Una chiave di lettura per le migrazioni di oggi. Il punto con la Prof.ssa Trevisan Semi, coordinatrice del MIM

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Fiore all’occhiello dell’offerta formativa internazionale di Ca’ Foscari, l’Erasmus Mundus Joint Master Degree “Crossing the Mediterranean: towards Investment and Integration (MIM)”, finanziato al 100% dall’Unione europea (programma Erasmus+) e coordinato da Ca’ Foscari in consorzio con le università UAB di Barcellona, Paul Valéry 3 di Montpellier e la partecipazione aggiuntiva delle Università di Strasburgo, Meknès e Sousse, ha ricevuto la sua prima “pagella” dall’Agenzia esecutiva per l'istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA).
Il MIM infatti, di cui è coordinatrice la prof.ssa Emanuela Trevisan Semi (Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea), era stato scelto nel 2014 dalla Commissione europea sulla base di una selezione molto rigorosa: solo per essere presi in esame, i progetti dovevano ottenere almeno 70 punti su 100 (con almeno il 75% nella “relevance” e il 60% in tutti gli altri criteri di valutazione). Il MIM è stato uno degli 11 Master selezionati fra i 58 presentati dalle università in tutta Europa.

L’alto punteggio ricevuto (80/100) pone il Master in zona “good practices”, cosa che fa ben sperare nel lungo periodo: ricordiamo infatti che il Master, finanziato per tre edizioni (2015-17, 2016-18 e 2017-19), alla fine del ciclo sarà oggetto di un “Quality Review” europeo che potrebbe generare un co-finanziamento per altre tre edizioni (2018-20, 2019-21, 2020-22). La valutazione della EACEA ha messo in evidenza l’alto numero di domande, a riprova della “attractiveness of the master and the relevance of the academic field”, la “long-standing partnership experience of the consortium” e la bontà del “quality assurance plan”, nonché delle “ promotion and dissemination activities”.

La prof.ssa Trevisan Semi, docente di Lingua e letteratura ebraica contemporanea, ha creato il MIM 18 anni fa, partendo proprio dai suoi ambiti di studio. “Osservare la storia ebraica in fatto di migrazioni offre una prospettiva articolata e attuale – ci ha spiegato. - Le differenze ci sono, gli ebrei per esempio sono sempre stati una popolazione alfabetizzata, ma alcuni tratti comuni ricorrono e possono essere di spunto per politiche inclusive che, a lungo andare, risultano vantaggiose.”

Il Master, diventato ora una Laurea Magistrale, studia un modello di integrazione fondato sull’inclusione. “Il rischio del rigetto è concreto – continua la Prof.ssa -  e porta ai disastri quotidiani dei giorni nostri.
Quando negli anni ’80 sono iniziate le prime migrazioni dal sud del Mediterraneo verso l’Europa, le prime reazioni sono state di esclusione. Già allora si parlava di costruire muri, all’epoca in Lombardia. Ho cominciato a vedere come la migrazione ebraica possa essere considerata un ‘modello’ dell’attuale situazione migratoria, punto di partenza per un percorso di studio più ampio, come quello del Master.
La diaspora ebraica è forse il primo esempio di costruzione dell’alterità. Gli ebrei, portatori di una religione e una cultura diverse, sono stati segregati in Ghetti, alle periferie urbane, come accade oggi con i migranti. Come questi ultimi, lavoravano in settori da cui la maggioranza era esclusa: il prestito a interesse per esempio, vietato dalla religione cattolica, oppure il commercio ambulante.
La solidarietà diasporica è un altro tratto caratteristico e attuale. I migranti mantengono un forte legame con la terra di origine, ‘Terra Santa’ per gli Ebrei, dove è sempre vivo il desiderio di tornare. Contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del Paese di origine, aiutando economicamente le famiglie che sono rimaste lì.
I legami forti possono causare anche situazioni problematiche, come l’esportazione dei conflitti, per esempio quello tra musulmani ed ebrei nato in Palestina e riproposto oggi in altri Paesi dalle seconde generazioni.
Un altro aspetto, poco considerato, è quello legato alla creatività di chi vive ‘oltre’ i confini. I numerosi Premi Nobel ebrei ne sono un esempio, e alcuni studi l’hanno confermato: avere legami transfrontalieri favorisce  creatività, innovazione, inventività.
La grande cacciata degli ebrei dalla Spagna, nel 1492, ha segnato il declino del ‘secolo d’oro’ , aprendo un periodo di impoverimento. A Istanbul, dove per la maggior parte gli Ebrei sono migrati, è iniziato invece un periodo fiorente.
Questo significa che i Paesi che allontanano gli stranieri si privano molto spesso di grandi potenzialità. A lungo termine favorire l’inclusione costituisce moltissimi vantaggi”.


Il Master MIM, ora laurea magistrale, è condotto interamente in lingua inglese, francese e spagnola. Ha una forte valenza internazionale, sia in termini di partecipazione  - gli studenti provengono da tutto il mondo - sia come docenza. Al primo bando (edizione 2015-17) hanno risposto 176 candidati che concorrevano a 33 posti, di cui 13 interamente coperti da borsa. Si è ora conclusa la fase di selezione del secondo bando (2016-18), con 157 domande da 45 paesi diversi. Stando al Graduate Impact Survey appena pubblicato dalla Commissione europea su
http://ec.europa.eu/education/news/2016/0331-erasmus-mundus-gradate-survey_en.htm, il 40% dei laureati Erasmus Mundus trova lavoro (a tempo pieno) nel giro di 2 mesi.

Federica Scotellaro