Ambiti territoriali e di ricerca

L'attività del laboratorio è rivolta soprattutto alla documentazione epigrafica di:

Nel primo millennio a.Cr. la parte nord-orientale della penisola italiana conobbe l'affermarsi e il fiorire della civiltà dei Veneti antichi; tale cultura è caratterizzata da una propria lingua, il venetico. Fin dagli inizi degli studi scientifici si è manifestata evidente l'appartenenza del venetico alla famiglia indeuropea; meno univoca è stata la sua collocazione nel quadro della classificazione linguistica: recentemente si è tuttavia riconosciuta una notevole affinità del venetico con il latino.
Le iscrizioni venetiche si datano dalla metà del VI al I secolo a.C. e sono notate in un alfabeto, elaborato sulla base di modelli etruschi, che si manifesta in varietà locali. Si tratta prevalentemente di iscrizioni funerarie e votive, anche se non mancano esempi di altre classi di testi, quali iscrizioni pubbliche, confinarie, etc.; generalmente, con poche ma rilevanti eccezioni, i testi sono brevi e ripetitivi, stilati secondo formulari fissi relativi a ciascuna classe testuale. Il corpus epigrafico è attualmente costituito da oltre cinquecento testi.
I siti di provenienza sono distribuiti nel Veneto centrale e meridionale (Este, Padova, Vicenza), nel Veneto orientale (Altino, Montebelluna, Oderzo), nell’area dolomitica cadorina (Lagole di Calalzo, Auronzo) e nella valle della Gail (Würmlach, Gurina); attestazioni più sporadiche provengono dal Friuli ed oltre, fino al corso dell'Isonzo e a Trieste.

L’Italia nord-occidentale attesta una presenza continuativa di genti di lingua celtica a partire dal VI sec. a. C. Il corpus delle iscrizioni celtiche d’Italia è costituito attualmente da più di duecento documenti che coprono un arco cronologico che va dal VI a. C. fino al I secolo d. C. e che provengono dalla regione dei grandi laghi italiani (lago di Como e lago Maggiore), da varie province di Veneto, Lombardia e Piemonte e dal Canton Ticino.  Un nucleo consistente è costituito da epitaffi ma vi sono anche alcune dediche votive e non, nomi e marchi di proprietari su vasellame, due bilingui celtico-latine e un discreto numero di legende monetali, peraltro rilevanti per lingua e per storicità. I testi portano quasi esclusivamente onomastica su schemi formulari ripetuti e con sintassi pressoché assente. Le iscrizioni sono notate in un alfabeto (noto come ‘alfabeto leponzio’) che è un adattamento di quello etrusco e che, per un certo numero di secoli, pare possa essere stato una sorta di ‘alfabeto nazionale celtico’ in Italia, caricato di valenze ideologiche, culturali e politiche.

Il retico è la lingua riferita ad una popolazione anticamente stanziata nell'area alpina, nota nelle fonti antiche come Reti. Le iscrizioni retiche sono circa trecento e sono notate in un alfabeto derivato da quello etrusco, con pochi adattamenti; provengono dall'area prealpina ed alpina orientale, in particolare dalle attuali province di Verona e Vicenza, dal Trentino-Alto Adige, dal Tirolo e dalla Val Engadina. La loro datazione va dal VI al I secolo a.C.
Tra le iscrizioni si riconoscono nuclei consistenti a carattere votivo; i principali luoghi di ritrovamento sono Magrè (Vicenza), Sanzeno (Bolzano) e la Valpolicella (Verona). Si tratta di testi, spesso brevi e frammentari, di difficile inquadramento anche per i problemi di interpretazione finora posti dalla lingua. Il retico infatti è una lingua non indeuropea, per la quale gli studi più recenti hanno accertato una consistente affinità con l'etrusco.

Le lingue sabelliche (in passato definite ‘italiche’) sono un gruppo di lingue strettamente imparentate, appartenente alla famiglia indeuropea, e diffuso - in diverse varietà, sia cronologiche che areali - nell’Italia centro-meridionale, dall’Umbria alla Calabria.
La documentazione epigrafica parte dal VII secolo a.C., con notevole incremento soprattutto dopo il V-IV sec. a.C., e arriva fino alla conquista romana. Le iscrizioni sono complessivamente oltre un migliaio. Le scritture utilizzate per notare queste lingue sono diverse: alfabeti elaborati localmente sulla base etrusca o greca e l’alfabeto latino. Le iscrizioni sabelliche comprendono pressoché tutte le classi testuali di trasmissione epigrafica (funeraria, religiosa, pubblica, privata, etc.); si tratta talvolta di documenti di grande importanza per aspetti politici, religiosi e culturali.
All’interno del gruppo sabellico si possono distinguere per la fase più antica (VII-IV secolo):

  • le iscrizioni ‘protosabine’: testi brevi e frammentari risalenti al VII-VI secolo a.C, provenienti dalla Sabina;
  • le iscrizioni ‘presannitiche’: di VI-V secolo, da Campania, Lucania (attuale Basilicata) e Bruzio (attuale Calabria);
  • le iscrizioni ‘sudpicene’: provenienti dalla fascia adriatica compresa tra le Marche meridionali e l'Abruzzo settentrionale, databili dal VI al IV secolo a.C.; testi in prevalenza lunghi e complessi, di natura funeraria e celebrativa.

Per la fase successiva, a partire dal IV secolo:

  • le iscrizioni umbre: testi provenienti prevalentemente dai centri di Gubbio, di Todi e di Assisi. Tranne un piccolo gruppo di iscrizioni di diversa natura, la testimonianza della lingua umbra è data da un eccezionale documento, le Tavole Iguvine, sette tavole di bronzo che riportano le cerimonie rituali pubbliche, con le relative prescrizioni, pertinenti alla comunità di Gubbio. Le Tavole Iguvine costituiscono, sia per l’aspetto linguistico che per quello storico-culturale, il documento più importante di tutta l’Italia antica;
  • le iscrizioni sabelliche dell’Italia centrale: pertinenti a varietà distinte e riferite alle popolazioni note dalle fonti antiche come Marrucini, Vestini, Marsi, Peligni, Volsci etc.; presentano segni evidenti di una precoce romanizzazione;
  • le iscrizioni osche: testimoniano le varietà diffuse nel Sannio interno e nella Campania, in Lucania e nel Bruzio. La documentazione epigrafica è ricca e multiforme, e comprende anche importanti documenti di natura pubblica e religiosa. 

Il falisco è una varietà indoeuropea affine al latino attestata nell'Italia centrale dal VII secolo a.C. al II secolo a.C. da circa trecento iscrizioni. Le iscrizioni, che utilizzano un alfabeto encorio di matrice etrusca, provengono perlopiù da Falerii Veteres (Civita Castellana) - distrutta dai Romani nel 241 a.C. a seguito di una rivolta -, Falerii Novi (S. Maria in Fàlleri) - edificata successivamente alla distruzione di Falerii Veteres - e dall'ager circostante.
Il corpus falisco è rilevante sia dal punto di vista linguistico che da quello storico-culturale, in quanto restituisce, allato a numerose iscrizioni brevi e ripetitive perlopiù di carattere funerario, un insieme di testi di massima significatività per antichità ed elaborazione.

L'etrusco è una lingua documentata da oltre diecimila iscrizioni datate dall'inizio del VII secolo a.C. al I secolo d.C. Provengono soprattutto dalla cosiddetta 'Etruria propria', un'area compresa tra i fiumi Arno e Tevere e il mar Tirreno, nonché da altre zone della penisola italica (in particolare Campania ed Emilia) e al di fuori di essa (in particolare Corsica, costa francese meridionale e Tunisia). Le iscrizioni etrusche utilizzano una scrittura alfabetica di derivazione greca occidentale (sostanzialmente euboica), con varianti locali ed evoluzioni diversificate per aree e cronologie.
L'interpretazione dell'etrusco si presenta difficoltosa, principalmente per via del suo isolamento linguistico. L'etrusco non è una lingua indoeuropea e, a dispetto dei molteplici tentativi di raccordarlo con diverse famiglie linguistiche, gli unici legami genetici accertati sono con il retico, una varietà documentata nell'area prealpina ed alpina orientale da circa duecento iscrizioni, e con il lemnio, attestato nell'isola di Lemno nel mar Egeo settentrionale da una iscrizione su stele e da alcune iscrizioni perlopiù frammentarie. Nonostante ciò, il progressivo affinamento dei metodi ermeneutici e, più recentemente, l'applicazione delle teorie e dei metodi della linguistica hanno reso possibile l'interpretazione di molti testi e la ricostruzione, quantomeno parziale, del sistema linguistico etrusco.
Il corpus di iscrizioni etrusche comprende testi di rilevanza notevole dal punto di vista storico-culturale: è il caso, ad esempio, del Liber Linteus, lungo calendario rituale dipinto su lino.

Last update: 17/04/2024