A TTG l'analisi dei dati: estate 2025 positiva, ma serve riflettere sul pricing

Una corretta rilevazione e interpretazione dei dati è importante per valutare il reale andamento del comparto turistico-ricettivo. Con quali strumenti è possibile verticalizzare l’analisi dei dati e qual è l’importanza delle indagini di dettaglio e delle piattaforme di Data Lake?

A TTG Travel Experience il Ciset ha analizzato e illustrato le tendenze del 2025 durante l'evento “Misurare il turismo della nuova era: la rilevazione dei flussi nel comparto Open Air per la stagione 2025”, organizzato con Faita Federcamping e Hbenchmark.

L'occasione ha consentito di incrociare i dati di inizio e fine stagione, analizzati dal Ciset, con quelli delle prenotazioni rilevati da Hbenchmark. Ad aprire il pomeriggio di lavori è stato il presidente di Faita Federcamping, Alberto Granzotto, seguito dagli interventi di Francesco Traverso, CEO di Hbenchmark, e Valeria Minghetti, Head of Research del Ciset.

Una stagione estiva positiva, spicca il Nordest
“Abbiamo avuto – ha spiegato Minghetti – un’estate tutto sommato buona. Gli stranieri sono leggermente calati, gli italiani un po’ di più. Ma nel complesso siamo andati meglio del 2024. Una stagione che ha tenuto dal punto di vista economico anche grazie all'aumento delle tariffe”. Il dato medio, tuttavia, mostra differenziazioni a livello territoriale e per destinazione. “Il Nordest continua ad essere l'area di elezione del turismo open-air a livello italiano e anche europeo”, ha aggiunto Minghetti.

Prezzi, nuovo equilibrio
Per quanto riguarda la tipologia di destinazione, il balneare e il lacuale hanno mantenuto le posizioni, mentre il turismo montano ha registrato un andamento molto positivo, in linea con il 2024. Secondo Minghetti, “il turismo open air risulta essere più dinamico dell'alberghiero”, ma in entrambi i casi è necessario “avviare un ragionamento in merito all'andamento delle tariffe”. Il viaggiatore mostra oggi una crescente sensibilità al rapporto qualità-prezzo. “Se il prezzo sale ma non sale anche la qualità dei servizi offerti – ha sottolineato Minghetti – la predisposizione alla spesa cala, a prescindere dalla disponibilità economica del singolo”.