Fotografia di Gaia Squarci. Alcuni uomini camminano in una strada periferica di Gurgaon, un centro tecnologico in rapida espansione alla periferia di Delhi, noto per avere uno dei peggiori indici di qualità dell'aria del pianeta. India, 2019 - Immagine da thecoolingsolution.com

Clima e povertà, emerge la “systemic cooling poverty"

Quest'estate centinaia di milioni di persone in Nord America, Europa, Africa settentrionale e Asia hanno sofferto condizioni climatiche insopportabili. Un nuovo articolo pubblicato su Nature Sustainability chiede un nuovo approccio alle strategie di protezione dal caldo a fronte del cambiamento climatico

La figura mostra il quadro proposto con le cinque dimensioni fondamentali che definiscono la povertà sistemica
La figura mostra il quadro proposto con le cinque dimensioni fondamentali che definiscono la povertà sistemica da raffreddamento e le sue quindici sottodimensioni o variabili. Il quadro si basa sull'Indice di povertà multidimensionale (MPI) sviluppato dalla Oxford Poverty and Human Development Initiative (OPHI)35 , ponendo al centro le dimensioni del benessere umano “salute” e “istruzione”.

Un nuovo studio pubblicato oggi su Nature Sustainability da ricercatori dell'Università di Oxford, dell'Università Ca' Foscari Venezia, della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, porta l'attenzione su una nuova e rilevante dimensione della povertà che sta chiaramente emergendo in un mondo in via di riscaldamento: la cooling poverty.

Lo studio evidenzia la natura multidimensionale della cooling poverty e introduce il nuovo concetto di cooling poverty sistemica. La cooling poverty (povertà di raffrescamento) si può definire sistemica quando si sviluppa in contesti in cui organizzazioni, famiglie e individui sono esposti agli effetti dannosi del crescente stress da calore, principalmente a causa di infrastrutture inadeguate.

Tali infrastrutture comprendono beni fisici (come soluzioni di riqualificazione energetica passiva, catene del freddo o dispositivi tecnologici personali per il raffrescamento), sistemi sociali (come reti di supporto e infrastrutture sociali) e risorse immateriali (come la conoscenza, che può permettere di adattarsi intuitivamente agli effetti combinati di calore e umidità).

Lo studio identifica cinque dimensioni fondamentali che interagiscono tra loro, definendo insieme il concetto proposto di cooling poverty sistemica: Clima, Comfort termico di infrastrutture e beni, Disuguaglianza sociale e termica, Salute, Istruzione e standard lavorativi.

La prima autrice dello studio, Antonella Mazzone - ricercatrice affiliata all'Università di Oxford - sottolinea che "la definizione proposta si discosta dai concetti esistenti di povertà energetica e fuel poverty. La cooling poverty sistemica evidenzia il ruolo delle infrastrutture di raffreddamento passivo (utilizzando acqua, superfici verdi e bianche), dei materiali da costruzione per un'adeguata protezione termica esterna e interna e delle infrastrutture sociali. La sua portata sistemica considera anche lo stato dell'offerta di raffreddamento disponibile per il lavoro all'aperto, l'istruzione, la salute e la refrigerazione. In questo senso, lo spazio e il luogo giocano un ruolo chiave in questa concettualizzazione della povertà di raffrescamento. Va oltre l'energia e abbraccia un'analisi multidimensionale e multilivello di infrastrutture, spazi e corpi".

Enrica De Cian, professoressa all'Università Ca' Foscari Venezia e ricercatrice senior presso il CMCC, co-autrice dello studio, sottolinea come "il concetto ha molte importanti implicazioni politiche, in quanto evidenzia l'importanza di affrontare i rischi legati all'esposizione al calore con un coordinamento efficace tra diversi settori, come l'edilizia abitativa, la sanità, l'alimentazione e l'agricoltura, i trasporti".

Questo nuovo indice può aiutare i governi a programmare in modo tempestivo ed etico gli interventi di raffreddamento più necessari, tenendo in considerazione i relativi compromessi.

"La prossima sfida sarà quella di rendere pienamente operativo il quadro proposto per il raffreddamento in diversi contesti e su diverse scale, ed è questa la direzione che desideriamo perseguire nel futuro lavoro di ricerca", afferma Giacomo Falchetta, ricercatore di CMCC@Ca’Foscari che ha contribuito allo studio.