Waiting for…Uri Caine, al Musicafoscari San Servolo Jazz Fest

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In attesa del suo concerto, sabato 28 ottobre in Auditorium S.Margherita, il noto compositore e pianista jazz di Philadelphia ci ha raccontato qualcosa di sé e della sua musica.

Come ha iniziato a dedicarsi alla musica?
Ho seguito corsi di pianoforte quando ero bambino con un’insegnante del mio quartiere. A 7/8 anni ero sempre più interessato e dall’età di 12/13 anni ero già diventato un bravo insegnante. Sono cresciuto a Philadelphia e ho avuto molte possibilità di suonare. Credo che con il pianoforte si possa suonare in tante situazioni diverse, con molte persone diverse… Mi sono sempre interessato alla musica e ho continuato a lavorare con la musica.

Ha riferimenti importanti in campo musicale?
Certamente ne ho! Di solito quando senti altri musicisti suonare pensi “voglio provare a fare la stessa cosa”! Questa è la prima fonte d’ispirazione, ma c’è anche la grande tradizione musicale che studi quando sei bambino: dal jazz alla musica classica fino alla musica sudamericana.

Come nascono le sue composizioni?
Mi piace essere spontaneo, ma rispetto le scadenze. Devi sapere come lavorare e portare a termine le cose, ma bisogna rimanere aperti alle diverse possibilità.

Cosa sentiremo di lei al Musicafoscari San Servolo Jazz Fest?
Una combinazione di pezzi originali, improvvisazioni, forse qualche improvvisazione su musica classica e standard di jazz con pezzi di Thelonious Monk, per esempio. Suonerò una combinazione di tutto ciò.

Nel 2003 ha diretto la Biennale Musica, ha quindi vissuto da protagonista uno degli eventi culturali più importanti di Venezia. Che immagini della città le sono rimaste più in mente?  

E’ stato un periodo bellissimo! È stata un’opportunità unica per essere al centro di tantissima musica. E naturalmente Venezia è un posto speciale. Sono davvero fortunato ad essere invitato così spesso a suonare in Italia. Amo l’Italia e amo venire a suonare lì dove ho tanti amici. Per me il periodo della Biennale ha rappresentato tutte queste cose, la musica, la gente, l’entusiasmo del pubblico.

Cosa si aspetta da un festival jazz che ha un’ampia fetta di pubblico universitario?

Sono sempre felice di suonare per gli studenti: diventano i nostri maestri, è una bella cosa.

Ha un concerto preferito, sia da artista che da spettatore?
Ho avuto tante belle esperienze e non potrei sceglierne una o due… Suonare in giro per il mondo è una bellissima cosa: vedi molti luoghi inaspettati, sia da spettatore che da musicista. A volte il pubblico non sembra particolarmente interessato ma la musica è fantastica… E’ una domanda davvero difficile!

Su quali progetti sta lavorando?
Sto scrivendo un pezzo per orchestra e improvvisatori sull’America di Trump e spero di registrare altre composizioni che ho scritto, o di pubblicarle. Ho alcuni nuovi progetti su cui sto lavorando, vedremo come va ma sono fiducioso.

Ha consigli per persone che vorrebbero avvicinarsi al jazz?

Personalmente fin da piccolo questa musica mi è subito sembrata interessante. C’era struttura ma anche molta libertà, i musicisti cambiavano le regole mentre suonavano. Potevi osservare l’intero procedimento. Ma richiedeva anche molte competenze. Come si potevano ottenere? Me lo sono sempre chiesto, fin da bambino. Come ascoltatore direi semplicemente: ascolta quello che ti piace e divertiti, e se non ti piace non c’è problema. Spesso i musicisti cercano di produrre musica complessa perché gli sembra interessante e c’è un pubblico per quel tipo di musica. Ma sappiamo anche che la maggior parte delle persone non è disposta ad ascoltarla. E allora ti chiedi se importa…secondo me no. Lasciamo alle persone la possibilità di ascoltare quello che vogliono e lasciamo che chi vuole lavorare su qualcosa di ‘assurdo’ continui a farlo. E vedrete che a un certo punto le cose assurde non sono così assurde.

Lei combina musica classica e jazz. Nota differenze tra la percezione della musica nel pubblico?

Assolutamente si! Ci sono molte differenze. Chi conosce la musica che è stata modificata ha una reazione chiara, al contrario di chi non ha idea di quello che stai suonando. Entrambe le reazioni vanno bene. Qualcuno dice “cos’era questo pezzo? Ah! Era Mozart”. Ma chi si sente particolarmente legato a Mozart - e ovviamente Mozart è incredibile - ha un’opinione diversa. Semplicemente la musica è diventata qualcos’altro. Questa è la vera questione sulla percezione della musica. Le persone sono il prodotto di quello che ascoltano e giudicano su questa base. Per questo motivo è importante capire su cosa si basano le critiche ma non dobbiamo essere d’accordo su tutto.

Tutto il programma del Festival al sito www.unive.it/jazzfest