Primi piani

Michela Signoretto
Chimica industriale

Qual è stato il suo percorso accademico?
Ho fatto il classico percorso, laurea, dottorato (con esperienza all’estero), alcune borse di ricerca; quindi, il primo concorso come ricercatore, nel mentre ho avuto due figli, quindi concorso da professore associato. Ho iniziato a ricoprire dei ruoli importanti all’interno del dipartimento e nel mondo scientifico nazionale. Infine, abilitazione nazionale in più settori disciplinari per il ruolo di Professore Ordinario con seguente concorso. Ora sono Prof. Ordinario di Chimica Industriale e ho un ruolo all’interno dell’Ateneo, essendo stata nominata Delegata della Rettrice per l’area scientifica, e, a livello nazionale, sono coordinatrice del Gruppo Interdivisionale di Catalisi della Società Chimica Italiana.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Fin da bambina avevo il sogno di fare la scienziata, leggevo moltissimo ed ero affascinata dal manuale delle giovani marmotte, un libro in grado di dare tutte le risposte. La mia predisposizione per le materie scientifiche ha poi fatto il resto. Devo dire che sono stata fortunata in quanto sia in famiglia e poi anche scolasticamente ho sempre avuto persone che mi hanno supportato lungo questa strada. All’Università ho avuto la fortuna di entrare in tesi con un professore con cui avevo seguito un corso che mi aveva affascinato molto. Potrà sembrare strano, ma si trattava di un corso di Chimica Industriale. Ho quindi continuato su quella strada e ora sono Professore Ordinario di Chimica Industriale e coordino un gruppo di 15 persone. Giovani entusiasti, estremamente creativi, che mi fanno sentire giovane.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Insegnare e fare ricerca sono per me una cosa naturale, come mangiare e dormire sono una necessità. Come ho detto prima, l’insegnare e fare ricerca mi permette di stare a contatto con i ragazzi e respirare il loro entusiasmo e la loro voglia di scoprire e trovare nuove risposte. È una sfida costante, ogni giorno devo cercare di stare al loro passo e non è sempre facile; loro sono molto più aperti e reattivi alle novità. Insegnando posso dare qualcosa a loro in termini di esperienza e loro mi danno entusiasmo e nuove mete o sfide da raggiungere e superare.

Il tema della disparità di genere nelle discipline STEM, in Italia, è ancora molto attuale. Cosa racconterebbe alle ragazze che intendono avvicinarsi a queste materie?
Il tema della disparità di genere è un tema che, come donna e scienziato, sento molto. Nel mio dipartimento in questo momento siamo solo due donne ad essere Professore Ordinario: una percentuale di circa il 20%, troppo bassa e troppo sbilanciata verso il genere maschile, anche perché ora ci sono anche molte colleghe ricercatrici e quindi questa disparità non è giustificata. Alle ragazze direi che noi donne possiamo fare tutto quello che fanno i nostri colleghi uomini, basta crederci e non demordere. Più donne riusciranno a ricoprire le posizioni apicali, più facile sarà il percorso per la nuova generazione di donne che le segue. Il mio capo mi diceva sempre che, se volevo qualcosa e per questo ero in competizione con un mio collega maschio, dovevo essere almeno il doppio più brava di lui: credo che questo sia vero, purtroppo non partiamo alla pari - noi partiamo sempre qualche metro più indietro, ma siamo però più tenaci. 

Last update: 27/02/2024