Sfida. Con sé stessi o con gli altri?

Gioco finito o gioco infinito: e voi, da che parte state?

Nel suo saggio Il gioco infinito Simon Sinek individua due approcci di fare impresa. Il primo consiste nel considerare il business un gioco finito che inizia e finisce con una vittoria, quindi il successo in termini di quote di mercato e profitto ai danni di altri. Il secondo, invece, interpreta l’impresa come un player di un gioco infinito.

Qual è la differenza? Il gioco finito porta inevitabilmente a concentrarsi sulla propria partita che si sta giocando per superare l’avversario o gli avversari. Qui la sfida, settima traccia, è con gli altri e non lascia tempo ed energie per concentrarsi su ciò che muove la propria impresa e la ragione per cui si fa quello che si fa.

Sembra banale, ma non lo è. Il gioco infinito, infatti, porta a concentrarsi su di sé. In questo caso, quindi, l’impresa non si preoccupa esclusivamente di cosa fare, ma va oltre, domandandosi come farlo e soprattutto perché farlo.

A scanso di equivoci: la sfida esiste, persiste ed è benefica per ogni impresa. È il rapporto con questa, invece, che dev’essere ripensato per indirizzare i propri sforzi e accostare la propria storia a quella di tutte le persone coinvolte, fuori e dentro l’azienda.