Persone e passioni

Francesco Valentino
Ingegneria ambientale

Parlaci di te. Da dove provieni? Cosa insegni a Ca' Foscari? Quali sono i tuoi interessi e ambiti di ricerca?
La mia formazione accademica è stata effettuata presso l'Università di Roma "La Sapienza", dove ho completato il percorso di dottorato di ricerca in Ingegneria Chimica in tematiche relative all'utilizzo dei rifiuti come risorse rinnovabili. Attualmente, presso l'Ateneo di Cà Foscari, sono titolare di due corsi all'anno, nell'ambito dei processi chimici e biochimici applicati su matrici solide, liquide e gassose, per il loro trattamento ed eventuale riutilizzo.
Ho avuto modo di collaborare con diversi partners in ambito internazionale per l'approfondimento di queste tematiche a livello di ricerca di base ed applicata, soprattutto in relazione ai processi di trattamento acque reflue, ciclo dell'acqua e dei rifiuti prodotti in ambito urbano.


Quali sono state le tue più grandi soddisfazioni professionali?
Lavorare in ambito universitario mi ha sempre garantito, con estrema facilità, una crescita professionale stimolante sotto molti punti di vista. In primis, la collaborazione con altre università ed istituti di ricerca (nazionali e non), è estremamente motivazionale perché consente realisticamente di incrementare il proprio bagaglio di conoscenza, confrontandosi con metodologie e idee complementari alle mie. Credo che questo aspetto, estremamente favorito dalla partecipazione a progetti congiunti e in misura più ridotta a workshop specifici, sia quello che maggiormente preferisco nell'ambito della ricerca e, allo stesso modo, può consentire un continuo aggiornamento nei corsi di studio; aspetto che io ritengo estremamente necessario per chi, come me, ha anche responsabilità didattiche.


Qual è l'ambito di cui ti sei sempre voluto a occupare, ma non hai ancora avuto l'occasione di esplorare?
Da sempre mi sono occupato di biotecnologie applicate a differenti matrici di rifiuto, per la loro valorizzazione e conseguente produzione di nuovi materiali ad alto valore aggiunto. In linea con il quadro normativo Europeo e i finanziamenti nell'ambito dell'economia circolare, ho avuto modo di partecipare in numerosi progetti indirizzati su rifiuti prodotti in ambito urbano o in generale attività antropiche sulla terra ferma. Mi piacerebbe ampliare ulteriormente le mie conoscenze in riferimento all'ambiente marino, nell'ambito delle biotecnologie e bio-raffinerie blu. In pratica, l'applicazione di metodi e processi di risanamento ambientale, nonché valorizzazione delle risorse disponibili, in ambito marino/costiero a supporto di una crescita economica sostenibile del territorio.


Hai sempre pensato che questa fosse la tua strada?
In realtà ho deciso di intraprendere il Dottorato di ricerca per dare un profilo differente e più completo alla mia preparazione prettamente accademica. Ho conseguito il Dottorato di ricerca in Processi Chimici Industriali nel 2012. Non pensavo tuttavia ad avviarmi verso la carriera accademica subito dopo. Avendo però avuto la possibilità di partecipare a numerosi iniziative finanziate a livello Europeo, e rendendomi conto anche del fascino che il mondo accademico esercitasse su di me, ho capito poi strada facendo che questa era la mia strada. Mi sono reso conto di questo proprio perché la mia personale motivazione andava rafforzandosi col tempo, e le numerose esperienze collaborative che ho avuto (e che continuo a coltivare) sono state e saranno una costante della mia vita professionale.


Cosa diresti ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
La domanda è complessa ma stimolante allo stesso modo. Io posso portare il mio piccolo contributo e, per quanto minimo dato che sono un ricercatore come tanti, mi sento di dire che il mondo della ricerca richiede un certo spirito di adattamento e molta flessibilità da parte di chi è intenzionato a intraprenderlo. Tuttavia, proprio perché consente a chi è interessato di mettersi in gioco continuamente, di confrontarsi con situazioni e/o ambienti estremamente variegati, credo che sia un mondo che lascia poco spazio alla noia e in cui ognuno di noi può farsi sentire portando avanti le proprie idee in un ambiente lavorativo poco standardizzato. Per una mente quindi non statica ma aperta "all'idea", credo che quello del ricercatore sia il lavoro ideale... se non addirittura il più bello.

Last update: 17/04/2024