Viaggi alla Fine del Mondo Antico

Abstract [IT]

Il mondo medievale appare straordinariamente dinamico sotto il profilo degli spostamenti, sia individuali e collettivi. Anche se l'idea di viaggio era probabilmente assai lontana da come la intendiamo oggi, ma non ci deve sorprendere che nell'“età oscura” - caratterizzata con pregiudizio da paure, guerre e instabilità - un larghissimo numero di persone si muova da una parte all’altra dell’Europa e del Mediterraneo, viaggiando per terra e per mare. 

Il mondo Romano antico appare come un universo connesso dalle strade: infrastrutture complesse, costose e fondamentali per il controllo politico, militare ed economico. Alla fine di quel mondo scorgiamo nell’Europa Mediterranea un paesaggio viario diverso, più frammentato, con lunghi percorsi fatti da brevi vie e piste: infrastrutture adatte al cammino e al trotto, spesso tracciate seguendo le forme naturali del paesaggio. Vie interrotte da guadi, punti di controllo, dazi, castelli e villaggi.

I lunghi viaggi di merci e persone, però, sono descritti da rotte fluviali e marine: connettono terre poco note e genti stravaganti, come leggiamo dalle cronache dei viaggi.

Mercanti, migranti, messaggeri, soldati, religiosi, pellegrini, nobili, ambasciatori, funzionari pubblici, artigiani, prostitute, scultori, mosaicisti, artisti, studenti, intellettuali: il viaggio nel medioevo non aveva solo motivazioni militari o religiose, ma descrive in maniera vivida la complessità delle relazioni di una società formata da una miriade di nuclei distinti che necessitano di incontrarsi e di spostarsi.

Tra i tanti “viaggiatori” altomedievali, vale la pena - proprio oggi - di fermarsi e ri-immaginare il viaggio dei migranti e gli esodi legati alle molte diaspore dell'Europa post-antica. Vale la pena di chiedersi come li definiamo - ieri e oggi – tali spostamenti: viaggi? migrazioni? invasioni?