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Torcello e Venezia. Interpretare gli Spazi. Interpretare le Narrazioni

Author(s): Diego CALAON
Congress Name: Vuoto/Pieno. I caratteri della Venezia che cambia. Convegno, a cura di Monica Centanni, Laura Fregolent, Sara Marini
Session name: II sessione | Venezia prima di Venezia, Venezia dopo Venezia: il vuoto come cifra della polis
Date and Venue: IUAV, Venezia 17/18-01-2018

Leggiamo già in Erodoto che la polis, invenzione tutta greca, si definisce paradossalmente non già per la massa dei suoi edifici pubblici e privati, ma piuttosto per un vuoto – agorà, forum – che ne disegnail cuore e il profilo. È un’emergenza unica rispetto alla consistenza palaziale propria delle monarchie orientali (e poi della rarefatta urbanizzazione medievale). Ed è quel vuoto, in cui i cittadini sono chiamati “fuori” dalle loro case (Hannah Arendt) a partecipare attivamente alla vita pubblica, il primo spazio ad essere costruito, pavimentato, politicamente abitato.

Fin dalle sue – leggendarie – origini, la storia di Venezia è il racconto di un conflitto tra vuoti e pieni: strappare terra all’acqua, regolare il flusso delle stesse acque, fare arcipelago tra isole contigue con ponti e passaggi edificati. Un luogo, per tutti, il luogo da cui, secondo la leggenda, Venezia è nata: Torcello. Il pieno della Basilica, il vuoto del sagrato – spazio profano per eccellenza – lastricato per essere abitabile; e intorno le case di legno, fabbriche, botteghe, imprese. Torcello dà una immagine di Venezia prima di Venezia che rappresenta – in totipotente embrione – quel che sarà l’edificazione della città “singolarissima”. Ma anche quello che Venezia deve, continuamente, diventare reinventandosi di epoca in epoca. Venezia gioca con un ‘vuoto’ che non è mai perfettamente, assolutamente, vuoto: è un vuoto che, a partire dalla semplice, primaria pavimentazione, promette architettura. Il vuoto come cifra prima della città.