Tecniche edilizie, materiali da costruzione e società in Laguna tra VI e XI secolo. Leggere gli spolia nel contesto archeologico

Author(s): Diego CALAON
Congress Name: Le pietre di venezia, spolia in sespolia in re, IUAV, ClassicA, Centro Studi Architettura, Civiltà, Tradizioni del Classico
Session name"spolia in se"
Date and Venue: Venezia, IT - 17 October 2013

Abstract [EN / IT]

Building techniques, construction materials and society in the Early Medieval Venetian Lagoon (6th – 11th cent.): Spolia and archaeological context.

Early medieval buildings in the coastal Veneto area  (Venetia) were constructed largely using wood (houses, warehouses, workshops and ports infrastructures). Only a few significant architectural features were constructed from stones and bricks, such as churches, bishops’ residences or public buildings. Without exception, these re-used antique stones and clay-bricks.

Studying spolia from an archaeological point of view allows us to contextualize medieval practice within a “global” recycling aptitude.  In the early middle age lagoon area, all the non-organic construction materials originated from reused roman sources: foundation stones, marbles, bricks, roof tiles and rubble.

The paper aims to discuss the social, economic and technologic characteristics of these re-uses. Examples from the recent Torcello excavation alongside other well known archaeological sites will be used to define the “materiality” of this particular phenomenon.  

How the old stone were selected to be reused in the 9th cent. buildings? Who presided over these processes? How did early medieval Venetians perceive of these ancient construction materials?

The building materials were not simply collected from ruined roman landscapes. Stones and brick were traded following specific market requirements. The areas were these former Roman sites were located were own by the military and religious elites. They were the principal actors in the spolia trade, regulating pricing and availability within the market system.

A philological approach to spolia has trained scholars to study in detail the decorated and inscribed stones, almost forgetting the archaeological context of their initial reuse. Archaeology shows how these recycled materials were used much more for local needs (lack of newly manufactured materials, environmental characteristics, type of buildings etc.) than for specific symbolic reasons.

A vast 19th and 20th cent. historiography, also, assigned explicit and emblematic values to some ancient stones in order to demonstrate a roman/byzantine origin of the city. On the other hand, the archaeological excavations illustrate the complexity of the entanglements between the ecological and social structures that implied a massive recourse to reuse practices.


Italiano

L’architettura della Venetia altomedievale, quando non ricorre al legno, è realizzata interamente con materiali edilizi di riuso. Un approccio archeologico al tema del reimpiego permette di descrivere l’impiego di spolia all’interno di un fenomeno sociale “globale” del riuso architettonico. In laguna, tra la fine del mondo antico e il pieno medioevo, tutte le tipologie di materiale edilizio cosiddetto “durevole” sono derivate da dal riuso: dalle pietre di fondazione, ai marmi decorati, alle lastre iscritte, ai laterizi, alle tegole e, perfino,  i calcinacci. 

Attraverso l’osservatorio privilegiato offerto dal recente scavo di Torcello del 2012-3, e rileggendo alcuni dati editi da importanti scavi veneziani, si intende riflettere su alcuni dei caratteri del contesto economico e tecnologico di tale riuso.  

Come i “materiali antichi” sono stati selezionati per diventare materiale da costruzione? Chi governa tali processi?  I veneziani delle oggi come percepivano i materiali che oggi, noi, definiamo spolia?

I materiali di spoglio, in antico, erano oggetto di mercato e i loro scambi erano regolati da chiare disposizioni. Le élite militari e religiose, proprietarie dei terreni lagunari, impegnate in nuove edificazioni, determinano i tempi e i modi del passaggio in laguna dei materiali usati in architettura: sia quelli “vecchi” di riuso, che quelli “nuovi”, ovvero i legni.  

Analisi storiche e storico/artistiche ci hanno abituato a selezionare tra i vari materiali edilizi antichi quegli oggetti con un valore simbolico/semantico specifico. Abbiamo allenato la nostra mente di ricercatori nel concentrate l’attenzione ai contesti di spolia “parlanti”, ovvero quelli che sono in grado di raccontarci frammenti del passato attraverso testi, decorazioni e immagini. Un approccio squisitamente archeologico, invece, sembra possa aiutare a comprendere come la selezione di tali “oggetti” possa essere dipesa, nel momento del loro re-impiego, da sistemi economici piuttosto definiti, da necessità tecnologiche specifiche e da condizionamenti geografici. 

Le “scelte” nel processo di riuso architettonico dei veneziani delle origini (I-II sec. D.C. – IX sec. D.C.), dunque, sembrano – in una prospettiva post-processuale - rivelare un sistema complesso di relazioni materiche, ecologiche ed economiche. Tale sistema di relazione a volte è di difficile comprensione per una incombente storiografia che ha voluto (più o meno consapevolmente) caricare alcuni oggetti antichi di numerosi significati celebrativi, che non sempre possono essere retrodatati al “primo” riuso dei materiali architettonici durante la tarda antichità e l’alto medioevo.