Italia

Nella cornice internazionale di Ice Memory, l’Italia è impegnata nella conservazione dei segnali climatici e ambientali provenienti dagli ambienti alpini e appennici.

Il gruppo italiano ha in programma il prelievo di cinque carote di ghiaccio rappresentative dei differenti climi nazionali, sia continentali che marittimi.
La selezione comprende due ghiacciai nelle Alpi orientali (Marmolada e Montasio), l’ultimo corpo glaciale residuo negli Appennini (Gran Sasso d’Italia) e due ghiacciai d’alta quota nelle Alpi occidentali (Grand Combin e Monte Rosa).

La scelta dei siti tiene in considerazione l’attuale accelerazione del tasso di riduzione delle superfici glaciali. Ghiacciai a basse quote e latitudini più meridionali come il Montasio e il Calderone sono destinati a scomparire nei prossimi decenni. Per questo motivo, Ice Memory rappresenta l’ultima chance per conservare le informazioni ambientali e climatiche in essi contenuti.

 

Grand Combin (Corbassiere), Valle d'Aosta - Svizzera

Altitudine 2400 - 4300 m s.l.m.
Estensione 15 km2
Profondità max 100 in area sommitale
Caratteristica ghiacciaio freddo d’alta quota

Evoluzione nel tempo

Il Corbassiere è un ghiacciaio d’alta quota, si estende sul versante nord del Grand Combin (4314 m slm Alpi Pennine) a circa metà strada tra il Monte Bianco e il Monte Rosa. Attualmente ha un’estensione di 14.7 km2 e si sviluppa tra i 2400 e i 4314 m slm. Nella vedretta alta del ghiacciaio a 4200 m, è presente un plateau con una profondità glaciale massima di circa 100 m. Negli ultimi 170 anni, dalla fine della Piccola Era Glaciale (PEG), il ghiacciaio Corbassiere ha perso circa il 32% della sua area, con un arretramento della lingua di circa 3.5 km.

Come alcuni altri ghiacciai della catena alpina (es. Monte Rosa 4634 m slm), il Corbassiere ha le caratteristiche necessarie per la conservazione di record climatici a scala centenaria. Infatti, la favorevole esposizione a nord delle Alpi, e la quota elevata hanno garantito sia una continua glaciazione attraverso i secoli sia la presenza di firn freddo non influenzato dai processi di percolazione dell’acqua di fusione superficiale. Queste caratteristiche permettono il mantenimento di record climatici inalterati all’interno degli strati glaciali.

A ottobre 2018 CNR e l’Università Cà Foscari Venezia, in collaborazione con l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) hanno organizzato una missione di ricognizione sulla vedretta alta del ghiacciaio del Grand Combin (4100 m) per stabilire in quale punto del ghiacciaio fosse possibile estrarre le carote più profonde capaci di raccontare secoli di storia del clima.

Tramite l’utilizzo di un georadar è stato possibile mappare la morfologia del substrato roccioso in un’area di 4.5 ettari sulla parte sommitale del ghiaccio. Il rilievo ha misurato uno spessore massimo di neve e ghiacciaio pari a circa 100 m.

S.Urbini. INGV
S.Urbini. INGV

Nell’area d’indagine è stata estratta una carota superficiale lunga 14 m che ha permesso il riconoscimento dei cicli stagionali dal 2011 al 2017. I dati sono stati confrontati con un precedente campionamento del 2016 e con l’andamento della temperatura dell’aria nel medesimo periodo. I risultati hanno evidenziato un ottimo appaiamento dei segnali stagionali e un’elevata correlazione con la temperatura dell’aria.
La missione del 2018 è stata propedeutica alla successiva campagna di perforazione del 2020 garantendo la scelta del miglior sito di campionamento.

A settembre 2020 un team di ricercatori italiani dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con i colleghi svizzeri del Paul Scherrer Institut (PSI), hanno installato un campo base sulla vedretta del ghiacciaio del Grand Combin con l’obiettivo di estrarre tre carote di circa 80 m.
La missione, della durata di circa 10 giorni, ha messo in evidenza la necessità di collezionare il prima possibile i campioni di ghiaccio del programma Ice Memory Italia. Infatti, nonostante il buon risultato delle precedenti analisi, non è stato possibile raccogliere le carote di ghiaccio profondo a causa delle cattive condizioni dei primi 20 m di profondità del ghiacciaio.
All’aumentare della profondità di perforazione, i ricercatori hanno riscontrato una maggiore frequenza di lenti di ghiaccio, evidenza dei cicli di gelo e disgelo legati all’aumento della temperatura estiva. A circa 25 m di profondità la presenza di uno strato di acqua liquida ha compromesso definitivamente le operazioni di perforazione impedendo al carotiere di scendere oltre. È stato possibile raccogliere solamente tre carote superficiali di lunghezza inferiore ai 25 m.
Da questi risultati inaspettati sul campo, la necessità di collezionare al più presto i campioni di ghiaccio perché probabilmente non abbiamo molto tempo prima che le informazioni in essi memorizzate siano irrimediabilmente compromesse.

Monte Rosa (Gorner), Piemonte - Svizzera

Altitudine 2173 – 4576 m s.l.m.
Estensione 40 km2
Caratteristica ghiacciaio freddo d’alta quota

Evoluzione nel tempo

Il Gornergletscher il secondo ghiacciaio più esteso dell’arco alpino. Si estende a Ovest del Monte Rosa (4634 m slm) sul versante settentrionale dello spartiacque tra Italia e Svizzera. Nel 2009, il ghiacciaio aveva un’estensione di 42 km2 sviluppandosi dai 2170 ai 4600 m slm. Tra Punta Gniffetti (4554 m slm) e Punta Zumstein (4563 m) si localizza una sella nevosa (Colle Gniffetti 4455 m slm) ove nel 2005 è stata estratta una carota di ghiaccio di 62 m. Dalla fine della Piccola Era Glaciale (PEG) il Gornergletscher ha visto una riduzione areale di circa il 40% e un arretramento della lingua glaciale di 3.3 km.

Come il ghiacciaio Corbassiere sul Grand Combin (4314 m slm), il Gornergletscher ha le caratteristiche necessarie per la conservazione di record climatici a scala centenaria. La favorevole esposizione a nord delle Alpi e la quota elevata hanno permesso parallelamente una continua glaciazione attraverso i secoli e la presenza di firn freddo non influenzato dai processi di percolazione dell’acqua di fusione superficiale. Queste caratteristiche permettono il mantenimento di record climatici inalterati all’interno degli strati glaciali.

A giugno 2021 si è conclusa la terza missione del progetto Ice Memory Italia organizzata dall’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con il centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut.
Gli scienziati hanno prelevato due carote di ghiaccio superficiali e due carote profonde oltre 82 metri. Nel segmento più vicino alla roccia, il campione potrebbe contenere informazioni sul clima e l'ambiente fino a 10 mila anni fa. Se le analisi lo confermeranno, significherebbe che in Antartide sarà conservato il ghiaccio più antico dell'arco alpino. 
“La spedizione è stata un successo: il team ha estratto due carote di ghiaccio profonde oltre 80 metri da un sito importantissimo perché mantiene le informazioni del clima e dell’ambiente degli ultimi 10mila anni. – afferma Carlo Barbante, direttore Cnr-Isp e professore a Ca’ Foscari -.
Il team ha lavorato bene nonostante le condizioni molto dure, con giorni di vento forte e neve. Ora questo prezioso archivio della storia climatica delle Alpi potrà essere conservato per il futuro”.
Parallelamente alla missione in campo, i ricercatori hanno organizzato due giorni di partecipazione e divulgazione scientifica coinvolgendo diverse istituzioni locali ed enti di ricerca che operano nel campo del monitoraggio ambientale e tutela del territorio tra cui: ARPA Piemonte, ARPA Valle d’Aosta, Comitato Glaciologico Italiano, Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia, Fondazione Montagna Sicura, Università di Torino, Einwohnergemeinde Zermatt, Sektion Naturgefahren Kanton Wallis. 

Nel contesto della missione al Colle Gnifetti, è stata presentata la pubblicazione "Monte Rosa, un libro scritto nel ghiaccio", una raccolta di storia e prospettive di ricerca nell'area che gravita attorno a una delle più belle cornici del panorama alpino, il Monte Rosa.
È possibile scaricare la pubblicazione da qui:

Gran Sasso d'Italia (Calderone), Abruzzo

Altitudine 2662 - 2806 m s.l.m.
Estensione 0.09 km2
Profondità max 25m (2015)
Caratteristica il ghiacciaio più a sud d'Europa

Evoluzione nel tempo

Il ghiacciaio del Calderone è situato sulla catena degli Appennini nel centro della penisola italiana e rappresenta il più meridionale apparato glaciale europeo a sud della catena alpina. Negli ultimi decenni, le attuali condizioni climatiche ne hanno modificato la dinamica interna causando l’interruzione del suo scorrimento verso valle. Tale staticità ne comporta la classificazione come “glacionevato”.

Frammentato dal 2000 in due settori, il ghiacciaio del Calderone si estende a Nord-Est sulle pareti del Gran Sasso d’Italia (Corno Grande 2912 m) per un estensione di circa 9 ha tra i 2662 e i 2806 m di quota e per buona parte della superficie è coperto da detrito. Il più recente rilievo georadar del ghiacciaio (2015) ha evidenziato uno spessore di circa 25 m nella parte centrale più depressa della placca inferiore del Ghiacciaio. Il clima degli ultimi decenni ne ha causato una rapida riduzione sia in area che in volume. I dati disponibili più recenti (Pecci et al 2008) evidenziano una perdita complessiva di circa 4 m di equivalente in acqua tra il 1995 e il 2006 e di 60 m di equivalente in acqua tra il 1920 e il 1994.

La posizione geografica del ghiacciaio del Calderone ne garantisce la sua classificazione come l’ultimo corpo glaciale all’estremo sud europeo. L’archiviazione di nuclei di ghiacciaio provenienti da queste latitudini, permette la conservazione di informazioni climatiche e ambientali tipiche di un clima mediterraneo, molto probabilmente non direttamente individuabili dalle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai alpini. 

Marmolada, Veneto - Trentino Alto Adige

Altitudine 2650 - 3343 m s.l.m.
Estensione 1.33 km2
Profondità 26 m (max 55m)
Caratteristica il più grande ghiacciaio residuo delle Dolomiti

Evoluzione nel tempo

Il ghiacciaio della Marmolada è il più grande apparato glaciale residuo delle Dolomiti, nelle Alpi orientali. Si estende sul versante nord del gruppo montuoso della Marmolada per 1.3 km2 tra i 2650 e i 3343 m slm (rilievi 2011). L’alimentazione del ghiacciaio è in prevalenza diretta, un limitato apporto valanghivo è assicurato dalle ripide pareti di Cresta di Serauta (3069 m slm) e Punta Penia (3343 m slm). Lo spessore medio del ghiaccio è di circa 26 m con profondità massima di 55 m. Dalla fine della Piccola Era Glaciale (PEG) la Marmolada si è ridotta di oltre il 70% e, solo negli ultimi 30 anni, ha subito un ritiro della fronte centrale di oltre 650 m.

L’importanza di tale ghiacciaio è sia ambientale che storica. Infatti, se da una parte la Marmolada ospita l’ultimo ghiacciaio importante delle Dolomiti e delle Alpi orientali, dall’altra conserva la memoria storica delle vicende avvenute durante la prima guerra mondiale. Tra il 1915 e il 1917 gli austriaci costruirono la Eisstadt, la” città di ghiaccio”, un intrico di gallerie scavate all’interno del ghiacciaio con uno sviluppo di 12 km al cui interno risiedevano oltre 300 militari. Le necessità belliche hanno permesso un accelerato sviluppo della scienza glaciologica grazie alle osservazioni in campo delle deformazioni glaciali dovute ai movimenti interni della masse glaciali.

Montasio, Friuli Venezia Giulia

Altitudine 1860 - 2050 m s.l.m.
Estensione 0.07 km2
Profondità 15 m (max 23 -24m)
Caratteristica il ghiacciaio a più bassa quota delle Alpi

Evoluzione nel tempo

Il ghiacciaio del Montasio rappresenta un eccezionale esempio di equilibrio tra condizioni ambientali e dinamiche glaciali. Le favorevoli condizioni geomorfologiche e di esposizione, unite alle abbondanti nevicate invernali fanno del Montasio l’ultimo ghiacciaio alpino sotto i 2000 m.

Il ghiaccio del Montasio si sviluppa per un’area di 7 ha ai piedi della ripida parete nord dello Jof Di Montasio (2754 m) nella parte più orientale della catena alpina, nelle Alpi Giulie, tra i 1860 e i 2050 m slm. L’alimentazione è esclusivamente valanghiva e questo ne garantisce lo stato di equilibrio tra l’accumulo invernale e l’ablazione estiva. Lo spessore medio attuale è pari a circa 15 m con profondità massima di 24 m. Rispetto al 1917, periodo favorevole per ghiacciai alpini, il ghiacciaio ha ridotto la sua estensione di circa il 6.5% con drastiche perdite in volume pari a circa il 78% passando da 4.5 Mm3 a 1.0 Mm3.

L’importanza scientifica e ambientale del ghiacciaio del Montasio è legata alla sua posizione altimetrica che lo classifica come l’apparato glaciale a più bassa quota delle Alpi. Tale caratteristica rende il ghiacciaio particolarmente sensibile alle variazioni climatiche, molto più degli estesi ghiacciai alpini oltre i 3000 m di quota.