Il turismo di prossimità traina il fatturato del turismo internazionale in Italia nel 2022. Il 2° approfondimento del Ciset su dati di Banca d'Italia

Secondo approfondimento ad opera di Valeria Minghetti, a capo del settore Ricerche del CISET, dopo quello dello scorso 7 luglio che aveva sottolineato come il 2022 fosse stato un anno positivo per le entrate turistiche in Italia. Secondo i dati forniti dall’indagine alle frontiere della Banca d’Italia, elaborati dal CISET, le spese per turismo internazionale sono aumentate rispetto ai livelli pre pandemici, nonostante il movimento turistico sia ancora al di sotto dei volumi registrati nel 2019. 

Questo grazie all’effetto congiunto di tre fattori: un leggero aumento della durata media del soggiorno; il riacutizzarsi dell'inflazione, che si è riflessa sulle tariffe praticate dagli operatori; una maggiore capacità di spesa da parte dei turisti che hanno scelto l’Italia come destinazione. 

In questa e nella prossima puntata, verranno analizzati il profilo e il comportamento di questi turisti. In particolare, le modalità di accesso in relazione al Paese di provenienza, il motivo del viaggio e la tipologia di vacanza scelta, prendendo come riferimento principale la spesa dei turisti, piuttosto che la loro consistenza.

In aumento il turismo di prossimità 

Il 2022 si è caratterizzato per un aumento significativo delle spese dei turisti che arrivano via strada, via porto e soprattutto via ferrovia rispetto al 2019 (rispettivamente, +6,5% e +9,8% e +82,4%), a fronte di un calo, invece, di quelle dei turisti che viaggiano in aereo (-4,8%). Nel caso del trasporto ferroviario, si registra un aumento a due cifre anche del movimento turistico che arriva in Italia grazie a questo mezzo rispetto al pre COVID (turisti +12,4%, notti +17,8%). Questo fa presumere un effetto di sostituzione rispetto, ad esempio, all’uso dell’aereo o del mezzo proprio, soprattutto dai paesi confinanti con l’Italia. In generale, si evidenzia una crescita della capacità di spesa da parte del turismo di breve-medio raggio rispetto al lungo raggio. 

Questi dati sono confermati dalla classifica dei 15 Paesi top spender per il 2022, che rappresentano l’80% della spesa totale e che, a differenza del 2019, sono soprattutto europei. In testa la Germania, che alimenta il 19,3% della spesa complessiva per turismo in Italia, seguita da Stati Uniti (10,7%), Francia (8,6%) e Regno Unito (8,5%). Dei Paesi extraeuropei principali clienti, rimangono tra i primi 15 Canada e Australia, mentre escono, com’era da attendersi, Giappone, Cina e Brasile, unitamente alla Russia. La spesa dei turisti tedeschi, austriaci, svizzeri e polacchi aumenta a fronte di un movimento turistico ancora al di sotto dei livelli del 2019.  I turisti spagnoli segnano invece un vero e proprio boom, con una crescita a due cifre sia in termini di volumi che di spesa. Nel caso di francesi, inglesi ed extraeuropei, invece, la contrazione della spesa rispetto al 2019 è comunque inferiore a quella del movimento turistico relativo allo stesso anno e si traduce, quindi, in un aumento della spesa media pro capite giornaliera. 

Il confronto tra permanenza media e spesa media pro capite giornaliera nei due anni evidenzia come, per quasi tutti i mercati, l’aumento della spesa sia superiore all’incremento della durata media del soggiorno -  in particolare, per Germania, Olanda, Austria, Svizzera e Belgio - e quindi legato al fattore prezzo e alla maggiore capacità di spesa dei turisti. Fanno eccezione la Francia - dove la spesa aumenta in modo significativo a fronte di un calo della durata del soggiorno -, e gli USA - dove invece la spesa cresce in proporzione meno della permanenza media.

Boom di viaggi di nozze e VFR, ripresa del turismo business

Riguardo al motivo generale del viaggio, si registra un boom dei viaggi di nozze, che crescono a due cifre sia in termini di movimento che soprattutto di spesa, dopo le restrizioni del 2020-21. Significativo aumento della durata del soggiorno per le visite a parenti e amici (notti +17,8%) -  anche in questo caso come probabile effetto post lockdown -  cui corrisponde un incremento quasi doppio della spesa (+36% rispetto al 2019).

Stesso trend per il turismo business e MICE, sostenuto soprattutto dai viaggi di lavoro occasionali per incontri con clienti: i pernottamenti aumentano del +6,4%, mentre le spese del +9,8% rispetto al 2019. Da sottolineare come in quest’ultima categoria possono ricadere anche alcuni “long stayers”, ossia coloro che fanno smart working in Italia, presso la sede di un cliente. In tale ambito, buona anche la ripresa delle spese per turismo fieristico, a fronte di una flessione dei flussi, mentre al palo il turismo congressuale.

L’andamento del turismo per vacanza, prima motivazione per un viaggio in Italia, è ancora al di sotto dei livelli 2019 (-29% in termini di turisti e -25% per le notti), ma la spesa cala decisamente meno del movimento turistico (-7%), a conferma del fatto che i turisti leisure internazionali hanno speso di più del 2019. Discorso valido anche per il turismo per shopping.

 

Montagna, lago e mare le destinazioni più gettonate dai vacanzieri

Tra i vacanzieri, il turismo lacuale e montano hanno registrato ottime performance, con una contrazione dei turisti a fronte di un aumento delle presenze, e quindi della durata media del soggiorno, ma soprattutto della spesa (+53,2% e +48,7%, rispettivamente, sul 2019). E una crescita della spesa si evidenzia anche per il turismo balneare (+11,5%), mentre la domanda è ancora sotto i livelli del 2019 di circa il -20%. Per quanto riguarda il turismo culturale, le performance sono ancora generalmente negative (-30% circa per turisti e pernottamenti), ma la flessione della spesa è comunque più contenuta rispetto ai flussi (-22%) e quindi si traduce in un aumento della spesa media pro capite giornaliera. Idem per la vacanza enogastronomica. Il grafico successivo mostra la dinamica 2022 su 2019 delle principali tipologie di turismo.

Anche in questo caso, il confronto tra permanenza media e spesa media pro capite giornaliera nei due anni mostra come, per quasi tutte le tipologie di vacanza, l’aumento della spesa è superiore all’incremento della durata media del soggiorno e quindi legato al fattore prezzo e alla maggiore capacità di spesa dei turisti. In particolare, per balneare, lacuale, turismo sportivo ed enogastronomico. Fanno eccezione il turismo montano - dove l’aumento dei due indicatori è pressoché allineato -, e il turismo culturale e verde, dove invece la spesa cresce a fronte di una contrazione più o meno accentuata della permanenza media.

 

Il 20 luglio verrà pubblicato  il quadro sulle tipologie di alloggio preferite e le modalità di prenotazione delle stesse, le regioni di destinazione più gettonate e l’evoluzione del budget di spesa.

Fonte: elaborazioni CISET su dati Banca d’Italia