L’importanza dei dati e l’esperienza di S.L.I.DES alla BTO di Firenze

Se è ormai unanimemente riconosciuto che i dati sono importanti per contribuire alla lettura dei trend turistici e per prendere decisioni mirate, è altrettanto condivisa l’opinione che non siano facilmente accessibili, soprattutto quelli pubblici. E l’esperienza del progetto S.L.I.DES (Smart strategies for sustainable tourism in LIvely cultural DEStinations) testimonia queste difficoltà, così come il fatto che la disponibilità e la condivisione di set integrato di informazioni possa aiutare a gestire il turismo in modo sostenibile.  

Durante l’ultima edizione di BTO, l’evento sulle connessioni tra turismo, innovazione e tecnologia che si è tenuto a Firenze a fine novembre, se n’è discusso nell’incontro dal titolo “Frictionless data nel settore pubblico”, moderato da Valeria Minghetti, responsabile dell’area ricerca del Ciset.

Come ha spiegato Minghetti, il progetto S.LI.DES, finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia 2014-2020, ha come obiettivo la costruzione di un sistema di data analytics multidimensionale per le città turistiche, basato su un datahub, che raccoglie dati economici, turistici, culturali, sulla mobilità, ecc. provenienti da diverse fonti, pubbliche e private, oltre che da telecamere e sensori sparsi sul territorio e li mette a disposizione del decisore pubblico attraverso un cruscotto di agile consultazione.

E una delle prime difficoltà in cui si è imbattuto il progetto è stata proprio l’elevata dispersione e difformità dei dati, oltre che la mancanza di informazioni aperte a tutti (i c.d. “open data”), la limitata disaggregazione a livello territoriale (importante quando si lavora a livello comunale) e la scarsa tempestività di aggiornamento. Tutti aspetti che hanno reso laboriosa la raccolta e limitato la costruzione di indicatori importanti per valutare le performance turistiche e non turistiche delle città stesse.

Un contesto ampiamente condiviso da Paolo Desinano di Incipit Consulting, che ha spiegato come ad imprese e destinazioni turistiche servano dati che sono di competenza pubblica, ma che spesso si trovano solo in formato aggregato e molto rigidi.

Questo perché solitamente la Pubblica Amministrazione genera cataloghi, come ha sottolineato Gianluigi Cogo, consulente innovazione per la PA, mancando la consapevolezza dell’utilità dei dati. Cogo ha portato l’esempio della Spagna che sul sito del governo annovera tantissime informazioni sul turismo e non solo che sul portale italiano non ci sono, e ha ribadito la necessità di avere un data manager all’interno della PA.

A difesa del gestore pubblico, Monica Scannapieco, dirigente del Servizio Architettura Informativa e Applicativa di ISTAT, ha spiegato come in Istat la cultura del dato sia radicata e, oltre alle proprie indagini, l’Istituto ora stia acquisendo dati da privati come gli operatori telefonici, e si stia avviando a produrre statistiche con dati esterni, dando all’utente un alto requisito di affidabilità. Il prossimo obiettivo, infatti, sarà quello di aumentare la granularità dei dati, con protocolli di accesso che sono in via di definizione anche a livello europeo.