Testuggini di Valle Averto: la relazione fra nidi, predatori e esseri umani

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La testuggine palustre europea, Emys orbicularis, è molto diffusa in area perilagunare: vive, infatti, in zone paludose e salmastre tra acqua e terra, dove depone le sue uova. Grazie alla ricerca finanziata da Ca’ Foscari e dal WWF Italia e pubblicata su Global Ecology and Conservation, Mirko Liuzzo del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, assieme ai co-autori e co-autrici Arianna Spada, Chiara Facca, Stefano Borella e Stefano Malavasi, ha studiato l’habitat in cui le testuggini depongono le loro uova e ha svolto un’indagine sui predatori attivi in queste zone. 

La testuggine palustre europea, di cui mi occupo sin dal dottorato di ricerca, - racconta Liuzzo- viene definita una specie sentinella: vive a lungo ed è possibile studiare l’inquinamento dei luoghi in cui abita grazie allo studio periodico degli inquinanti bioaccumulati dall’animale. Offre degli  sviluppi applicativi interessantissimi: la testuggine può vivere anche fino a 120 anni, ma in media vive 40-80 anni, un lasso temporale considerevole per tutta una serie di indagini.

Nella ricerca appena pubblicata il focus è sull’ecologia riproduttiva della specie: volevamo conoscere la scelta delle aree per la deposizione delle uova e la pressione predatoria sui nidi. Durante il primo stadio di vita, la sopravvivenza delle uova e dei piccoli è messa a rischio dall'aumento dei livelli di predazione dei nidi, conseguenza di una maggiore capacità di individuazione dei nidi da parte dei predatori. Questa maggiore capacità è spesso il risultato di cambiamenti indotti dall'uomo, come la perdita e l'alterazione dell'habitat, che portano i predatori a concentrare le loro attività nelle ristrette aree di nidificazione. Lo studio nasce anche per questa esigenza: aiutare i gestori dell'oasi nella manutenzione e gestione dell'area protetta, senza che queste attività influiscano negativamente sul naturale tasso di predazione dei nidi.

Abbiamo lavorato prevalentemente a Valle Averto, Oasi WWF in provincia di Venezia, un’antica valle da pesca oggi meta naturalistica per un turismo interessato alla ornitofauna. È un’area molto popolata di testuggini, forse in Italia la più popolosa; in un precedente studio, avevo calcolato la presenza di ben 250 esemplari per ettaro.

Trovare nidi di testuggine in una zona paludosa è molto difficile, continua Liuzzo, a differenza della sabbia, qui non si vedono tracce attorno ai nidi. Ma la forte attività predatoria ci ha permesso di trovare, oltre a numerose uova sparse, molti nidi predati e abbiamo potuto studiarne le caratteristiche, la consistenza del suolo e le preferenze di contesto.

Per identificare i predatori abbiamo creato dei nidi artificiali, simulando quelli ritrovati e per attirarli abbiamo usato urina di testuggine diluita in acqua. Gli esemplari femmina gravidi, secernono un liquido lubrificante che facilita la fuoriuscita delle uova, il cui forte odore persiste per 48 ore e attira i possibili predatori. Abbiamo messo alcune testuggini gravide in una vasca di stabulazione, con acqua dolce, e abbiamo raccolto il liquido ‘profumato’ con cui abbiamo poi cosparso i nidi artificiali. Attivata una fototrappola abbiamo aspettato. Ed è emerso un brulicare di movimenti che siamo riusciti a catturare: animali semplicemente  di passaggio e animali, come gazze, tassi e volpi, che cercavano il nido al fine di recuperare le uova. 

Una gazza, ripresa da una fototrappola, con un uovo predato nel becco

Siamo riusciti ad analizzare il comportamento e i ritmi di attività dei predatori. Abbiamo notato, a esempio, come la gazza effettua una pressione predatoria importante, soprattutto in aree di recente sfalciamento, motivo per cui abbiamo analizzato anche l’influenza antropica sull’attività predatoria ed elaborato linee guida per regolamentare gli sfalci, almeno in aree protette, come quella di valle Averto.

Quindi l’architettura dello studio è costruita su tre pilastri fondamentali: da una parte l'analisi delle aree predilette per la deposizione delle uova da parte delle testuggini, dall’altra l’analisi delle specie predatorie, i loro comportamenti, i ritmi di attività e la pressione predatoria e infine l’aspetto gestionale: come l’intervento dell’uomo può aumentare la predazione delle uova e la costruzione di linee guida per regolamentare l’attività antropica nelle oasi protette. 

Questa ricerca ha aperto una nuova strada di studi su Emys orbicularis. In questa fase di ricerca io mi sto concentrando sugli aspetti tossicologici che possono emergere da prelievi di sangue o studio delle uova di testuggine. Sarebbe interessante proseguire a studiarne l'habitat per ritrovare dei nidi integri. In questi anni di lavoro ne ho trovati una quarantina depredati e solo uno integro, di cui si può ammirare la schiusa delle uova grazie a questo video: 

“In questo video, si possono apprezzare i delicati e ben coordinati movimenti delle zampe posteriori della testuggine, volti a scavare il nido e a ricoprirlo successivamente con la terra, così da nasconderlo e renderlo il meno individuabile possibile ai predatori” commenta il prof. Stefano Malavasi, ordinario di Zoologia presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Ca’ Foscari. “Questo dimostra” prosegue Malavasi “come l’uso del foto-video-trappolaggio possa essere di grande utilità, non solo per indagini distributive ed ecologiche, ma anche per rilevare fini dettagli del repertorio comportamentale delle specie animali”. 

Sara Moscatelli