Primi piani

Giacomo Pasini
Econometria

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Mi chiamo Giacomo Pasini, sono nato e cresciuto a Padova ed ora vivo a Venezia (in terraferma, ma considero Venezia e Mestre una realtà unica e inscindibile). Insegno Econometria alla magistrale e al dottorato in economia e microeconomia al primo anno della triennale, ma nel corso degli anni ho insegnato molti altri corsi.
Nella mia ricerca di occupo di Economia Sanitaria, con particolare riferimento ai problemi legati alle politiche per la non autosufficienza degli anziani (Long Term Care) e alla salute mentale dei lavoratori. In passato ho lavorato molto sulle scelte di risparmio ed investimento delle famiglie, di nuovo con particolare riferimento a ciò che succede in tarda età, prima e dopo il pensionamento.

Qual è stato il suo percorso accademico?
Mi sono laureato in Statisca Economica (vecchio ordinamento) a Padova, poi ho fatto il dottorato in Economia a Venezia. Nel corso del dottorato sono stato a Stanford (USA) per un anno, e appena terminato sono stato a Utrecht (NL) come post-doc. Al rientro in Italia ho lavorato come assegnista su progetti legati all’Indagine sulla Salute, l’Invecchiamento ed il Pensionamento in Europa (SHARE). Nel 2011 sono diventato ricercatore a Ca’ Foscari, professore associato nel 2014 ed ordinario nel 2019. Negli ultimi 5 anni ho diretto il dottorato in Economia del mio ateneo.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
In realtà no, dopo la laurea ho lavorato come Risk Manager sul mercato commodity per Eni per due anni, prima di rientrare in accademia ed iniziare il dottorato. Credo sia stata un’esperienza importante nel mio percorso personale, sia da un punto di vista delle competenze acquisite, sia come esperienza di vita.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Credo molto nel ruolo sociale di chi fa il mio lavoro. Garantire una formazione di alto livello ai giovani vuol dire contribuire fattivamente al benessere del mio paese, così come fare ricerca che abbia un diretto impatto sulla vita delle persone. Nel mio ambito è relativamente “facile”: mi occupo di valutazione di politiche pubbliche, oggi più che mai fondamentale vista la necessità di ripensare il Welfare dopo la pandemia

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
Dico che fare ricerca è per certi versi il lavoro più bello del mondo: solo in questo ambito sei pagato per pensare a quello che più ti piace. A fronte di questo, bisogna essere pronti a lavorare duramente e con costanza, non bisogna aver paura di girare il mondo né di affrontare un ambiente molto competitivo perché purtroppo ci sono più bravi giovani ricercatori che posti di lavoro. Con la giusta determinazione, curiosità e spirito di adattamento è una prospettiva di vita meravigliosa.

Last update: 17/04/2024