Cambiamenti climatici e turismo, impatti e responsabilità

TOURISM INSIGHTS

Si sono da poco conclusi i lavori della COP26, la 26° conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è svolta a Glasgow dal 30 ottobre al 12 novembre. Circa 120 leader da tutto il mondo, con più di 25mila delegati provenienti da 197 Paesi, si sono riuniti per discutere e aggiornare gli impegni nella lotta contro il riscaldamento globale.

Che tocca da vicino anche l’attività turistica. Da una parte, infatti, il settore turistico è anch’esso responsabile dell’emissione di CO2 e di altri gas serra, prodotti soprattutto dai trasporti e dalla ricettività (i trasporti generano circa il 75% di emissioni di CO2 prodotte dal turismo, con il trasporto aereo che rappresenta la principale fonte di emissione “turistica” con il 40% del totale).

Dall’altra parte, il turismo può essere considerato uno dei settori economici più sensibili e vulnerabili al clima; di conseguenza, gli effetti prodotti dal cambiamento climatico possono compromettere nel tempo la sostenibilità e la competitività delle destinazioni.

Si pensi, ad esempio, alle destinazioni costiere e insulari, le quali devono sempre più fare i conti con l’aumento del livello del mare e l’erosione delle coste, con eventi climatici estremi (es. tempeste) con danni fisici alle infrastrutture e allagamenti, o al contrario con siccità e devastanti incendi. Inoltre, secondo alcune previsioni, le tradizionali località balneari e le città del Mediterraneo potrebbero diventare nel medio periodo meno accoglienti e appetibili in estate, a causa delle temperature sempre più alte e insopportabili, rendendo così necessario lo sviluppo di nuovi prodotti turistici in altre stagioni dell’anno. Allo stesso tempo, le località costiere nel Nord Europa potrebbero diventare, invece, nuove mete di turismo balenare, potendo beneficiare di estati più calde e piacevoli per la balneazione rispetto al passato.

Similmente anche le destinazioni montane, soprattutto quelle a più bassa quota, si troveranno sempre più a dover fare i conti con le conseguenze dell’aumento delle temperature globali: inverni più brevi e miti, carenza di precipitazioni nevose, difficoltà a garantire un manto nevoso adatto allo sci per via delle più alte temperature.

In tutti i casi serviranno azioni di adattamento, tra cui un ripensamento dell’offerta turistica sviluppando nuovi prodotti, e azioni di mitigazione con l’impegno di tutti gli attori coinvolti – dalle imprese e operatori turistici ai visitatori – a modificare le proprie azioni verso una maggiore responsabilità per la riduzione delle emissioni di gas a effetti serra nell’atmosfera.

Erica Mingotto

ricercatrice CISET