Primi piani

Rolf Petri
Storia contemporanea

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Mi chiamo Rolf Petri insegno Storia Contemporanea. Provengo da una casa contadina della Westfalia all'epoca senz’acqua corrente: non esattamente un contesto borghese, un’estraneità che mi è cara. Crescere negli anni ’60 e ’70 in pieno Welfare State mi ha permesso di accedere agli studi. Laurea in Germania, dottorato a Firenze, ricerche a Venezia, Roma e Bielefeld, insegnamento a Halle, ritorno a Venezia. Nella prima metà del mio percorso è prevalsa la storia economica, soprattutto ma non solo italiana. Nella seconda, temi di storia culturale e dei concetti – Heimat, nazione, identità, Europa – e ricerca sull'ideologia occidentale, rivisitata lungo una linea interpretativa löwithiana. Attualmente sto cercando di capire chi e perché si è fatto venire l’idea che il Mediterraneo non fosse un mare ma un ‘mondo’.

Quali sono i suoi modelli / punti di riferimento professionali?
Ho conosciuto intellettuali brillanti ma mi è estraneo sollevare una persona, neanche la più geniale, sul piedistallo poiché, per parafrasare un proverbio tedesco, per bollire alla fine tutti hanno soltanto l’acqua. Ci sono comportamenti per me virtuosi personificati esemplarmente da persone che ho avuto la fortuna di conoscere, come la curiosità di sapere che non viene mai meno; l’arte della critica dura che onora il criticato; la capacità di coinvolgere gli altri; la modestia personale. Potrei viceversa elencare una serie di anti-modelli purtroppo altrettanto riscontrabili, di cui il primo è l’arroganza, una forma crassa di stupidità. Si può studiare per affinare le capacità logiche e retoriche diventando grandi accademici, ma non è lo studio che ti fa diventare intelligente.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Ho sempre desiderato far ricerca e discuterne insegnando, ma mentre mi impegnavo per poter percorrere questa strada non ho dato per scontato che vi riuscissi. La carriera accademica è un percorso irto di prove e ostacoli con molte possibilità di deragliare anche senza demerito e dopo essere già andati piuttosto lontani. Il merito è una condizione necessaria, non sufficiente; ci vuole anche una combinazione fortuita di opportunità che non dipende solo da noi. Questa variabile incognita l’ho potuta togliere dalla formula solo nel giorno della chiamata.

Qual è l'aspetto che più l’appassiona del suo ambito di ricerca?
Mi appassionano la contemporaneità della storia e la storicità del presente. Benedetto Croce ha affermato che tutta la storia è contemporanea. Gli eventi passati e le loro infinite concatenazioni formano il nostro presente, quindi vi è una possibilità infinita di tornare sulla sua genesi. Ma gli eventi passati sono passati irreversibilmente. Incontriamo solo delle loro immagini trasmesse da documenti creati da attori altrettanto passati. Ogni successivo presente non può che decodificare quelle immagini a modo suo. E così ogni presente, sotto l’orizzonte delle proprie attese, finisce per costruirsi un altro passato. Non ci sono motivi più validi per rivangare il passato che la critica del presente e l’interesse per il futuro. Mi appassiona l’ineliminabile attualità della ricerca storica.

Le soddisfazioni professionali più grandi?
Licenziare per le stampe uno studio su cui si sono spesi anni, a volte decenni, è sicuramente una delle soddisfazioni professionali più grandi. Poi una discussione appassionata con altri su temi di approfondimento in un seminario o convegno, quando l’accumulo di nozioni nascoste tra scritti e note, e sinapsi di cervello, esce nell'arena del dibattito scientifico misurandosi, scontrandosi o alleandosi con altri, arricchendosi e ricomponendosi. Infine, ma non per ultimo, quando trovi in quell'arena qualche persona giovane ma matura che ha mosso i suoi primi passi, anni addietro, con te in un’aula universitaria.

Last update: 27/02/2024