Primi piani

Maria Lusiani
Economia aziendale

Ci parli di lei: de dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono Maria Lusiani, Professoressa Associata di Economia Aziendale a Ca’ Foscari, Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, dove coordino il corso di laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali (Egart), e dove sono membro del collegio didattico del Dottorato in Management e del Collegio Internazionale. La mia didattica insiste su insegnamenti di analisi dei costi, controllo di gestione, management delle arti e delle organizzazioni non profit. I miei interessi di ricerca si incentrano sulle pratiche contabili e di gestione in organizzazioni complesse, pubbliche e non profit, dal campo delle arti a quello del sociale e della sanità, con un forte approccio di ricerca qualitativa, che include casi di studio, etnografia, analisi storica d’archivio e analisi del testo, anche semi-automatica.

Qual è stato il suo percorso accademico?
Il mio percorso accademico è un po’ circolare. Ho mosso i miei primi passi all’università proprio a Ca’ Foscari, più di vent’anni fa, nell’allora neonato corso di laurea triennale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali (Egart), grazie al quale ho appreso le prime nozioni di ambito economico, aziendale e storico-artistico assieme, e che mi ha aperto la porta a prime collaborazioni nella didattica museale e ad uno stage all’estero, in Francia. Ho poi concluso gli studi con una laurea magistrale a Bologna in Gestione delle Organizzazioni Culturali, durante la quale ho partecipato ad alcuni progetti di ricerca sul campo nella gestione museale, che hanno poi incanalato la mia strada verso la ricerca accademica, con un dottorato in Business Administration a Bologna (2011), un post-dottorato in Management ad HEC Montréal (2012) e, infine, il ritorno a Ca’ Foscari (2013) come ricercatrice a tempo determinato e a seguire.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Al momento della scelta del percorso universitario, dopo la maturità, ricordo di aver escluso tutti i percorsi puramente umanistici e puramente scientifici, benché mi attraessero, perché, dicevo, “non voglio diventare un topo di biblioteca, né un topo di laboratorio”. No, non avrei mai pensato che la ricerca accademica potesse essere la mia strada! Dai tempi dei miei primi studi veneziani ad Egart, avevo cominciato a coltivare l’interesse per il settore museale e della didattica museale, in particolare, e avevo cominciato a coltivare prime esperienze lavorative e formative in questo senso. L’incontro con la ricerca è stato fortuito, legato ad un docente di Bologna e ad alcune prime opportunità finanziate di ricerca sul campo e d’archivio, sia prima, che dopo la laurea magistrale. Anziché lavorare nelle organizzazioni culturali, come credevo, ho finito per studiare le organizzazioni culturali, come funzionano e come si sostengono, nella loro complessità.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Per quanto non l’avessi immaginato per me, anzi, l’avessi proprio escluso a priori, originariamente, il mondo della ricerca mi si è rivelato congeniale. Mi sono accorta che fare ricerca è rendere lavoro il fatto di essere curiosi rispetto al funzionamento delle cose (delle organizzazioni, nel mio caso) e il fatto di leggere e scrivere. Leggere e scrivere e guardarmi intorno sono sempre state delle mie passioni. Eppure questo, dopo qualche anno tra dottorato e post-doc, ha cominciato a non bastare, per la sensazione che stesse cominciando a diventare un lavoro di speculazione bellissimo, ma auto-referenziale, in quanto finalizzato solo alla crescita della (mia) conoscenza. Da quando ho iniziato l’esperienza dell’insegnamento, come docente a contratto prima e poi con gli incarichi didattici da ricercatrice e successivi, ho trovato la funzione sociale del lavoro accademico, in termini di rapporto umano con gli studenti e di servizio pubblico, anima, per me, essenziale e complementare del lavoro di ricerca: mettere a servizio della didattica la conoscenza costruita con la ricerca e arricchire la stessa ricerca con la conoscenza co-ostruita in aula con gli studenti.

Perché scegliere Ca' Foscari?
A Ca’ Foscari ho avuto l’opportunità di conoscere a fondo in questi anni il Dipartimento di Management e, più recentemente, di collaborare in maniera stretta con colleghi di altri Dipartimenti, sedendo insieme nel collegio didattico di un corso di laurea magistrale inter-dipartimentale e partecipando alle attività interdisciplinari del Collegio Internazionale di Ca’ Foscari. Questo mi sta dando una crescente visione della ricchezza di questa università: l’offerta didattica è in continua crescita e ripensamento, la professionalità e la dedizione del personale accademico e amministrativo è elevata e caratterizzata da un forte approccio di servizio agli studenti, con una sincera adesione al progetto di internazionalizzazione. Anche sul fronte della ricerca i risultati sono crescenti, così come la visibilità di Ca’ Foscari anche nel mondo accademico internazionale. Trovo che, nel meraviglioso campus universitario naturale cittadino dato da Venezia, Ca’ Foscari sia un’università che offre un livello di servizio molto elevato, con le risorse e lavocazione di un’università pubblica. 

Last update: 27/02/2024