Da dove iniziare a raccontarsi

Mettiamo da parte per un momento quel “C’era una volta”. Troppo obsoleto. Troppo nostalgico. In un festival come Dialoghi D’Impresa, in cui la narrazione parte dal passato al fine di tracciarne il futuro, crogiolarsi sui fasti andati, risulterebbe riduttivo e fuorviante. “C’era una volta” è pure troppo fiabesco, se per fiaba intendiamo “tutto bello, tutto va bene, problemi zero e… vissero per sempre felici e contenti”. Semmai la fiaba della narrativa d’impresa si rifà più a qualcosa di epico, con tanto di mostri, draghi, alleati e grandi sfide.
E allora qual è il giusto incipit per iniziare a raccontare la storia di un’impresa?

Forse non sono parole e tanto meno ricordi. Almeno inizialmente. Almeno in quella fase in cui si è da poco presa consapevolezza del valore del racconto, ma non se ne capiscono ancora le totali potenzialità. Quelle che fanno sì che la storia non sia qualcosa fissata in un tempo lontano, ma un flusso narrativo generatore di emozioni vitali. Quelle che fanno sì, che il racconto vada oltre una mera operazione di marketing, ma diventi il volano di uno straordinario processo evolutivo per l’impresa stessa.

Ma se il racconto è il detonatore per esprimere al meglio l’identità e l’unicità di un’impresa allora la cosa migliore da fare per iniziare non è agire, ma ascoltare, ascoltarsi, captare qual è il suono della propria impresa, il proprio battito. Proprio così suo battito. Il ritmo del cuore in un individuo ne sottolinea gli stati d’animo, ne evidenzia le emozioni, ne traccia i desideri e pure le paure. Un’impresa dovrebbe partire da qui. Chiudendo gli occhi e ascoltandone quel suo battito. Non è qualcosa di esoterico è piuttosto un esercizio di messa a punto delle proprie frequenze. Come quando una volta alla radio, per cercare la propria musica preferita si andava avanti e indietro con quella manopola tonda, finché non si trovava la stazione desiderata. Quella che ci piaceva. Quella che ci faceva stare bene. Quella più adatta per fare da colonna sonora a un nostro momento di vita.

Un’impresa dovrebbe iniziare proprio da qui. Dal capire la sua musicalità. Una musicalità data da un gruppo o meglio da un’orchestra, in cui ogni singolo si ritrova a suonare lo strumento a sé più congeniale, e in questo virtuosismo, le note si amalgamano esprimendo una inarrestabile armonia. Quella in cui tutti si ritrovano. Quella in cui tutti si sentono bene, nonostante le difficoltà e l’impegno costante, perché questa è una musica vera, suonata dal vivo e in grado di trasferire autentiche emozioni. 

Questo è il battito di un’impresa. Questo è il punto dal quale far partire il proprio racconto.