola Camatti, Michele Tamma) che conducono studi su questi temi da anni. Il professor Tamma, presidente del Ciset e direttore del Master in Economia e Gestione del Turismo,  ha sottolineato come la pandemia abbia portato alla luce una situazione inedita per il turismo a Venezia e illustrato alcune delle possibili azioni da mettere in atto per un modello di sviluppo più equilibrato .

La trasmissione radiofonica (a cura di Anna Bonfante, Enrico Costa, Martina Gonano) si soffermata sul tema dello sviluppo sostenibile del turismo, problema ben conosciuto a Venezia. «La città è uno spazio condiviso dove si intrecciano i sistemi di mobilità, le attività d’impresa, la fruizione del patrimonio culturale, il lavoro e la vita di tutti i giorni – ha esordito il presidente del Ciset-. Questo equilibrio delicato ha varie facce ed è interessante pensare a cosa abbiamo vissuto con la pandemia. Si è svelato un altro volto della sostenibilità, conosciuto da chi la studia ma poco noto ai non addetti ai lavori. C’è stato quasi un blocco della vita, e con questo la scoperta della magia di scorci senza la folla, ma poi si è visto anche il profondo impatto negativo, quando una città troppo vuota un po’ alla volta sembra far morire non solo l’attività economica ma anche quella sociale e culturale. Si è passati da un’attenzione concentrata sui numeri dell’overtourism, a chiedersi quando torneranno condizioni più normali di frequentazione della città, e quindi anche  i turisti, che si è scoperto essere un elemento fisiologico. Certamente ci si sforza di immaginare un ritorno a numeri diversi, un mix di visitatori con interessi e capacità di spesa differenti per pensare a uno sviluppo più equilibrato e vivibile. C’è stato anche una riflessione sul modello di sviluppo della città che non può essere basato solo sul turismo e su un certo tipo di turismo».

Per il prof. Tamma è necessario cambiare approccio verso i flussi turistici, che finora sono stati affrontati con un atteggiamento simile a quello adottato per l’acqua alta: quando il livello si alza oltre misura si mettono le barriere finché non scende. «Chiudere l’accesso ai flussi può avere un senso nell’emergenza, ma non può essere adottato come strategia di medio-lungo periodo - spiega il docente - perché non si tratta di una massa indistinta, come l’acqua. Qui parliamo di persone che sono diverse fra di loro e dobbiamo imparare a distinguere i vari profili per costruire esperienze di visita che migliorino la qualità e aiutino a cambiare il mix di visitatori, rendendo la città uno spazio condiviso vivibile da diversi pubblici, in primis la comunità residente».

Per andare in questa direzione si possono adoperare gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, utili non solo a creare sistemi di monitoraggio e informazione per governare e definire politiche, ma anche per consentire a chi svolge la sua attività nella città a farlo meglio. Inoltre, offrono la possibilità di dialogare in maniera immediata con i visitatori, fornendo agli operatori spazi per conoscere e farsi conoscere e per dare un’ informazione più qualificata. Uno di questi è la prenotazione «che oggi è qualcosa di più rispetto al passato» perché consente un miglior dialogo tra chi domanda e chi offre, permettendo al visitatore di godere di un’esperienza più personalizzata e offrendo alle imprese turistiche «un potente strumento di organizzazione del lavoro, aspetto importantissimo in un comparto come quello dei servizi in cui non si possono fare scorte ed è difficile attrezzarsi per affrontare la variabilità della domanda», conclude Michele Tamma.

In questo senso viene in aiuto il progetto europeo S.L.I.DES che vede capofila l’Università Ca’ Foscari con il Dipartimento di Management e CISET impegnati nella creazione di strumenti utili ai decision maker per sviluppare pratiche turistiche sostenibili e al contempo di migliorare l’attrattività e l’esperienza di visita del turista. Nei mesi scorsi è stata presentata alle 5 città partner (Venezia, Bari, Ferrara, Dubrovnik e Sibenik) il prototipo della Dashboard, ossia il pannello di controllo che, in modo semplice, permetterà di valutare le performance turistiche e non turistiche della propria città, l’andamento dei flussi dei visitatori presenti nell’area e la distribuzione delle attività artigianali.

Lo sviluppo turistico sostenibile è anche uno dei temi chiave del Master in Economia e Gestione del Turismo, organizzato da Dipartimento di Management e CISET e giunto alla sua 29^ edizione.