Il Museo Egizio di Torino fa tappa al Master di Ca’ Foscari-Ciset

Che cosa fa il direttore gestionale di un museo? E quali sono i rapporti con il mondo del turismo? Perché un museo deve conoscere i nuovi trend dei viaggiatori? A queste e altre domande ha risposto Samanta Isaia  durante la lezione che ha tenuto nei giorni scorsi al Master in Economia e Gestione del Turismo dell’Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Management, e Ciset.

Isaia è per l’appunto direttore gestionale di un museo, e non di uno qualsiasi, bensì del secondo più importante Museo Egizio al mondo dopo il Cairo, quello di Torino.

«Mi occupo di organizzazione e coordinamento del back office del museo – ha spiegato la direttrice in classe -. Il mio lavoro racchiude competenze plurime di tipo organizzativo, legale, finanziario e gestionale. La qualifica ingloba tutto ciò che non è scientifico e provvede allo sviluppo e realizzazione dei piani strategici della direzione generale».

Il Direttore Christian Greco, arrivato a Torino in concomitanza col grande cantiere di rifunzionalizzazione del 2015, indica la visione dell’istituzione, gli obiettivi scientifici da raggiungere nel breve e nel lungo termine.  Tra i punti di maggiore attenzione nell’agenda del Direttore c’è l’implementazione del percorso permanente, che dal 2016 in poi ha continuato a rinnovarsi con l’apertura di nuove sale e l’aggiornamento costante dei contenuti scientifici. 

«A me spetta l’organizzazione delle gare d’appalto, trovare la copertura finanziaria, gestire il cantiere e creare il gruppo di lavoro misto che opererà sul progetto» ha proseguito Isaia. 

Con afflussi medi di 850mila visitatori (ma si è superato il milione tra il 2015-2016, anno della riapertura del percorso rinnovato), il museo è una vera e propria impresa culturale e come tale si interfaccia con il settore del turismo, come testimonia una recente indagine.L’analisi dell’impatto economico del Museo condotta su un perimetro identificabile con la Città Metropolitana di Torino ha dimostrato la grande rilevanza dell’Egizio a livello turistico oltre alla capacità di generare una ricaduta positiva, in termini economici. 

Ma quali competenze servono ai giovani per lavorare in un ambito simile? «Devono essere molto trasversali – ha commentato Isaia -. Innanzitutto, serve un forte interesse personale nell’ambito culturale, che tradizionalmente è fluido, energivoro e con stipendi non troppo alti, ma la più grande e importante capacità è essere multitasking. Normalmente le strutture del museo sono snelle e con poco personale, e pur avendo all’interno comparti di appartenenza definiti, i confini sono labili. Ecco, direi che se un giovane ama lavorare in un ambito iper organizzato, non è adatto per approcciare un comparto museale».

Le competenze in ambito turistico sono molto utili per l’implementazione di progetti speciali destinati a turisti diversificati, «per esempio quelli arabi che vogliamo intercettare con progetti ad hoc, o i turisti cinesi per i quali bisogna avere linguaggi e percorsi appropriati», che richiedono conoscenze specifiche e molto approfondite. «Dentro uno staff museale non si ha il contatto diretto con il turista – ha concluso la direttrice gestionale -, ma si lavora a monte con una strategia che vede la sua conclamazione anni dopo. Sono obiettivi partiti da lontano che si raggiungono con tempistiche diverse. Il nostro lavoro non è come il Grand Hotel dove si ha il contatto costante con il pubblico, ma ciò non toglie che chi lavora nel nostro settore deve conoscere molto bene il pubblico per raggiungere i risultati prefissati».