«Riaccendiamo il Mediterraneo», Ciset tra gli esperti internazionali per far ripartire il turismo

Dopo lo shock iniziale a seguito della pandemia da Covid-19, il settore del turismo sta cercando di elaborare strategie per la ripartenza, facendo i conti da una parte con la necessità di garantire la sicurezza dei clienti, e dall'altra con le caratteristiche tipiche del viaggiare.

Il tutto reso ancora più difficile, se non drammatico, dal crollo della produzione che inevitabilmente si riflette sul potere di spesa nel comparto turistico e non solo: trasporti, vacanze, sport ed eventi sono i settori maggiormente colpiti dalla crisi e, di conseguenza, più bisognosi di sostegni economici.

Quotidianamente giungono richieste per riaprire le attività da parte delle regioni che dipendono totalmente dal turismo, e non solo nel nostro Paese, ma anche in Francia e Spagna, le tre nazioni maggiormente colpite dal lockdown. Grecia, Cipro e Portogallo, invece, sono riuscite a contenere meglio l'epidemia e si preparano a riaprire le attività turistiche molto presto.

The eTourismLab, International Centre for Tourism and Hospitality Research, Bournemouth University e Tourism Review hanno riunito l'11 maggio scorso un gruppo di esperti delle regioni mediterranee per discutere le strategie idonee per il rilancio del settore, a partire dalle condizioni e misure da adottare per riavviare l'industria turistica.

Alla conferenza online, dal titolo "Riaccendiamo il Mediterraneo e il turismo vacanziero", è stata invitata a rappresentare l'Italia Valeria Minghetti, ricercatrice senior del Ciset, che ha parlato della situazione generale in Italia e di come il Paese si stia muovendo nella Fase 2 del lockdown, focalizzando poi l'attenzione sull'impatto della crisi sul settore turistico, sulle minacce e le opportunità che l'Italia condivide con le altre destinazioni turistiche europee dell'area mediterranea e sulle iniziative che il governo e le regioni stanno avviando per la ripartenza.

I relatori si sono trovati tutti d'accordo nel sottolineare che l'Unione Europea e i governi nazionali devono sostenere queste regioni e coordinare gli sforzi per supportare un ecosistema responsabile di un'ampia fetta di occupazione, e fondamentale per la coesione sociale.