Incontro con Park Chan-wook - parte seconda

Continuiamo con il privato di Park Chan-wook.

INCONTRO CON PARK CHAN-WOOKparte seconda

 

 

Continuiamo con il privato di Park Chan-wook.

Chonsu: Forse per gli attori è diverso caso per caso, ma credo che i registi facciano parte di un'intellighenzia. Dove arrivano le responsabilità di questa intellighenzia da un punto di vista sociale?

[...]

Redattore: Nel caso di un regista come te, che ha anche pubblicato diversi saggi, il pubblico ti porrà diverse "pressioni"...
Park: Questo è un argomento difficile, che non posso sbrigare in due parole. Anche se ho le mie opinioni in fatto di politica, vorrei per quanto è possibile non espormi, e guadagnarmi da vivere solo realizzando film. Io sono uno che vuole fare tanti film, almeno uno all'anno, ogni anno un film senza mancare un colpo, perciò anche solo con questo lavoro sono impegnato tanto da non poter far nient'altro. Inoltre voglio anche aver tempo per stare con la mia famiglia, e parlando francamente non ho nessuna intenzione di espormi. Nel caso in cui qualcuno organizzi qualcosa in particolare e la ritengo un'attività giusta, partecipo solo a condizione che il mio lavoro non ne venga ostacolato. E quindi non posso prendermi grosse responsabilità.
Rispetto molto le persone che invece si prendono grosse responsabilità e partecipano a varie attività. Da quando ho filmato Il caso di Chandra [si riferisce alla protagonista di Neverending peace and love, episodio di If you were me, n.d.t] ho ricevuto diversi inviti a partecipare a tavole rotonde sul problema dei lavoratori stranieri. Mi piacerebbe andarci, anche se non posso: specialmente in questi giorni sono presissimo per via dell'uscita del film, devo fare tour di promozione, interviste e apparizioni insieme agli attori. Io dò la precedenza al mio lavoro. Tramite i miei film potrei anche lanciare messaggi, mi piacerebbe farlo nei limiti del possibile, ma non penso ciò si possa fare sempre ed incondizionatamente. Certo, tempo fa durante un'intervista ho detto di voler fare un film sul Partito Rivoluzionario [partito di orientamento socialista attivo fra gli anni '60-'70 che ha cercato di promuovere la democratizzazione della Corea e scambi con la Corea del Nord, anche tramite azioni di guerriglia, n.d.t.], ma oltre a film di questo genere voglio anche realizzare film come Old boy.

Chonsu: Sei contrario agli insegnamenti di partito?
Park: Sì.

Chonsu: C'è una cosa che io chiamo il principio dell'istinto primario, che non ha sempre incondizionatamente ragione, né dipende da uno schema preparato, ma nel momento in cui le decisioni prese dalle sovrastrutture che ci circondano si scontrano con il nostro istinto, questo porta a fare scelte impulsive, ovviamente entro i limiti del buon senso. Diciamo che in generale da un punto di vista sociale ci sono sempre delle aspettative precise, aspettative che aumentano nel caso in cui si ricopra una posizione pubblica, e che colpiscono a prescindere dalla propria volontà...
Park: Penso che nei mei confronti non ci siano aspettative del genere. E anche nel caso in cui mi si dicesse che invece ci sono preferirei non muovermi solo al fine di soddisfare queste aspettative.

Chonsu: Fra i personaggi famosi in parecchi finiscono per farsi trascinare dalle pressioni del pubblico, anche quando queste vanno contro la propria volontà.
Park: Non nel mio caso.

Chonsu: Ignorare le pressioni del pubblico e comportarsi come meglio si crede è ciò che io chiamo il principio dell'istinto primario.
Park: Sì, si può anche chiamarlo così.

[...]

Chonsu: Cosa ritieni importante quando scegli un'attrice per un tuo cast?
Park: Scegliere un'attrice è come scegliere un attore...

Chonsu: Ti chiedo espressamente delle attrici perché sei un uomo, e perché Ddanzi è un rotocalco scandalistico da due soldi. (ride)
Park: Non c'è niente di particolare per quanto riguarda la scelta delle attrici, per esempio non è che mi formalizzi davanti a un viso che ha subito chirurgia plastica [pratica piuttosto comune in Corea, specialmente nel mondo dello spettacolo, n.d.t], anche se un viso è rifatto non ha importanza. E in quanto all'essere sexy... dipende dal tipo di personaggio che cerco, se nel cast c'è un personaggio sexy cercherò un'attrice sexy per quel ruolo. Senonché nei film che ho realizzato finora non c'è nessun personaggio sexy, e quindi non ho ancora cercato un'attrice di questo tipo, comunque vale il discorso che facevo prima: posso solo parlare in generale, sia di uomini che di donne.

[...]

Alcuni punti del regista Park Chan-wook che mi incuriosiscono.

Chonsu: Choi Min-sik è un grande attore, e tu hai spesso tessuto le sue lodi. Ma non hai proprio nessuna lamentela su di lui?
Park: Qualcosa di lui di cui lamentarmi? Mhmm... (ci pensa su parecchio). Questo lo penso veramente: non tiene l'alcol.

Chonsu: Mi pare dica che beve volentieri.
Park: Anche uno che non tiene l'alcol, se beve lentamente riesce a tener botta a lungo. Ma lui beve troppo velocemente, si ubriaca e perde coscienza troppo in fretta, non so mai come fare quando si decide di andare a bere insieme. (ride)

Chonsu: Anche a me è capitato di perdere coscienza finché qualcuno non mi ha portato a casa, ah ah! (ride). Ma io intendevo come attore.
Park: Ah, come attore... mhmm, vediamo... (ci pensa ancora più a lungo). No, non ho niente da ridire.

Chonsu: Ha tutti i requisiti che un regista si aspetta?
Park: Sì, come del resto tutti gli altri attori con cui ho lavorato. Lo stesso vale per Kang-ho, per Ha-kyun o per Ji-tae... [Song Kang-ho, Shin Ha-kyun e Yu Ji-tae, n.d.t]. Nel caso di Ji-tae l'inizio è stato un po' problematico, era un po' lento.

Chonsu: In che senso? [...] lento nell'afferrare i tuoi suggerimenti?
Park: No, non in questo senso. Quando si gira un'azione, o un monologo, se l'attore è lento porta via un sacco di tempo, e questo non mi piace. In generale tutti gli attori coreani sono un po' lenti, è una cosa piuttosto comune. Ji-tae in particolare, per questo nelle singole riprese riesce sempre bene.

Ma un film non si compone solo di queste riprese, deve andare avanti a lungo, e se si mettono insieme solo bei primi piani facilmente ne riuscirà un film noioso. Quando incontro gli attori per la prima volta sottolineo sempre di svolgere la propria parte velocemente. Ji-tae era un po' lento, ma è così per natura, quindi lo fa senza accorgersene. Comuque ripetendo le riprese volta per volta è molto migliorato, e adesso non ho nessun tipo di critica da muovergli.

Chonsu: Quindi se gli attori sono lenti il film si trascina a lungo inutilmente?
Park: Certo. Non so bene come spiegarmi, ma per fare un esempio, diciamo che l'azione prevede che io spenga questa sigaretta, che prenda l'accendino, lo faccia scattare e poi cominci a parlare. Allora guarda attentamente, un'azione come piace a me va fatta così, tac, uno due e tre (fa gesti scanditi e veloci), ma lui era troppo lento.

Il creare un'atmosfera particolare può anche risultare affascinante, ma un'unica scena non è il fulcro del film, e se porta via troppo tempo diventa noiosa. Se un attore quando parla, lento lento, dice prima una parola, poi ne aggiunge un'altra, lasciando spazio fra una frase e l'altra, una parola, una pausa, un'altra parola... così non va bene. All'inizio Ji-tae era un po' così, ma ha capito subito ed è migliorato. Ma questo è anche un problema di gusti. Per esempio in un film come One fine spring day [film di Hur Jin-ho, di cui Yu Ji-tae è il protagonista, n.d.t] è così che si deve recitare.

Chonsu: Non hai mai pensato di voler diventare un attore?
Park: No... ma se mi chiedi cosa vorrei fare se rinascessi, potrei anche rispondere che forse in una vita futura mi piacerebbe fare l'attore. In questa vita non potrei, non ho il talento per diventare un attore, ma è una professione che ammiro.

Chonsu: Fammi un elenco degli attori coreani che ritieni particolarmente di talento, Song Kang-ho, Choi Min-sik...
Park: Song Kang-ho, Choi Min-sik, Shin Ha-kyun, Yu Ji-tae, poi anche Lee Byung-heon...

Chonsu: Ovviamente è una questione di gusti, ma vedendo la performance di Yu Ji-tae, fra il pubblico c'è chi lo definisce eccellente, e chi invece lo ritiene mediocre. Il pubblico certo non si compone di esperti di cinema, ma secondo te come mai c'è questa diversità di opinioni? E comunque, secondo te come ha recitato Yu Ji-tae?
Park: Proprio l'altro giorno mi ha telefonato Song Kang-ho per dirmi che Yu Ji-tae è stato ottimo... È una questione di gusti, e non si può sempre accontentare tutti.

Chonsu: E a te, come regista, è piaciuto?
Park: (determinato) Sì.

Chonsu: Mi pare che dalla realizzazione di Sympathy for Mr.Vengeance" fino all'inizio del film seguente ci siano stati per te momenti difficili...
Park: Non direi. Forse perché JSA è stato un successo.

[...]

Na: Dopo aver finito Trio hai avuto un periodo vuoto...
Park: Ah sì, quel periodo è stato veramente duro. C'era un film che volevo fare ma non c'era nessuno che me lo finanziasse, ogni giorno passato a presentare a qualcuno il copione, ad affontare il rifiuto della mia proposta... È stata dura.

Na: Anche nel caso di JSA sei partito da una richiesta scritta?
Park: No, ho ricevuto un'offerta dalla Myung Film. Dopo l'uscita dei miei primi due film ho passato un periodo difficile che è durato abbastanza a lungo. Per vivere scrivevo articoli, o partecipavo a programmi radio e televisivi commentando i film di altri registi, è stato il periodo più difficile della mia vita. Volevo realizzare i miei film, ma dovendo presentare o analizzare i film altrui ero piuttosto frustrato.

Chonsu: Il desiderio di realizzare film l'hai sempre avuto sin da bambino?
Park: Ho cominciato a pensarci durante il liceo, ma non pensavo che uno come me avrebbe potuto mai diventare regista, un mestiere che fanno solo persone molto forti... Pensavo che uno come me non avrebbe mai potuto fare questo mestiere. Era per me un'aspirazione vaga, che non avrebbe mai potuto realizzarsi nella realtà. Poi durante le vacanze invernali dell'ultimo anno di liceo ho visto La donna che visse due volte di Hitchcock, e ho deciso che sarei diventato regista a qualsisi costo. [...]

Chonsu: Quindi per diventare regista hai attraversato un processo conscio?
Park: Sì, ho cominciato facendo la gavetta sul set come aiuto tuttofare.

Chonsu: E che liceale eri?
Park: Mah, un allievo introverso, che riusciva bene negli studi, e dall'ultimo anno di liceo le mie medie si sono alzate molto. Insomma, uno studente modello.

Chonsu: E cosa ti ha spinto a frequentare Filosofia all'università?
Park: Io volevo studiare Critica dell'arte e per questo pensavo di iscrivermi ad Arte e di laurearmi in Estetica. All'Università di Seoul c'è la Facoltà di Estetica, ma non ho superato l'esame di ammissione. E poi la mia famiglia è cattolica, sia da parte di mia madre che di mio padre. Quindi se non era l'Università di Seoul era per forza l'Università Sogang [nota università cattolica di Seoul, fondata dall'ordine dei Gesuiti alla fine degli anni Cinquanta, n.d.t]. Ma poiché a Filosofia di Sogang non ci sono molto corsi in Estetica ed è la roccaforte di Filosofia analitica, non l'ho trovato un ambiente stimolante. Chissà, forse se avessi frequentato Estetica all'Università Sung Kyun Kwan o alla Korea University sarei rimasto legato a Critica dell'arte... Immagino che non riuscendo a trovare interessante la mia Facoltà ho finito per concentrarmi sui film.

Chonsu: E quanto tempo è passato dal momento in cui hai deciso di diventare regista al tuo debutto?
Park: Se calcoliamo da quando ho cominciato a lavorare presso gli studi di Chungmuro, quanto tempo sarà passato? Neanche tre-quattro anni.

Chonsu: È un caso veloce.
Park: Sì, diciamo che sono avanzato nel settore ad una grande velocità. Da aiuto tuttofare sono passato a primo aiuto-regista, e subito dopo il debutto. Ho debuttato che ero ancora sulla ventina, abbastanza presto. Ma anche avanzando in fretta cosa ci ho guadagnato? La non riuscita commerciale dei miei film (ride).

Chonsu: Come sei riuscito a fare avanzamenti a questa velocità?
Park: Diciamo che mi sono anche trovato in situazioni favorevoli. Quando io ero aiuto tuttofare il secondo aiuto-regia era il regista Kwak Jae-yong, con cui andavo molto d'accordo. Quando Kwak debuttò come regista producendo di tasca sua il suo primo film, poiché eravamo in buoni rapporti mi chiese di fargli da primo aiuto-regia. E in seguito il mio debutto... All'epoca mi ero già sposato, ma non avevo niente si sicuro, introiti bassi e instabili, e lavorando per una ditta che importava film stranieri ho fatto un po' di tutto.

Dalla traduzione dei sottotitoli ai materiali d'informazione, a recarmi di persona ai vari cineteatri chiedendo di attaccare i nostri poster. Mentre facevo questi lavori, il proprietario della ditta mi promise che se fossi riuscito a guadagnare il capitale minimo per realizzare un film mi avrebbe fatto debuttare come regista. E lo abbiamo fatto veramente. Un po' alla volta ho messo da parte alcune centinaia di milioni di won... Prima è entrata nel progetto una grande compagnia, poi una filiale della Samsung, poi una casa di video... Un po' alla volta ho ricevuto i finanziamenti necessari a realizzare l'ambiente per un film di budget minimo.

Come si suol dire, il mondo non si è fatto in un giorno.

Chonsu: E per quanto riguarda un film che richiede grossi finanziamenti come JSA, che tipo di situazione hai incontrato?
Park: Nonostante anche il mio secondo film, Trio, da un punto di vista commerciale sia stato un buco nell'acqua, alla Myung Film fu valutato positivamente. Quando la Myung comprò lo scritto originale DMZ, mi chiese se volevo filmarlo.

Chonsu: E quando si arriva ad avere un successo simile come ci si sente?
Park: Mah, ci si sente bene, liberi e leggeri. "Finalmente non sarò più disoccupato", è una sensazione ottima. [...] Prima di JSA quando mi capitava di incontrare qualcuno per la prima volta mi presentavo sempre come Park Chan-wook, ex-regista, perché non avevo contratti per realizzare il prossimo film. La cosa che mi fa stare meglio è che adesso posso continuare a fare film.

Chonsu: In realtà i registi non guadagnano tanto come credono tutti, giusto?
Park: Sì, infatti. Ultimamente credo che le cose siano migliorate, per esempio registi del calibro di Kim Jee-woon [regista di A tale of two sisters, n.d.t.] e E J-yong [An affair e Scandal, n.d.t.] avranno buoni introiti.

Chonsu: Sono entrati in un sistema a royalties....
Park: Esatto.

Chonsu: Ai tempi di JSA non era così?
Park: No, non c'erano i presupposti per fare un contratto del genere. Io sono stato pagato per il tempo delle riprese, e poi ho ricevuto un premio dalla casa di produzione. Anche se non lo avessi ricevuto non avrei potuto lamentarmi, ma visto che mi hanno premiato ne sono stato contento.

Chonsu: Sei stato premiato perché JSA ha avuto una grande successo in Corea?
Park: Sì, esatto.

Chonsu: E allora certo che il premio va dato! (ride)
Dopo questa digressione abbiamo ripreso il discorso Old boy, anche se lui è sembrato estremamente contento di parlare di JSA, il successo arrivato dopo tante disavventure.

Chonsu: A me Old Boy è piaciuto molto. L'ho trovato molto stylish, senza parti superflue, raffinato. Sono solo rimasto un po' perplesso dalle sedie (ride)
Park: Ah ah! Ma più che le sedie non è strano che Oh Dae-su incontri l'ipnotizzatrice per chiederle di modificargli la memoria e lo faccia nel mezzo di una prateria?

Chonsu: Sì, infatti. Ma è solo perché entrambi abitano lì vicino (ride) Oppure l'ipnotizzatrice abita lì... oppure nelle riprese non si vede, ma proprio dietro alle due sedie c'è un grattacielo, e l'ipnotizzatrice ha lì il suo ufficio... (ride). Ma anche se fosse così le sedie mi rimangono indigeste.
Park: Ho capito... sei un tipo speciale (risata generale)

Na: Alla fine quando Choi Min-sik entra in scena, pur riconoscendo che la sua recitazione è ottima, ho avuto l'impressione che rovinasse tutta l'atmosfera. È stato un effetto voluto?
Park: Sì... Non ho chiesto a Choi Min-sik cosa ne pensasse... Anche altri mi hanno fatto notare che forse è una esagerazione... Io ho risposto che sì, è un'esagerazione, ma non di Choi Min-sik, è una over-action di Oh Dae-su. Un'esagerazione di Oh Dae-su, ma il punto è: a che livello sta facendo finta o recitando, e per di più una parte esagerata? Io tutte le volte che vedo questa scena faccio notare che nel momento decisivo si sente la canzone della scuola.

E nel punto in cui si arriva alle parole "Liceo Sang-nok, grandioso Liceo Sang-nok" per un attimo Dae-su dà un'occhiata di lato a U-jin, facendo finta di guardarsi intorno e pensando che lui stesso è un'espressione di quel grandioso liceo. In questa situazione anche le mosse lente di U-jin sono tutte calcolate, specialmente il discorso che fa quando incontra Dae-su, ripassato parola per parola negli ultimi dieci e passa anni, mentre pensa che Dae-su stesso stia recitando, e lo stia facendo apposta per impietosire.

Chonsu: È quel che ho pensato anch'io. Però il momento in cui Dae-su si taglia la lingua da solo è stato duro da accettare...
Park: Anche quello è un espediente, in realtà ha sempre pensato di tagliarsi il pene.

Chonsu: Ah... davvero? Capisco che Oh Dae-su nella storia faccia apposta a cercare di impietosire... ma non credo che menomare il proprio corpo possa essere un espediente... Forse lo ha fatto pensando che anche lui poteva essere come U-jin, esagerare come fa lui, imbrogliare come fa lui, ed è arrivato al punto di tagliarsi la lingua. Questa mi pare, come dire...? Una crudezza improvvisa...
Park: E anche un "vediamo fino a che punto ci si può spingere". In questa circostanza Dae-su pensava di rivelare a Mido la verità, ma non riuscendo ad arrivare ad uccidersi si chiede che cosa altro può fare. Io non ci vedo niente di strano.

Chonsu: Quindi secondo te l'incesto è un grande tabù.
Park: Certo.

Chonsu: Se ci pensiamo a mente fredda, naturalmente riconosceremo che l'incesto è tabù sia da un punto di vista sociale che biologico, ma se proviamo a metterci nei panni di questo Oh Dae-su e a rifletterci, anche se nell'incesto al fatto biologico si aggiunge il controllo della società, la coppia qui in causa non possiede il ricordo di una vita insieme come padre e figlia, lui non ha visto sua figlia crescere e diventare grande...[...] Se avesse accumulato questi ricordi nel tempo non avrebbe potuto avere una relazione con la figlia [...] È una situazione in cui lui non ha questi ricordi concreti. Improvvisamente Dae-su si trova a dover sostenere il fatto che Mido sia sua figlia, una realtà imprevista... e qui si taglia la lingua, perché non ce la fa a sopportare questa realtà, che suona più o meno come "mi scopo mia figlia che è cresciuta di vent'anni"... Se la mettiamo così allora sono d'accordo... [...] Se ti trovassi nella stessa situazione ti comporteresti così?
Park: Ciò che faccio io e quel che fanno i personaggi dei film sono questioni diverse. Le azioni dei personaggi dei film non si possono definire strane o meno, e quel che pensano i personaggi non è ciò che pensa il regista.

[...]

Chonsu: Insomma per te se è Oh Dae-su a comportarsi così è comprensibile...
Park: Sì.

Chonsu: Però se accettiamo l'ipotesi che tagliarsi la lingua non sia un'esagerazione, questa volta non è un'eccesso della storia, è un eccesso del regista!
Park: Se la metti così non posso controbattere. (ride)

Chonsu: Prendendo in considerazione il film nella sua totalità, qual è la parte che ti piace di più e quella che ti piace di meno? Ci sono parti che vorresti tagliare?
Park: La parte che mi piace di più è la scena iniziale.

Chonsu: Ah, l'inizio, la scena della cravatta?
Park: Sì, ci sono diverse scene che mi piacciono, ma se devo sceglierne una è quella di apertura. E poi, devo dirti quali sono le scene che non mi soddisfano?

Chonsu: A volte non ti capita di pensare "Accidenti, ma questo l'ho fatto io?". A me capita a volte di stupirmi di aver scritto pezzi così belli. A te no?
Park: No, non mi è mai capitato. [...] Guardando i miei film a volte mi capita di meravigliarmi di quanto siano stati bravi gli attori in una parte, ma non di meravigliarmi della mia regia.

Chonsu: Di solito quasi tutti gli autori di opere artistico-culturali provano questa forza di autosufficienza...
Park: Per me ci sono le performances degli attori poi... Certo, ci sono anche scene molto belle nei miei film. Ci sono casi in cui io programmo tutto molto attentamente, dettaglio per dettaglio, ma gli attori riescono a fare qualcosa di diverso da quel che mi aspettavo, creando una situazione o un'atmosfera migliore. E poiché sono risultati che io non avevo calcolato, mi stupisco che si possa arrivare a tanto. Ma oltre a non aver mai pensato che la mia regia è particolarmente buona ho anche visto molti grandi capolavori cinematografici di altri... ora capirai perché non mi autocompiaccio del mio lavoro.

In ogni caso la scena iniziale... Come dire? Il prologo non porta all'introduzione in modo troppo ordinato, inizia con forza, tagliando un certo momento drammatico, mi piace.

Una cosa che invece non mi entusiasma è la musica. La musica avrebbe dovuto essere eseguita diversamente, per quello spartito sarebbe stata più adatta una grande orchestra, ma visto che i fondi non sono stati sufficienti abbiamo potuto solo utilizzare un ensemble di 15 strumenti a corda. Avrei voluto poter far abbondante uso di timpani, ottoni e altro, sento che mancano. Se avessi fatto presente al produttore che per le musiche avremmo dovuto usare un certo budget, avrei potuto risolvere questo problema fin dall'inizio, ma non ci ho pensato.

Alcune mie curiosità non strettamente relative a Park Chan-wook, ma sui registi in generale.

Chonsu: Credo che la difficoltà del mestiere di regista stia nella qualità degli elementi a cui bisogna pensare. Come dicevi tu prima, immagino che in realtà gli elementi che entrano sullo schermo siano diversi, come le riprese, la musica, gli attori, la scena, le luci... Tanti elementi che io non riesco neanche a figurarmi, e che un regista deve invece avere chiari in mente, rifletterci, combinarli e dalla sua mente farli affiorare sullo schermo.
Park: Sì, giusto.

Chonsu: A quale livello l'Old boy che avevi in mente prima di iniziare a girare il film o mentre scrivevi la sceneggiatura è realizzato nella versione finale di Old boy?
Park: Dalla realizzazione di JSA in poi io sviluppo sempre la storia in quattro serie di schizzi disegnati, e definisco gran parte della forma del film durante questo processo. Una volta finito questo processo arrivo ad avere in mente quasi tutto il film nella sua completezza. [...] Se c'è una cosa che non posso prevedere in questo processo è la recitazione degli attori. Non si può prevedere con esattezza come gli attori rappresenteranno nella realtà la storia schizzata su carta, questo è difficile da calcolare fin dall'inizio. Naturalmente ci sono cose ben definite che io chiedo vengano rappresentate in una certa maniera, ma più un attore è bravo più elude le previsioni del regista. Sono molti i casi in cui gli attori si allontanano dalle indicazioni del regista, la recitazione è il campo in cui ci si trova di fronte più variabili. Ciò nonostante siccome io comincio ad avere un po' di esperienza, per esempio analizzando la recitazione di Choi Min-sik o guardando suoi altri film, immagino che forse in una certa scena lui si comporterà in un certo modo, e quasi sempre è così.

Chonsu: Quali sono i requisiti per diventare regista?

[...]

Park: Non saprei. Forse il saper riconoscere e impiegare al meglio le qualità della troupe e degli attori. Ovviamente ci sarà chi riesce a tirare fuori in un colpo il talento dei collaboratori e ad organizzarli, chi invece lo valorizza delicatamente un po' alla volta, ma credo che questa sia comunque una capacità fondamentale. C'è anche chi fa tutto da sé, seguendo solo il suo modo di concepire le cose, come certi patiti del marchio d'autore, ma in generale direi che quasi tutti sanno impiegare al meglio le capacità della troupe. [...] Credo che questo sia praticamente tutto. Il singolo regista può anche non avere un talento innato... però deve necessariamente credere di possedere questo talento innato e di essere bravo.

Chonsu: Ah ah ah!
Na: Bisogna essere un po' megalomani...
Park: Sì, perché se non si crede in se stessi non si riesce a far fronte a tutte le difficoltà che si presentano volta per volta.

Chonsu: Non c'è bisogno di essere dotati ma c'è bisogno di crederlo, bella questa massima.
Park: È così.

Chonsu: Altrimenti anche lo staff finisce per perdersi...
Park: Infatti. E poi, nei casi in cui il produttore o qualcun altro dello staff vuole imporre la sua volontà riguardo a diverse questioni è necessario che il regista non si lasci troppo influenzare.

Ovviamente il saper ascoltare bene e prendere le decisioni giuste è una qualità importante, il regista è in realtà uno che prende decisioni. Creare è importante, ma soprattutto lo è decidere. Perché continuamente persone di diversi campi vengono da me consigliandomi questo o quello, o il responsabile del set mi chiede cosa bisogna fare per i singoli oggetti di scena, per esempio se dobbiamo scegliere un telefono me ne portano dieci diversi tra cui decidere. Insomma bisogna sapersi destreggiare in questo senso.

Chonsu: Bisogna possedere qualità da capo esecutivo.
Park: Sì, anche. Penso spesso che è come fare il direttore d'orchestra, che non suona né tocca nessuno strumento. Anche il regista in realtà è uno che non produce un qualcosa di concreto, spesso nemmeno la sceneggiatura. Io la scrivo personalmente, ma quasi sempre c'è una sezione sceneggiatura che se ne occupa. C'è chi ti scrive la sceneggiatura, chi te la recita, qualcun altro te la gira, in realtà è come se tu non dovessi fare proprio niente. Ciò nonostante, proprio come non c'è orchestra senza direttore non si può immaginare un film senza regista, perché ognuno della troupe la pensa in modo diverso. Così anche se il regista non è dotato tanto quanto i singoli individui dello staff, deve fare la parte di quello che prende le decisioni per tutti.

Chonsu: Un miscelatore insomma, che prende tutti i singoli elementi e miscelandoli arriva a compiere il tutto.
Park: Sì, che prende decisioni e così dà consistenza al tutto. Chi fa le riprese cerca delle belle inquadrature, e gli attori recitano... Ma durante le riprese si verificano parecchi problemi di questo tipo: diciamo che piazziamo le luci qui e lì, e in questo modo abbiamo stabilito la base del fim. Quando si parte con l'azione, l'attore arriva fino a questo punto, e da qui se si volta di 15 gradi viene illuminato con una bella luce. Per questo ci sono tecnici delle luci che dicono agli attori come si devono muovere.

In questo caso la scena è visivamente bella, ma il dover stare sempre attenti a questi fattori provoca stress agli attori. In questa situazione a cosa bisogna dare la precedenza? Ci sono anche casi in cui per riprendere delle scene veramente belle bisogna dirigere gli attori in un modo molto pignolo. Io da parte mia cerco di evitarlo, comunque, c'è sempre una tendenza dei singoli individui dello staff a dare la precedenza al proprio settore, una tendenza che va regolata da qualcuno all'esterno.

 

 

Quando abbiamo girato JSA, nella scena del bunker sotto il posto di guardia della Corea del Nord, in cui i quattro soldati seduti chiacchierano e bevono, come fonte di luce c'è solo la lampadina che penzola dal soffitto della stanza di sopra e trapela nel bunker da alcune fessure della botola. Qui l'illuminazione ha dato parecchio da lavorare al nostro tecnico delle luci. Quando i personaggi si radunano e alzano la testa, se non si sta attenti alle luci si annerisce la scena, e non si vedono le espressioni dei visi. In questi casi particolari è veramente un problema.

In una situazione come questa ho dovuto richiamare l'attenzione dei quattro attori su come e fino a che punto dovessero muoversi, e fare un'eccezione indicando chiaramente l'azione passo per passo, ma in generale non si può fermare gli attori momento per momento durante le riprese, è una mancanza di rispetto nei loro confronti. Fortunatamente in questo caso gli attori hanno capito bene la mia spiegazione, si sono mossi bene e mi hanno fatto davvero contento. Ma se dovessimo lavorare in queste condizioni tutti i giorni per gli attori sarebbe una grossa seccatura.

Chonsu: Qual è la cosa più difficile come regista?
Park: Mhmm, quando un film non vende bene è il momento più duro. E poi, intendersi a vicenda con gli attori, che è per la mia esperienza il fattore più importante: quando va bene ti rende estremamente felice, quando non funziona è un problema serio...

Chonsu: Cioè il lavoro in sé non è difficile ma genera difficoltà sociali al gruppo...
Park: Sì, e ancor più difficile che con gli attori è il rapportarsi ai finanziatori.

Chonsu: Convincendoli a finanziare...
Park: Certo. E quando ti fanno delle richieste è difficile rifiutarle, o è difficile convincerli della mia posizione, si finisce per correre su linee parallele senza incontrarsi.

Chonsu: In questi casi di solito a che conclusione si arriva?
Park: A volte perdo, a volte vinco, dipende da con chi ho a che fare.

Chonsu: Per gli attori sarà ancora più dura che per il regista?
Park: Credo di sì. I registi ad un certo livello possono lamentarsi di diversi problemi con una certa fiducia, ma per gli attori è difficile fare altrettanto.

Chonsu: Quindi dipende tutto da un talento innato.

[...]

Park: In confronto agli attori non c'è bisogno di avere tanto talento. È più una questione di saper andare incontro agli altri, prendendoli sempre in considerazione, parlando con lo staff e gli attori per produrre buone idee sul da farsi. Se il regista sbaglia, può ovviare ai suoi limiti con l'aiuto dello staff, ma gli attori stando davanti alle telecamere non hanno nessun posto in cui potersi rifugiare.

Chonsu: Fra i registi coreani chi ritieni particolarmente di rilievo?
Park: Non saprei... non posso proprio dire niente di preciso... Se mi chiedi quale film ritengo di rilievo, o quale film mi piace particolarmente, direi Save the green planet!. Jang Jun-Hwan ha fatto solo un film, per cui non posso dire che è un regista veramente di rilievo, ma in questo film mi è piaciuto.

Chonsu: E secondo te per quale motivo non ha venduto bene? Sympathy for Mr.Vengeance lo sappiamo tutti perché non ha venduto bene (forte risata generale), ma a me non è chiara la ragione per cui Save the green planet! non ha ingranato...

[...]

Park: Ma agli spettatori che l'hanno visto è piaciuto? (rivolto allo staff programmazione)
Staff: Pare di no. La parte del pubblico che lo ha apprezzato però ne è stata completamente entusiasta. Appena uscito i giornalisti hanno subito sottolineato che non avrebbe potuto fare un buon marketing... A me personalmente non è sembrato così, ma lo definirei un film inusuale.

Chonsu: A me è parso che il marketing impiegato non vada d'accordo con il film. Se ci si aspetta qualcosa da un film lo si va a vedere...
Na: Anche perché vedendo il poster in tanti avranno pensato che si trattasse di una banale commedia.
Park: Difatti è un film comico.

Na: Sì, però la fine è diversa... C'è anche chi lo ha accusato di aver cercato di attirare il pubblico in questo modo.
Park: Cosa molto facile da dire, ma non è per niente una critica costruttiva. Non si sarebbe potuto pubblicizzare che il film abbia un finale estremamente cupo, non credo proprio.

Chonsu: La vendita delle riviste non è incentrata sulla speranza che le riviste stesse vengano lette dall'inzio alla fine, di solito la vendita è determinata dalla pubblicità di uno o due articoli. Per i film ricoprono questo ruolo i trailers e il poster, e il poster di Save the green planet! non attrae particolarmente l'attenzione. All'inizio anche a me non era parso interessante, ma poi un amico mi ha consigliato di vederlo o me ne sarei pentito...
Park: Nella classifica di Ddanzi è stato un Best? o un Best Junior?

Na: Junior...
Chonsu: Io l'ho visto ormai all'ultimo giorno di programmazione, e ho riso da morire, mi sono divertito un sacco...
Park: Per me è stato il miglior film coreano... Ma se devo per forza scegliere un singolo regista, quello che mi piace di più è Kim Ki-young [regista di The housemaid e Iodo, n.d.t.].

Chonsu: Dal punto di vista di uno del mestiere, come vedi la non riuscita commerciale di un film del livello di Save the green planet!?
Park: Per me non è un fatto particolarmente shockante. Guardando la storia del cinema, sono molti i capolavori che invece di essere ben accolti sono stati rifiutati. Non che io capisca il perché, ma è comunque una cosa piuttosto comune...

Chonsu: Quindi semplicemente per te è andata così e non ci sono altre spiegazioni... Conosci personalmente Jang Jun-Hwan?
Park: Di vista, ma non lo conosco bene. Conosco molto meglio Bong Joon-ho [regista di Memories of murder, n.d.t.], o Kim Jee-woon e Ryu Seung-wan...

Chonsu: C'è una ragione particolare per cui sei molto legato a questi registi?
Park: Seung-wan ha fatto parte del mio gruppo regia, quindi è naturale che siamo buoni amici. Kim Jee-woon è buon amico di Seung-wan, e quindi l'ho conosciuto tramite Seung-wan (ride). Abbiamo tutti un carattere simile... ah, e poi un'altra cosa che mi piace di loro è che mentre in generale quelli che lavorano presso gli studi di Chungmuro --me compreso-- bevono parecchio, sia Ryu Seung-wan che Kim Jee-woon non bevono alcool, così quando sono con loro non bevo neanch'io. [nella società coreana l'usanza di bere insieme ai colleghi è estremamente importante, spesso inevitabile, n.d.t.]

Chonsu: Salutisti? (ride)
Park: Le persone a cui piace bere, in generale non amano fare lunghi discorsi davanti a un caffè, ma quando sono con loro mi accorgo del fatto che sia anche possibile farlo.

Chonsu: Chiacchierare da sobri...
Park: Sì.

Siamo ormai alla terza ora, e per finire dovrei chiedergli come da copione quali sono i suoi piani futuri, come vanno le vendite all'estero... Ma prima voglio confermare per l'ultima volta alcuni punti del suo carattere "erudito", che mi ha colto impreparato.

Chonsu: Da come ne parli, sembri un tipo che ci tiene molto alla sua famiglia. [...] Non l'avrei mai detto... A giudicare dai tuoi film sembri un tipo al cui fianco è difficile stare... Come vorresti difenderti da quest'accusa?
Park: Direi che forse i miei film sono violenti proprio perché io sono un tipo delicato e gentile.

Chonsu: Lui si ritiene gentile e tranquillo... Visto dal di fuori che impressione abbiamo? (rivolto allo staff programmazione, ride)
Staff: Anch'io all'inizio, prima di realizzare Old boy avevo l'impressione che fosse un tipo di non facile approccio, un sentimentale con forte senso di appartenenza a un'élite, ma in realtà è tutto un altro tipo di persona, diverso anche dal tipico uomo di gruppo sanguigno O... [in Corea il gruppo sanguigno viene considerato come elemento che determina il carattere, n.d.t.]
Park: Io non ho letto lo speciale di Ddanzi Ilbo sui gruppi sanguigni perché dicono tutti di non crederci... (risata generale)
Staff: Comunque, per me è stata una sorpresa. Un tipo del tutto diverso e nuovo rispetto ai registi di Chungmuro che sono abituato a vedere e sentire...

Chonsu: Nuovo in che senso?
Staff: Esattamente come si è detto finora, e anche all'interno degli studi è così. [...] È molto attento a come tratta tutti, molto morbido e rilassato. Quando lavoravamo alla sceneggiatura ha chiesto il parere di tutti i membri dello staff fino all'ultimo, apportando alla sceneggiatura modifiche secondo l'opinione di ciascuno, una cosa molto nuova per me. Io non ho incontrato molti registi, ma credo che non siano tanti quelli che aprono il proprio campo agli altri in questo modo.

Chonsu: Che non danno eccessivo rilievo al proprio punto di vista dove non ce n'è bisogno...
Staff: Esatto. Mi sembra che lui non metta il proprio parere davanti a tutto.

Chonsu: Perciò parlando dei film d'autore dicevi che sono molte le cose che non conosci...Io pensavo che dicessi un sacco di parolacce ma non fai nemmeno quello... [...] L'ho già ripetuto di verse volte, ma io sono rimasto spiazzato. Giudicando da quanto sono crudeli ed estremi i tuoi film pensavo che avrei solo potuto fare un'intervista sui tuoi film senza entrare nel dettaglio di chi è Park Chan-wook...
Park: Però ho fatto anche il film di Chandra (ride)

Chonsu: In America Sympathy for Mr.Vengeance è su un sito privato di critica cinematografica... Un sito molto famoso...
Park: Ah, "Ain't it cool"?

Chonsu: Sì, proprio quello. In questo sito è stato primo nella top ten mondiale 2002, definito come film estremamente cool. Speravo che aggiungessero anche che è stato di poco successo commerciale, ma non l'hanno scritto. (ride)
Park: Qualcuno gli avrà detto di non farlo.

Chonsu: Pensi che continuerai a fare film?
Park: Certo.

[...]

Chonsu: Parlami del tuo prossimo tuo lavoro.
Park: Un progretto a cui sto lavorando ora è il seguito di Three [film a tre episodi uscito nel 2002, coproduzione Thailandia/Corea/Hong Kong, regia di Nonzee Nimibutr, Kim Ji-woon, Chen Kexin, n.d.t.] in cui l'episodio coreano verrà affidato a me. E dopo non so. Mi è stato proposto un film sugli homeless e uno sui vampiri, non so quale sceglierò.

[...]

Chonsu: Non hai mai pensato di realizzare un film di fantascienza?
Park: Io sono un patito di romanzi di fantascienza, e mi piacerebbe realizzare un film del genere, ma non ho ancora pensato a una storia. Non avendo conoscenze nel campo delle scienze naturali sono in una posizione di svantaggio, e inoltre è difficile trovare in Corea scrittori di fantascienza, senza contare che questi film hanno costi altissimi... [...] Quando i costi si alzano bisogna realizzare un film che abbia un successo proporzionale, per esempio se si spendono dieci miliardi di won si devono richiamare almeno cinque milioni di spettatori, e io non voglio caricarmi di questa responsabilità. Non sono sicuro di poter far fronte alle pressioni di tipo economico che comporterebbe.

Chonsu: Se realizzassi un pezzo di fantascienza credo ne verrebbe fuori qualcosa alla Tim Burton...
Park: Mi è capitato di ricevere l'invito ad andare a Hollywood a fare un film e mi è stato chiesto cosa filmerei, ma quando ho risposto che avrei voluto occuparmi di fantascienza mi è stato sconsigliato, perché dopo Matrix è diventato molto difficile fare film del genere.

Mi è stato fatto notare che se si vuole fare qualcosa all'altezza o che superi Matrix si raggiungono costi esorbitanti. Non che ci pensi seriamente, ma nell'ipotesi in cui andassi veramente a Hollywood per girare un film vorrei fare un western.

Chonsu: Che tipo di western?
Park: Ci sono film incentrati sugli indiani, tipo "Geronimo". Io non l'ho visto, ma dicono tutti che lasci insoddisfatti. In ogni caso credo che un coreano sarebbe in grado di realizzare film sugli indiani migliori di quelli realizzati dai bianchi.

Chonsu: Ti è piaciuto Matrix?
Park: Il primo mi è piaciuto, ma con mia sorpresa X-men mi è piaciuto di più. X-men mi è piaciuto perché i caratteri dei personaggi sono vivi, Matrix spesso è noioso e pretenzioso. Ma contrariamente ai molti che ne sono rimasti delusi, il secondo Matrix a me è piaciuto molto, specialmente la scena del combattimento di Smith [Hugo Weaving, n.d.t] moltiplicato in cento, proprio come un fumetto.

[...]

Chonsu: Se facessi un film di fantascienza che tipo di film vorresti realizzare?
Park: Lo dicevo con un produttore francese, vorrei realizzare un progetto vicino all'originale del primo Blade runner. [...] Nel romanzo originale Deckard si chiede spesso se anche lui stesso non è un replicante, e ci sono anche molto altri punti interessanti, come l'apparizione di leader psedudo-religiosi tipo i guru che si vedono in tv, il romanzo dà più l'impressione di un film d'azione. Oltre a questo, c'è un altro romanzo che ha molti fan anche in Corea, Tiger! Tiger! di Alfred Bester. Mi piacerebbe molto filmare Tiger! Tiger.

Ho provato a discuterne con diversi produttori, ma non ho ancora ricevuto nessuna risposta (ride). Io l'ho saputo solo in seguito, comunque pare che il copyright per il film di Tiger! Tiger!" sia stato già venduto qualche decina di anni fa. È un romanzo degli anni Cinquanta, e pare sia famoso come progetto che porta sfortuna: di tutti quelli che ne hanno comprato i diritti nessuno è mai riuscito a realizzarlo, i progetti fatti non sono andati in porto, o uno dopo l'altro sono falliti, o non sono riusciti a farne la sceneggiatura...

Chonsu: Sympathy for Mr.Vengeance in Corea non ha venduto bene, ma all'estero come è stato accolto? Si dice che Old boy stia vendendo al massimo... JSA è stato un successo anche in Giappone. Qual è la reazione nei confronti dei film che rivelano i colori di Park Chan-wook, come Sympathy for Mr.Vengeance e Old boy?
Park: Old boy è stato presentato al MIFED, il Film Market di Milano, e venduto lì oltre che in Giappone. Poi è stato venduto anche in diversi paesi europei. Pare che al MIFED sia stata l'opera più discussa, l'hai sentito?

Chonsu: Cioè in pratica?
Park: Non so dirti i dettagli. Ho sentito che i compratori stranieri hanno parlato solo di Old boy in tutti gli stand coreani che hanno visitato, senza essere interessati ai film degli altri stand. Il film è appena uscito, quindi non so ancora quanto successo avrà, ma immagino che presto si saprà. Per Sympathy for Mr.Vengeance è stato lo stesso. Presentato in Inghilterra e in Francia non ha venduto bene, ma in compenso pare che sia piaciuto molto a studenti di cinema, cult follower e giovani registi.

Old boy ai critici è piaciuto. Sull'edizione francese di Premiere è stato eletto film del mese, ha ricevuto parecchie stelle e molti pareri positivi. Mi sembra che sia piaciuto più in Francia che in Inghilterra. In America non verrà presentato, in Giappone pare uscirà molto presto. Un'altra cosa, mi è davvero piaciuto molto il poster francese di Sympathy for Mr.Vengeance.

Chonsu: E l'hanno fatto in Francia?
Park: Sì, non è niente di particolare, ma il gusto del design è ottimo.

Chonsu: C'è un motivo particolare per cui Old boy è stato subito venduto al Giappone?
Park: Dall'uscita di Shiri in Giappone c'è il boom del cinema coreano, JSA ha avuto una reazione molto buona, Choi Min-sik è molto famoso in Giappone, e poi non so, forse questo tipo di storia piace ai giapponesi... Io non so bene che tipo di popolo siano i giapponesi, quindi non so dirti di più...

Chonsu: (rivolto allo staff programmazione) Vantatevi un po' del film che avete fatto e raccontatemi delle reazioni dell'estero, o altre cose del genere.
Staff: In Giappone è stato venduto ad un prezzo maggiore di Friend [di Kwak Kyung-taek, 2000, n.d.t]. Poi è anche significativo che nonostante il soggetto originale sia tratto da un fumetto giapponese, il pubblico si aspetti dal film qualcosa di diverso. In Europa ho sentito dire che ha destato molto interesse.

[...]

Park: Si dice che gli europei abbiano trovato Sympathy for Mr.Vengeance molto più violento dei coreani, e ci sia stato chi ha vomitato o chi ha lasciato la sala...

Chonsu: In quale scena?
Park: Non saprei, io i miei film non vado di certo a guardarli (ride). Si dice che a Cannes un'europea abbia perso i sensi. Me l'hanno chiesto al Festival di Berlino, durante l'incontro con il pubblico, e io ho risposto che probabilmente il film ha spaventato eccessivamente gli europei perché i personaggi sono asiatici. Credo che la violenza creata da gente a cui non si è abituati faccia più paura, se si trattasse di personaggi di colore spaventerebbe ancora di più, o per lo meno per me è così. Appena l'ho detto si è scatenato un pandemonio, un signore anziano si è alzato e mi ha chiesto se pensavo che fossero nazisti o cosa...

Chonsu: Tu parlavi di orientalismo e loro l'hanno inteso come razzismo...
Park: Esatto, così gli ho detto che io non mi ritenevo un razzista (ride). La confusione è aumentata, c'era chi ha applaudito alle mie parole, chi applaudiva a quel che diceva il signore anziano, ed è diventato il caos più totale. Alla fine il personale è venuto da me a scusarsi e chiedendo di cercare di capirli, che in Germania c'è un passato nazista e tutti sono particolarmente sensibili a questo tipo di discorsi. In ogni caso credo davvero che siano stati eccessivamente spaventati da Sympathy for Mr.Vengeance.

Chonsu: Il motivo per cui mi domando qual è la reazione dei paesi esteri è che finora noi coreani abbiamo prodotto film solo per il nostro mercato. E poi improvvisamente Hollywood! Si dice che negli ultimi anni abbiamo ottenuto molti riconoscimenti, ma poiché per troppo tempo la nostra industria dello spettacolo ci ha raccontato un sacco di bugie, da una parte viene da domandarsi se questa volta il successo è per davvero, e dall'altra viene anche da sperare che lo sia...
Park: Come regista, in confronto a Hong Sang-soo, Lee Chang-dong, Kim Ki-deok e Im Kwon-taek sicuramente il mio nome è ancora poco conosciuto. Mi pare che fra questi registi Hong Sang-soo e Kim Ki-deok ricevano grande riconoscimento. E avere una mostra personale ad una manifestazione autorevole come il Karlovy Vary International Film Festival della Repubblica Ceca è un caso molto raro per un regista così giovane.

Chonsu: Ti riferisci a Hong Sang-soo?
Park: No, a Kim Ki-deok. Ormai chiunque nel campo dei festival internazionali di cinema o della stampa del settore ne conosce il nome, si interessa a chi è, e ha molti fan vicini al fanatismo. Io appartengo a un genere un po' grottesco, un po' verso il cult, non ho ancora realizzato molti film per l'estero, e inoltre i miei film --come ad esempio JSA e Sympathy for Mr.Vengeance-- sono molto diversi fra loro, quindi il pubblico non riesce bene a focalizzare che tipo di regista sono.

Chonsu: In realtà il cinema coreano quanto interesse desta all'estero?
Park: Parecchio, davvero tanto, ma io credo non sia all'altezza dell'interesse che desta, e che sfrutti molto una moda. È vero che il cinema coreano è molto migliorato, ma a me dà quest'impressione. Per esempio il cinema giapponese anche in patria è saturo, e all'estero rispetto al cinema coreano è a un punto fermo, ma non perché manca di artisti di spicco. Gli artisti bravi sono numerosi e di grande talento, ma poiché il cinema giapponese è stato sfruttato troppo a lungo non è più una novità, e mentre si cercava qualcosa di nuovo è saltata fuori la Corea. [...] Per gli europei il cinema asiatico è da lungo tempo oggetto di grande interesse, perché raccoglie tutte le aspirazioni nei confronti delle culture asiatiche: adesso Cina, Giappone, Iran sono tutti conosciuti... E da qui si arriva alla curiosità per la Corea, i cui film artisticamente non sono di livello elevato, ma sono molto più dinamici dei film giapponesi. Il cinema coreano produce continuamente nuovi film, è dinamico, i sensi sono all'eccesso, e poi gli attori coreani sono bravi, questa è una gran fortuna.

Chonsu: In media gli attori coreani rispetto a quelli giapponesi...
Park: Sono più bravi. Ci sono generi in cui i giapponesi sono bravi, ma gli attori coreani hanno una grande forza interiore e una grande espressività, e questo è veramente un gran capitale. Fra gli attori ci sono coreani davvero di spicco, che non sono secondi a nessuno in tutto il mondo, ma fra i registi non ci sono ancora personaggi che arrivano a questo livello.

Chonsu: Che tipo di film desta attenzione?
Park: Non si tratta di prodotti singoli, che i registi vendono ad uno ad uno. Se non si tratta di un prodotto veramente geniale lo si prova ad inserire un po' alla volta, presentandolo ai festival come opera non in competizione, e se le reazioni del pubblico sono buone si prova a lanciarlo.

Chonsu: Come è giudicato Hong Sang-soo?
Park: Come il migliore, specialmente in Francia desta molto interesse.

Chonsu: Quando realizzi un film tieni presente i gusti degli stranieri?
Park: L'unica cosa a cui faccio attenzione è cercare di non filmare un soggetto che sarebbe comprensibile solo per un pubblico coreano. Cerco invece di realizzare qualcosa di non troppo definito, che possa piacere a tutti. Per fare un esempio spesso nei film coreani ci sono frasi tipo "Stronzetto, tu quanti anni credi di avere per parlare in questo modo? fammi vedere la carta d'identità", che all'estero non si direbbe; ecco io cerco di evitare cose di questo tipo.

Chonsu: Dove hai venduto i tuoi film?
Park: In Francia ho venduto già a partire dalla sceneggiatura, poi Inghilterra, tre paesi della Scandinavia, Italia, in Europa quasi dappertutto. Per quanto riguarda il mercato il Giappone e gli Stati Uniti sono i più grandi. Se mettiamo tutto in cifre il mercato europeo non è molto grosso, mentre quello giapponese investe molto nell'esportazione dei film. In America invece non vanno tanto i film stranieri, quindi il copyright per i remake è molto più costoso.

[...]

Chonsu: Io pensavo che tu fossi un tipo di estremo carisma ma molto freddo, difficile da avvicinare...
Park: Carisma è un'espressione che non mi piace per niente, ormai la sia usa per qualsiasi cosa. Si dice che la maggior parte dei registi che fanno film violenti e crudeli siano persone dal carattere tranquillo. Per fare un esempio, il regista di Acquerello di un giorno di pioggia [1990, inedito all'estero, n.d.t.] e Classic [2003; si riferisce a Kwak Jae-yong, regista di My sassy girl, famoso per i suoi mélo sdolcinati, n.d.t.], un mio caro amico, è di natura spaventosamente perversa, (grande risata generale) ma guardate i film che fa (ride).

[...]

Chonsu: Veramente a partire da quest'intervista noi pensiamo di dare il via a una nuova rubrica, "Il personaggio della settimana", che vede ogni settimana un personaggio diverso, e tu sei diventato il primo malcapitato. Anche se la prima richiesta del pubblico era stata Ham So-won [attrice divenuta famosa per i suoi nudi, n.d.t.]... (ride forte)
Park: Ti ringrazio.

Io vidi "Sympathy for Mr.Vengeance" al teatro Shisa. Dopo il film, con il redattore di una certa rivista di cinema andammo a mangiare zuppa di carne e verdure, e lì lui mi chiese cosa pensassi del film. La mia risposta sputata masticando una mezza fetta di prosciutto fu "Eccesso di autocoscienza", a significare 'si dà troppe arie'. Un film di uno sconosciuto, che avrebbe potuto fare successo o meno e per me sarebbe stata la stessa cosa. Me lo sono completamente dimenticato, e circa un anno dopo ho finito per incontrare Park Chan-wook di persona.

Lo dico perché mi si è presentata l'occasione, ma il commento fatto all'epoca lo cancello solo a metà. E non perché all'epoca non avessi pensato che questo film non ostentasse la pretesa di essere di un certo calibro, ma perché penso che un regista del calibro di Park Chan-wook abbia pieno diritto di darsi un certo contegno. Naturalmente lui non lo ammetterà...

Andate a vedere Old boy, vi gusterete il fatto che in Corea c'è un regista del livello di Park Chan-wook.

Ddanzi Chongsu
Intervista originariamente pubblicata su Ddanzi Ilbo il 1.12.2003,
tradotta e riprodotta per gentile concessione della testata e dell'autore.
traduzione di Silvia Tartarini