In primo piano: le nostre storie

Qui le nostre storie, raccontate attraverso gli occhi di Anna Toscano, CEL presso la SIE e giornalista.

15/12/2017 - Coltiviamo talenti

A cura di Paolo Pellizzari, Direttore della SIE

Il 19 novembre è una domenica d'inverno e cerco di ricaricare le pile leggendo i supplementi culturali del Sole 24 ore e del Corriere della Sera. Leggo sul Domenicale e su "La Lettura" recensioni, commenti o articoli di fondo e mi lascio portare via da interventi e argomenti diversi da quelli che bazzico di solito. Eppure, via via che sfoglio le pagine ritrovo serendipitosamente sempre più School for International Education. Stephen Greenblatt, Enrico Palandri e Lorenzo Tomasin fanno capolino fra le righe, sono recensiti o hanno scritto degli articoli. Consentitemi d'ora in poi di chiamarli confidenzialmente per nome.

Di Stephen, professore ad Harvard, saggista enciclopedico e famoso studioso di Shakespeare, è appena uscito in Italia "Ascesa e caduta di Adamo ed Eva", una riflessione sulle origini della cultura occidentale. Da molti anni insegna alla SIE durante la Ca' Foscari - Harvard Summer School.

Enrico lavora a cavallo fra Ca' Foscari e UCL a Londra, è romanziere e cantore entusiasta della cultura e letteratura italiane. Ha pubblicato di recente "L'inventore di se stesso", una storia che si dipana fra Venezia e la Russia. Enrico da anni insegna agli studenti internazionali della SIE il corso "History of Italian culture and literature".

Lorenzo, tanto mite nei modi quanto penetrante negli scritti, professore di filologia romanza a Losanna, scrive quasi settimanalmente con grande verve sulle pagine culturali del Sole. Di recente ha pubblicato il vivace e non scontato "L'impronta digitale. Cultura umanistica e tecnologia". Anche Lorenzo insegna, nel programma estivo SeiXSIE, un apprezzato corso intensivo di scrittura giornalistica.

Ritrovare tre collaboratori della School for International Education sulle pagine culturali dei maggiori giornali italiani mi scalda il cuore durante questo gelido inverno. Ma ancora di più sono contento perché, grazie a loro, stimoliamo i nostri studenti e lo facciamo portando a Venezia talenti che lavorano in prestigiose istituzioni di Londra, Losanna e del Massachussets. I talenti di ora al servizio dei talenti del futuro. (E)state con noi!

14/12/2017 - "Bridge Term": le testimonianze

A cura di Lorena Canaku, School for International Education

Ponte” la parola chiave di fine estate per la SIE: dal 21 agosto al 15 settembre la Scuola ha realizzato la  prima edizione del programma Bridge Term, che permette il recupero di requisiti curricolari per specifici corsi di laurea magistrale a Ca’ Foscari.

Tredici gli studenti, che hanno colmato i rispettivi requisiti di accesso partecipando al Bridge Term e si sono immatricolati nell’a.a. 2017/2018 al corso di laurea magistrale Relazioni Internazionali Comparate (RIC), corso che curiosamente è stato il comune denominatore tra loro.

Ana raccontache la sua “Ca’ Foscari Story” è iniziata quando è partita dal Montenegro, “piccolo e incantevole paese dei Balcani”, alla scoperta dell’Università e di Venezia, grazie ad una borsa Erasmus+. Afferma che il Bridge Term è stata per lei un’ottima opportunità, fornendo una buona preparazione per un“grande passo”. Ana è ha le idee chiare per il futuro: “intraprendere una carriera in Africa, Giappone o Italia per aiutare ed interagire continuamente con le persone”.

A Cristiano, studente laureato a Ca’ Foscari, il Bridge Term ha dato la possibilità di approfondire ambiti accademici, rimasti pressoché “inesplorati” nel percorso di studi precedente. Dopo la laurea magistrale sostiene: “le mie aspettative sono quelle di molti miei coetanei: avere la possibilità di mettere in pratica le mie capacità, poter viaggiare e applicare ciò che apprendo all’estero”.

Come Cristiano, anche Michele una volta conseguita la laurea triennale a Ca’ Foscari, ha scelto le relazioni internazionali per completare gli studi. Il Bridge Term, sostiene, è stato per lui “una buona base di partenza” e gli ha permesso di non sentirsi “spaesato” nelle lezioni dei corsi attualmente frequentati. Dopo la laurea magistrale vuole “girare un po’ il mondo”, lavorando per un’organizzazione o azienda operante in ambito internazionale.

Diverso il cammino di Eduard, iniziato in Ucraina, quando, ottenuto il titolo accademico di primo livello, ha deciso di proseguire gli studi all’estero. Grazie al Bridge Term, nel giro di poco tempo ha ottenuto una preparazione adeguata per iscriversi al programma di laurea magistrale nel campo che più lo appassiona: le relazioni internazionali. Terminati gli studi, vorrebbe ritornare a Odessa, per lavorare in un’organizzazione attiva nel territorio nazionale.

Il sogno di Laura, invece, è quello di lavorare in un’organizzazione internazionale, dopo la laurea magistrale. Del Bridge Term evidenzia un elemento molto specifico e positivo per lei: la lingua inglese. “Non sono ancora riuscita a praticare la lingua all’estero. Quindi, stare in contatto con professori che svolgono le loro lezioni in lingua inglese è stato un grande e utile allenamento e mi ha aiutata ad imparare a mettermi in gioco”.

Dalle testimonianze dei partecipanti, si evince che l’aspetto maggiormente apprezzato del programma è stata la preparazione didattica offerta, rivelatasi adeguata al percorso di studi intrapreso, dagli studenti. Gli studenti del Bridge Term hanno, perciò, attraversato tutti con successo il primo “ponte”, tra i tanti che una città come Venezia potrà offrire loro.

Archivio storie

A cura di Paolo Pellizzari, Direttore della SIE.

Chi sa qualcosa di rugby considera la sola possibilità di giocare con gli All Blacks come un privilegio. Loro sono i maestri del rugby, fine della discussione.

Possono vincere o perdere le partite, ma restano fonte d'ispirazione per tutti gli sportivi. Sono dei giganti e solo provare a mettersi al loro livello richiede coraggio, impegno e grande forza mentale.

Che cosa c'entrano i mitici All Blacks con la SIE? I motivi sono vari ma i fenomenali neozelandesi mi sono venuti subito in mente quando ho pensato di descrivere l'esperienza di Math1B e di 4 cafoscarini al cospetto dei maestri di Harvard. Annalia, Manuel, Jacopo e Alessandro si sono messi alla prova partecipando a un corso estivo di matematica avanzata (integrali, serie, equazioni differenziali), insegnato alla Ca' Foscari Harvard Summer School. Le loro parole alla fine di questa esperienza meritano di essere ricordate perché si sono messi in gioco e hanno dato il massimo provando a superare i loro limiti.

"Ho atteso con ansia l'inizio delle lezioni... ma non vedevo l'ora di assistere alle lezioni di professori che insegnano in una delle più prestigiose università al mondo", dice Manuel. "Sono state sei settimane durissime", ammette Annalia, ma nonostante la fatica c'è la constatazione che "il nostro insegnante, Brendan Kelly, è riuscito a coinvolgere tutti noi, lezione dopo lezione, anche nei momenti in cui le energie mancavano e il morale sembrava a terra".

Anche Jacopo e Alessandro raccontano "le innumerevoli ore passate insieme a fare integrali e serie" e uno confessa che "Ragazzi, passo talmente tanto tempo con voi che siete diventati i miei migliori amici".

Guardo questi 4 cafoscarini e sono fiero di loro: hanno lavorato duro in un corso di 50 ore, homework e decine di ore di incontri aggiuntivi con la tutor Molly e ricevimenti col docente. Sono arrivati in fondo, hanno imparato tante cose e adesso padroneggiano argomenti ostici come serie e equazioni differenziali. Ma forse di cose veramente importanti ne restano due: hanno vinto la sfida e capito che ce la possono fare; e, in secondo luogo, si sono resi conto che anche i maestri faticano come noi comuni mortali, impegnandosi in cose apparentemente semplici come ore e ore di lezione, di esercizio e di studio.

Anche i più grandi, gli All Blacks, si allenano per ore, anche nella pioggia e nel fango, provando e riprovando gesti semplici fino alla perfezione: rispettare allenatore e avversari, correre, passare e placcare, placcare, placcare... Per questo restano un esempio dentro e fuori dal campo.

Potenziare e rendere più efficace la politica di internazionalizzazione dell’Ateneo è il principale obiettivo di “Academic Lecturing”.

Uno degli aspetti più rilevanti del processo di internazionalizzazione nel sistema universitario è legato alla diffusione di English-taught programmes (ETPs), sia nell’ambito delle lauree di primo livello sia, soprattutto, nell’ambito delle lauree di secondo livello. E’ un fenomeno globale e la crescita di tali programmi in Italia è stata esponenziale nell’ultimo decennio.

Ca’ Foscari eroga diversi corsi di laurea - nonché singoli corsi - interamente in lingua inglese e il numero è destinato a crescere. Con gli ETPs sono sorte nuove esigenze e problematiche e il corso “Academic Lecturing” nasce come risposta alle richieste di supporto dei Dipartimenti coinvolti in prima linea nel fenomeno. Il progetto in sé non è chiuso e definito, bensì in itinere e dunque pronto a cogliere esigenze, bisogni, da negoziare e rivedere in base alle necessità che di volta in volta emergono.

“Saper farsi comprendere durante la lecture in lingua inglese”,racconta Carmel Coonan, “saper gestire la lingua come strumento metodologico durante la lezione, saper introdurre e gestire materiali in, e attraverso, la lingua inglese, o utilizzare le TIC, sono solo alcuni dei diversi aspetti che il corso affronta”.

La fase embrionale nasce nel 2013-14, con il Dipartimento di Management, quando la professoressa Carmel Coonan,nell’ambito del progetto Koiné del Dipartimento,organizza su richiesta un percorso per i docenti interessati alla questione degli ETPs. Il percorso consisteva in una serie di lunchtime lectures e uno sportello di supporto per i docenti e il personale amministrativo. Il progetto ha suscitato molto interesse. Così, nel 2015, la SIE crea per il Dipartimento di Economia un vero e proprio corso “Academic Lecturing” rispondente a specifiche richieste emerse tramite un questionario. Si è trattato di 20 ore in aula suddivise in 8 incontri, più uno sportello individuale della durata di 4 mesi. Il progetto si è ulteriormente sviluppato rivolgendosi, nel 2016, al Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali con modalità simili ma sempre con adattamenti specifici.

I corsi sono condotti interamente in lingua inglesee l’aspetto teorico, pur presente, occupa uno spazio minore rispetto alla dimensione applicativo-operativa.Il momento di scambio-discussione è una parte importante, racconta Carmel Coonan: “attraverso la discussione, l’analisi delle problematiche, la creazione di mini lezioni, i Ppt, si cerca di raggiungere maggiore consapevolezza e di affinare degli skill nuovi.”

Diversi docenti hanno finora frequentato le edizioni del corso manifestando apprezzamento, fornendo anche consigli - nel questionario di gradimento e feedback finale – per ulteriori sviluppi. “Team di elevata professionalità e disponibilità, programma stimolante ed estremamente formativo, esperienza sicuramente da ripetere”, commenta Vania Brino. Francesca Campomori ne parla così: “Academic Lecturing” è stata per me una importante fonte di ispirazione nel ripensare e rinnovare le modalità didattiche dei miei insegnamenti. Allo stesso tempo ho potuto rafforzare le mie competenze nell'insegnamento in lingua inglese. Molto utile anche la dimensione del gruppo di docenti di uno stesso dipartimento, che ci ha dato la possibilità di interagire tra noi e confrontarci sulla didattica. Un peccato tuttavia che solo pochi di noi docenti abbiano aderito all'iniziativa".

Cosa si aspetta Carmel Coonan da questo progetto per il futuro?  “Mi auguro che diventi un’offerta stabile, non rivolta solo ai Dipartimenti più coinvolti nell’internazionalizzazione, ma una possibilità aperta a tutti i docenti. Sarebbe anche molto utile puntare ai nuovi arrivi, come dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato, e a tutti quei giovani insomma che iniziano la loro attività accademica”.

Il design italiano è uno dei protagonisti dei corsi della CFSIE in questo secondo semestre e lo è grazie al professor Martino Pietropoli.

Un corso che non tratta solo di design italiano ma, anche, di design italiano legato alla città di Venezia perché, come ci racconta Pietropoli, “Venezia ha dato i natali a importantissimi artisti, designer e architetti, fra cui i maestri della pittura, Palladio, Mariano Fortuny e Carlo Scarpa. Ha una lunga tradizione di commerci e di manifattura di oggetti di alto artigianato (i vetri, i cantieri navali). Ospita eventi culturali di importanza mondiale come le Biennali di Arte e Architettura, il Festival del Cinema, le decine di mostre dei suoi musei. Ospita anche importanti architetture contemporanee - Ignazio Gardella alle Zattere, Tadao Ando a Punta della Dogana, Rem Koolhaas al Fondaco dei Tedeschi, i padiglioni dei Giardini della Biennale - fatto singolare in una città così compatta storicamente”.

Un argomento che unisce l’arte e il quotidiano con la storia dell’Italia e di Venezia e che, durante il corso, viene inquadrato “nel contesto storico e sociale, concentrandosi anche sul design più in generale e riflettendo sul rapporto fra l’uomo e gli oggetti che usa quotidianamente”.

Pietropoli è architetto di formazione e ha progettato interior design, edilizia residenziale, turistica, restauri e interventi a scala urbana, appassionato di fotografia la usa come forma di conoscenza della realtà. Disegna e scrive, non solo di architettura ma anche di cinema, fotografia e arte. La sua passione nasce sia per la sua formazione professionale sia “perché sono cresciuto in un ambiente in cui l’attenzione per gli oggetti e la loro estetica è sempre stata centrale. A livello più personale penso che gli oggetti abbiano un’anima e mi interessa capire quale e come interagisce con chi li possiede e li usa”.

Questo corso, in lingua inglese, fornisce agli studenti internazionali importanti conoscenze e strumenti per interagire con la complessità di una disciplina che apparentemente parla di oggetti, ma nella realtà si snoda nella società quotidiana da decenni. Il messaggio che Pietropoli vorrebbe passasse ai suoi studenti è proprio rivolto alla vita, una vera e propria filosofia: “vorrei cogliessero il messaggio che il design è molto più pervasivo - in senso buono - di quanto si possa pensare e che lo scopoultimo del design non è solo quello di produrre cose belle ma soprattutto cose che rendono la vitapiù semplice, più piacevole e più profonda”.

Chi sono, e quanti sono, gli studenti di lingua italiana alla CFSIE e cosa fanno mentre frequentano il corso? Frequentano altri corsi, altre facoltà? Visitano la città, i musei? Altre città? La lingua che stanno apprendendo a lezione apre loro possibilità di conoscenza in più nella città lagunare? Lo studio dei numeri, delle iscrizioni e l’analisi delle attività che fanno al di fuori dei corsi di lingua italiana evidenzia che la CFSIE raggiunge l’obbiettivo di fare da ponte tra lo studente e la città lagunare, affinché questo acquisisca, insieme alla lingua, gli strumenti e gli stimoli per relazionarsi alla realtà in cui studia.

I corsi di lingua italiana per studenti internazionali nell’Anno Accademico 2015/2016 hanno registrato 161 iscrizioni nel primo semestre e 195 nel secondo, con un totale di 356 iscrizioni a corsi che vanno dal livello elementare, A1, fino all’avanzato, C1. Dei 161 del primo semestre, 92 sono di provenienza europea e 69 extraeuropea; dei 195 iscritti al secondo semestre, 94 provengono da paesi europei e 101 da paesi non appartenenti alla Comunità Europea.

Per l’Anno Accademico 2015/2016 è interessante dare uno sguardo anche agli studenti internazionali che hanno frequentato i corsi storico artistici, History of Venice and the Veneto, History of Italian Culture and Literature, History of the Arts of Venice and the Veneto: nel primo semestre è stata di 40 la media di iscrizione per ognuno dei tre corsi, con un totale di 120, e nel secondo semestre una media di 65 iscrizioni sui tre corsi offerti, per un totale di 194.

I dati che riguardano esclusivamente il primo semestre dell’Anno Accademico 2016/2017 raccontano numeri importanti e in costante aumento. Per i corsi di lingua italiana si contano 222 iscritti, dei quali 109 provenienti da paesi europei e 126 non europei. Mentre per i tre corsi storico artistici gli iscritti sono stati 218, con una media di 72 studenti per corso.

Dati degni di nota provengono anche dai corsi di lingua italiana che non rientrano nei progetti di scambio e che sono seguiti da persone che frequentano altre lezioni, altre università, con altri percorsi di vita. L’Anno Accademico 2015/2016 ha visto 193 iscrizioni e il primo semestre dell’Anno Accademico in corso 100.
I numeri ci parlano di una crescita costante delle iscrizioni e di un sorpasso da parte dei corsisti provenienti da paesi non facenti parte della comunità europea. La domanda che ci siamo fatti è che cosa questi studenti facciano al di fuori dei loro corsi, una domanda che abbiamo posto loro tramite un questionario alla fine del primo semestre dell’Anno Accademico 2016/2017.

Su una ottantina di risposte spicca che il 92,5% frequentava altri corsi, la cui parte del leone è rappresentata da Ca’ Foscari, 78,5%, seguita da IUAV e altre scuole o enti; il 98,7% dichiara di aver visitato Venezia durante il periodo del corso di lingua, e le percentuali di cosa abbiano visitato sono significative: musei, 82%, chiese, 86,1%, monumenti, 73,4%, luoghi all’aperto, 73,4%, le isole, 83.5%, altro, 8%.  Emerge che l’84% ha frequentato biblioteche, l’86,1% bar o luoghi di ritrovo e il 45% per cento ha frequentato appartamenti di amici. Ben il 49,3% è stato in discoteca, il 47,9% al cinema, il 45,2% a un concerto, il 34,2% a teatro e il 17,8 allo stadio. L’87.2% ha visitato altre città italiane, l’83,3% Mestre e il 60,3% Marghera.

Tale mappatura delle attività che svolgono gli iscritti ai corsi di italiano della CFSIE racconta come il corso di italiano sia un’occasione di costruzione di rapporti relazioni e crescita tra lo studente, la CFSIE, l'Ateneo e la città, l'Italia.

E se i numeri non riportano l’entusiasmo e la passione degli studenti, il video allegato lo narra.

12 allievi cinesi provenienti da varie province della Cina per 8 mesi hanno frequentato la SIE nell’Anno Accademico 2015-2016. Oltre alle classiche lezioni di italiano hanno seguito incontri con tutor che parlavano cinese ed erano in grado di supportarli nello svolgimento dei compiti, lezioni di strategie dell’apprendimento, corsi di linguaggio specialistico, hanno aderito al Progetto Tandem nel quale avevano la possibilità di conoscere un “Buddy” - uno studente italiano che studia cinese - e insieme partecipare a varie attività. Il principale obiettivo è quello di dare a questi studenti, che partecipano ai progetti Marco Polo e Turandot, le competenze linguistiche e culturali adeguate al loro inserimento nel sistema universitario italiano. Alla SIE entrano anche in contatto con classi internazionali confrontandosi e interagendo con loro in lingua italiana.

I corsi sono stati organizzati dalla SIE, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio di Musica e lo IUAV, e prevedono ben 800 ore di lingua italiana, 100 ore di introduzione ai corsi di laurea, e attività esterne per conoscere Venezia e la sua realtà circostante.

Edoardo Salamini, che ha seguito questi studenti specificatamente per la lingua e la cultura italiana, ci racconta chi siano quelli che decidono di avventurarsi in Italia: “I cinesi che scelgono di studiare in Italia, di solito, sono studenti che hanno una passione per determinate materie per la quale il nostro paese gode di grande fama. La maggior parte viene in Italia per specializzarsi nel campo dell’arte, della musica e del design ma per fare ciò devono superare l’ostacolo della lingua”.  Se la lingua è lo scoglio più difficile come se la sono cavata? Edoardo ammette con orgoglio che “dopo 8 mesi di corso, hanno raggiunto un livello B1 nella lingua italiana, in 4 hanno persino superato l’esame finale di livello B2. Questo a testimonianza che erano tutti motivati, contenti di aver intrapreso questa esperienza e nonostante i problemi iniziali di adattamento hanno seguito regolarmente le lezioni e partecipato attivamente a tutte le attività extrascolastiche. Tutti hanno apprezzato anche i corsi settoriali che la SIE gli ha offerto e il riscontro dei professori universitari è stato molto positivo”.

Tutto il programma organizzato dalla SIE per questi due progetti è propedeutico all’iscrizione universitaria. Come hanno proseguito la loro carriera universitaria ce lo rivela Edoardo: “dopo l’esame finale, tutti gli studenti hanno partecipato all’esame di ammissione per l’università, l’accademia o il conservatorio che avevano scelto in precedenza. Soltanto uno non l’ha passato e quest’anno ha fatto richiesta per partecipare nuovamente al progetto Marco Polo – Turandot e tentare di entrare in un ateneo italiano il prossimo anno. Degli 11 studenti ammessi, 3 rimangono a Venezia (Accademia, IUAV, Ca’ Foscari) mentre tutti gli altri sono andati a studiare in altre sedi universitarie come Politecnico Torino e Milano, Accademia Bologna, Conservatorio di Vicenza eccetera”.

Un progetto andato in porto grazie anche alla passionedi Edoardo per l’Oriente. Sorge naturale la curiosità sull’origine della sua passione: “Nasce principalmente con lo studio della lingua cinese. Mi sono laureato in Traduzione e Interpretariato presso l’Università degli Studi di Lecce specializzandomi nella lingua inglese come prima scelta e lingua cinese come seconda scelta. Il corso di laurea prevedeva solo lo studio della lingua e non di storia e letteratura cinese. Col passare degli anni attraverso lo studio della lingua e dei caratteri, la mia curiosità verso questo Paese mi ha portato a trasferirmi a Pechino dove ho vissuto per quasi nove anni. In tutto questo periodo, oltre a specializzarmi frequentando corsi universitari di lingua e cultura cinese, ho svolto vari viaggi per le principali città e attrazioni di questo Paese, cercando di vivere e conoscere in prima persona i cinesi ed immergendomi nelle loro realtà e nella loro vita quotidiana”.

E non si può che sentire l’opinione di Ezio, studente cinese che ha attraversato brillantemente questo percorso: Ezio esprime il suo entusiasmo per come ha studiato la lingua italiana, insieme alla cultura italiana e ad altri corsi. Ci racconta: “Adesso io studio Informatica a Ca’ Foscari, ancora non capisco bene tutto quando parla il professore, ma un poco alla volta capisco sempre meglio”. E Venezia Ezio, cosa pensi di Venezia? “Venezia è molto bella. Mi piace molto. E’ una bella città. Qui sto bene”.

Si parla di Venezia alla SIE in un corso che tratta la storia contemporanea della città lagunare inserita nella vicenda dello sviluppo economico e sociale del Veneto nel secondo Dopoguerra, con una specifica digressione su Porto Marghera di cui il prossimo anno ricorre il centenario. Il corso “Storia Contemporanea di Venezia”, in lingua inglese, sarà tenuto da Gilda Zazzara, studiosa di storia italiana del dopoguerra e di storia del lavoro.

Abbiamo chiesto a Gilda quali saranno gli argomenti che tratterà in questo corso tutto dedicato a Venezia e terraferma e lei ce li ha raccontati anticipando alcuni aspetti senza rovinare la sorpresa: “Ci concentreremo soprattutto sul Novecento e sulla nascita della “grande Venezia” insulare e di terraferma. Al centro di questa radicale trasformazione c’è la creazione del polo industriale di Porto Marghera, di cui affronteremo le origini, gli anni del fascismo, le guerre mondiali, il boom economico del dopoguerra, fino agli anni più recenti”.

Abbiamo chiesto cosa sia oggi Marghera: “Porto Marghera è tutt’ora un’area viva e in cambiamento, ma la parabola dell’industria si è ormai conclusa. Già negli anni ’70 è esplosa la questione ambientale: Venezia è stata un laboratorio di esperienze drammatiche, ma anche di elaborazione di nuovi valori e consapevolezze. E la contraddizione tra lavoro e industria, tra uomo e natura, è più attuale che mai”.Il corso prevede anche il tentativo di calarsi nel quotidiano dei luoghi e dell’ambiente con una visita nelle aree dismesse della prima zona industriale, “perché”, ci dice, “credo sia importante si capisca che anche quel paesaggio – che per me è molto affascinante – è Venezia, fa parte della sua storia”.

Argomenti rilevanti e spesso inusuali nel dibattito quotidiano così invaso da questioni come il patrimonio artistico della città lagunare o il suo glorioso passato.

Un percorso, quello che Gilda propone, che fa riflettere sui molteplici aspetti della modernità e della contemporaneità. Abbiamo domandato a Gilda cosa vorrebbe che gli studenti cogliessero: “Per dirla con una battuta, vorrei che alla fine di questo corso gli studenti internazionali, quando il treno ferma a Venezia-Mestre o quando, passeggiando per le Zattere, scorgono il profilo del Petrolchimico,sapessero dove si trovano”.

La passione di Gilda Zazzara per la Venezia contemporanea nasce dai suoi interessi per la storia del lavoro, in particolare il lavoro di fabbrica, come storia sociale, di comunità, di territori, di famiglie. Ci dice “Credo che il Veneto in generale sia un osservatorio straordinario per capire cosa abbia significato il lavoro per il cambiamento della società. In questa regione la trasformazione è stata rapidissima e tutto sommato recente: il passaggio dalla società contadina a quella post-industriale si è consumato in meno di cento anni, lasciando tracce e memorie fumanti”.

Il corso “Storia Contemporanea di Venezia” di Gilda Zazzara si trasforma con queste notizie in un evento, l’occasione per studenti anche internazionali di approfondire la “questione Venezia”, al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni, cercando di capire la contemporaneità della città, un luogo unico, attraverso una molteplicità di tasselli che spesso vengono trascurati. Un momento fondamentale di studio e di riflessione, affinché Venezia non rimanga cristallizzata nella sua unicità immobile ma venga vista dai giovani studenti come risultato di una storia complessa e dunque con una chiave di lettura per discuterne il futuro.  

L'autore

Anna Toscano vive a Venezia dove insegna Lingua Italiana e l'italiano per il web presso Ca' Foscari. È giornalista pubblicista e collabora con varie testate tra le quali Il Sole 24 Ore. Ha pubblicato varie raccolte poetiche, racconti e saggi, e ha lavorato come editor per case editrici e in ufficio stampa. Varie le esperienze con il teatro e la radio, e anche nell'ambito della fotografia.

Last update: 14/02/2024