Comunicare la ricerca 
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Comunicare la scienza è una parte fondamentale in ogni progetto di ricerca e un obiettivo della Terza Missione.
Non basta divulgare dati; bisogna farlo in modo efficace anche perché sempre più il pubblico a cui ci si rivolge non è solo la comunità di esperti, ma l'intera società.
Essere pubblicati non è sufficiente: oltre alla pubblicazione bisogna pensare anche alla divulgazione per rendere la ricerca veramente d’impatto.

Consigli per chi pubblica

Prima di pubblicare

Prima ancora di iniziare a scrivere un articolo, è bene avere le idee chiare sui propri obiettivi ponendosi alcune domande: quale editore o rivista scegliere? quale approccio porta ad avere più chances di pubblicazione?

Il primo passo è identificare in quali riviste pubblicano i vostri colleghi e individuare quali pubblicazioni citano più di frequente.
Uno strumento utile sono i repertori di riferimento di ogni disciplina. Nel caso delle discipline che seguono le convenzioni bibliometriche è utile scorrere le journal lists dei principali database per capire quali sono le riviste più lette e in cui il vostro lavoro avrà più possibilità di essere scoperto:

Nel momento di decidere a chi sottoporre la vostra pubblicazione, fate attenzione ai criteri di valutazione a cui sarà sottoposto il vostro lavoro durante le procedure per l'abilitazione scientifica nazionale e le progressioni di carriera o per le assegnazione dei finanziamenti.

Se appartenete a un'area tecnico-scientifica (bibliometrica) utilizzate gli strumenti bibliometrici perché saranno presi in esame alcuni indicatori come ad esempio l’Impact Factor della rivista in cui avete pubblicato. Tenete però presente che non necessariamente le riviste con il più alto indice sono le più lette o citate dai vostri colleghi ed è sempre più oggetto di critiche la valutazione che si basa solo su criteri come l’IF. Enti e ricercatori che aderiscono alla DORA Declaration (Dichiarazione di San Francisco sulla Valutazione della Ricerca) ritengono che vada superata la valutazione basata solo su metriche come l'IF.
Per saperne di più consultate la sezione Bibliometria.

Per valutare le aree umanistico-sociali si usano invece indicatori non bibliometrici (peer review).
Per saperne di più su questo argomento consultate la sezione Peer review (revisione tra pari).

Quando state per inviare un articolo a una rivista è importante verificare che l’articolo sia sottoposto a peer review prima dell’accettazione. Il processo di peer review allunga inevitabilmente i tempi di pubblicazione, ma è sigillo di garanzia e qualità. Bisogna quindi diffidare di editori che promettono pubblicazioni in tempi troppo rapidi.

Il manoscritto deve essere conforme alla veste grafica della rivista. Quindi prima di presentare un articolo, leggete accuratamente le istruzioni per gli autori e cercate di usare i template richiesti, facendo attenzione all'abstract e all'uso di parole chiave significative (utili poi per la disseminazione)

Perché un articolo sia ricercabile e individuabile con precisione nelle banche dati è opportuno:

  • usare sempre la stessa forma del nome e del cognome per evitare ambiguità
  • controllare i dati dell’affiliazione (nome istituzione e indirizzo) verificando la coerenza tra il nominativo presente nell'anagrafe di Ateneo e quello nelle banche dati
  • utilizzare gli author identifier (ORCID, RESEARCH-ID)

Per le denominazioni e i dati di affiliazione fate riferimento all'anagrafe di Ateneo:
Chi siamo - dipartimenti, strutture e uffici / Who we are - Departments, structures and offices
(per es. nome istituzione: Università Ca' Foscari Venezia / Ca' Foscari University of Venice).

Prima di firmare un contratto e trasferire tutti i diritti all’editore, ricordate che è possibile utilizzare le licenze aperte o chiedere delle modifiche che consentano di:

  • archiviare nel repository istituzionale (ARCA) la versione consentita dell’articolo
  • utilizzare l’articolo per scopi didattici
  • includere alcune parti in lavori successivi
  • pubblicare l’articolo in un sito web personale

In particolare fate attenzione agli adempimenti previsti dai progetti di ricerca da cui avete ottenuto i finanziamenti: la maggior parte richiede infatti che le pubblicazioni e i dati siano condivisi il più rapidamente possibile in open access. Per maggiori informazioni consultate la pagina Diritto d’autore e licenze.

Pubblicare in riviste ad accesso aperto (Gold Open Access) e depositare il proprio lavoro in un archivio istituzionale (Green Open Access) consente di:

  • rendere conto dei finanziamenti ricevuti
  • avere una maggiore visibilità e impatto grazie a un’ampia distribuzione e numerose citazioni delle proprie ricerche.

L’autoarchiviazione in un repository è gratuita (per l’autore) e immediata (salvo embargo).
Per approfondimenti consultare la pagina Open Access.

Dopo la pubblicazione

Le parole chiave da tener presente dopo aver pubblicato sono:

  • disseminazione ovvero l'insieme di azioni e strategie per diffondere le informazioni su pubblicazioni, articoli o nuove idee, in modo da massimizzarne l’impatto nella comunità scientifica.
  • comunicazione cioè l'insieme di attività di informazione e promozione, rivolte a un target più generico (l’opinione pubblica, i media), per aumentare la visibilità di pubblicazioni, articoli o nuove idee.

Archiviare il proprio lavoro nel repository istituzionale (ARCA), oltre che essere richiesto dal Regolamento di Ateneo per il deposito nell’Archivio istituzionale e l’accesso aperto alla letteratura scientifica, aumenta la possibilità di comparire nelle ricerche di Google e quindi fa crescere la visibilità.
ARCA fornisce inoltre un permalink (handle) basilare per l'identificazione univoca dell'oggetto digitale.È importante inserire metadati completi e corretti (non solo quelli obbligatori, ma anche parole chiave, abstract, DOI ecc.) per aumentare la possibilità di essere trovati.
Per l'abstract e le parole chiave è preferibile utilizzare l'inglese perché la ricerca abbia un impatto a livello internazionale.

È utile avere una solida reputazione online attraverso piattaforme social come Linkedin, X (ex Twitter), Instagram. Sono un valido strumento non solo per dare informazioni sugli ultimi lavori pubblicati, ma anche per tenersi aggiornati su temi che pertengono all’ambito del proprio campo di ricerca e creare reti di relazioni con altri ricercatori.
È importante inserire nel post il link (meglio ancora se un permalink - DOI, handle) alle pubblicazioni e usare #hashtag appropriati per farsi “scoprire” da chi ha interessi per lo stesso argomento.

È possibile tenere sotto controllo la disseminazione della pubblicazione attraverso Altmetrics, nuova metrica proposta come alternativa (non in opposizione) agli indici tradizionali, che misura le attività online relative agli articoli scientifici, raccogliendo dati da Facebook, X (ex Twitter), Mendeley, SlideShare, visite alle pagine HTML, download di PDF, numero di citazioni estratte da basi dati quali Scopus e CrossRef.
Un altro strumento utile è Impactstory su cui ci si può registrare utilizzando l’Orcid, e che permette di calcolare l’impatto online dei propri lavori tramite l’analisi delle metriche alternative.

Siamo in un’epoca in cui la comunicazione evolve molto velocemente. Anche le forme della comunicazione scientifica e della ricerca cambiano rapidamente e assumono modi diversi. È perciò importante restare aggiornati sulle nuove strategie di comunicazione scientifica, per esempio tenendo d’occhio progetti come 101 Innovations in Scholarly Communication (ideato dall’Università di Utrecht) che presenta strumenti, idee e strategie per rendere la comunicazione scientifica sempre più efficace.

Public engagement: divulgare la scienza

La comunicazione della scienza è un’attività multidisciplinare in continua evoluzione: bisogna saper parlare di scienza in modo attrattivo. Divulgare vuol dire informare, coinvolgere, interessare, impegnare, suggestionare il pubblico. Questo significa public engagement che richiede competenza, passione, capacità produttive, risorse umane e finanziarie).
Un ricercatore deve essere anche un bravo narratore della sua ricerca. La narrazione deve considerare questi aspetti:

  1. What (il contenuto): cosa vogliamo comunicare?
    Bisogna selezionare con attenzione precisi contenuti da comunicare corredati di fonti e dati.
  2. Who (il target): a chi vogliamo comunicare?
    La narrazione deve essere adatta al pubblico a cui ci rivolgiamo (pubblico generale non informato; pubblico generale interessato; pubblico qualificato; pubblico specifico informato; peers ed esperti).
  3. How (come): quali strumenti utilizzare?
    Scegliere media non adatti al pubblico a cui ci si rivolge è un errore di comunicazione. Bisogna inoltre far attenzione all’equilibrio tra comunicazione e intrattenimento per non snaturare la divulgazione.

Focus: predatory publishers

Al momento di decidere a quale rivista presentare una nuova pubblicazione, è bene essere consapevoli di un fenomeno conosciuto come editoria predatoria. 

Si definisce predatory publisher un editore che offre di pubblicare, generalmente in open access, articoli scientifici a pagamento senza fornire servizi di qualità e soprattutto senza peer review.

Riconoscere e contrastare le riviste predatorie dev’essere un imperativo per la comunità scientifica per prevenire non solo i danni a livello di credibilità degli autori e delle istituzioni di cui fanno parte, ma anche i danni sociali. L’editoria predatoria contribuisce infatti a minare la fiducia nella scienza (aperta) e a diffondere fake news.

Spesso i predatory publishers vengono presentati come il lato oscuro dell’open access. Il fenomeno dell’editoria predatoria si collega piuttosto al sistema di valutazione dei ricercatori basato su indicatori quantitativi e che premia quindi la quantità (di pubblicazioni e di citazioni) piuttosto che la qualità della ricerca.

Il fatto che la maggior parte degli editori predatori sia Open Access è più un sintomo che la causa.

Un editore serio (che sia Open Access o tradizionale) segue un codice etico generalmente ispirato alle linee guida del Committee on Publication Ethics (COPE) e adotta procedure di revisione trasparenti e documentate.

È importante quindi essere cauti quando si ricevono proposte di pubblicazione e devono mettere in allarme alcuni particolari come:

  • mail bombing: i predators mettono in atto strategie aggressive tramite e-mail in cui invitano gli autori a inviare articoli o a far parte di board editoriali;
  • titoli e layout grafici simili a quelli di riviste famose, scelti di proposito per creare siti clone e confondere gli autori;
  • informazioni false o assenti: i predators forniscono falsi IF, indirizzi errati, false dichiarazioni del comitato editoriale, ingannevoli affermazioni sul rigore della peer review, nessun accenno all’uso di licenze (CC-BY);
  • accettazione rapida degli articoli: in genere è indizio di nessuna peer review e scarso controllo di qualità

Esistono però strumenti che aiutano a capire se un editore è affidabile.

Think Check Submit: attraverso una checklist, guida a una scelta consapevole della rivista.

Compass to Publish: si basa su un test di 26 domande. Più la lancetta vira sul rosso più è probabile che si tratti di una rivista predatoria.

È utile verificare la presenza di una rivista nelle:

  • Whitelists (elenchi di siti affidabili):
    DOAJ (Directory of Open Access Journals)
    OASPA (Open Access Scholarly Publishers Association)
  • Blacklists (siti noti o altamente sospettati di essere inaffidabili):
    Predatory Reports
    Cabell's Journal Analytics (servizio commerciale a pagamento)

In caso di dubbio, prima di inviare i vostri articoli, il nostro consiglio è di confrontarvi con colleghi ed esperti della materia, contattare l’editore e chiedere garanzie, rivolgervi per una consulenza al settore supporto alla ricerca delle biblioteche.

Strumenti utili

È disponibile sulla piattaforma Moodle di Ateneo un corso rivolto in particolare a chi si sta accostando al mondo della ricerca. Si focalizza infatti sul processo di diffusione del lavoro del ricercatore fornendo utili consigli e indicazioni anche ai fini della progressione della carriera.

Il corso prende spunto dagli incontri formativi che la Biblioteca Digitale di Ateneo, in collaborazione con l'ufficio Dottorato di Ricerca-PhD Office, organizza periodicamente come momento di confronto e approfondimento su questi temi. 

Gli incontri si tengono in modalità telematica sulla piattaforma Zoom. All'interno dei moduli si trovano le registrazioni dei 5 incontri e le slides degli interventi.

L'Ateneo cerca da sempre di valorizzare i risultati della ricerca anche tramite un’efficace comunicazione degli stessi verso il mondo accademico e non accademico e l’organizzazione di numerose  iniziative (pubblicazioni, convegni, conferenze, workshops, mostre, incontri specifici).
Ricerca a Ca’ Foscari: Impatto

Last update: 14/02/2024