Cina: più ambiente, ma scarsa attenzione agli impatti sociali

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La Cina sta gradualmente superando la contraddizione tra crescita economica e protezione dell’ambiente. Tuttavia, le sue politiche di pianificazione territoriale mancano di consapevolezza e attenzione verso la sostenibilità sociale. Lo sostiene un team interdisciplinare di ricercatori, che ha individuato questa lacuna esaminando un caso emblematico: il risanamento ambientale del bacino del lago Lihu, sul quale si affaccia Wuxi, città cinese da 3,5 milioni di abitanti considerata modello di sostenibilità.

Fra 2002 e 2012  l’area è stata bonificata e le fonti di inquinamento maggiori  - in primis agricole  - fortemente ridotte, riportando la qualità delle acque a uno stato accettabile. Il waterfront è stato trasformato, attraverso la creazione di parchi e nuove aree residenziali. Ciò ha contribuito ad un rapido sviluppo economico. Al contempo, ha comportato la rilocazione di diverse comunità, precedentemente impiegate in attività tradizionali quali agricoltura e acquacoltura.

Grazie al contributo di un gruppo di portatori d’interesse locali, inclusa una rappresentanza di comuni cittadini, un gruppo di ricercatori euro-cinese ha analizzato le ricadute di questi processi sulla sostenibilità complessiva dell’area. Permettendo così di individuare, oltre ai progressi compiuti, anche costi e difficoltà.

“Il nostro lavoro dimostra come la gestione ambientale sia oggi vista dalle autorità cinesi come strumento di crescita economica” commenta Daniele Brombal, sinologo cafoscarino che ha coordinato lo studio. “I nostri risultati indicano chiaramente come gli effetti su ambiente ed economia siano positivi. Tuttavia, questa logica si traduce in costi sociali rilevanti: trasferimenti coatti, partecipazione pubblica strumentale, minore accessibilità economica delle abitazioni. Nel caso che abbiamo considerato, a pagare dazio sono state le comunità più vulnerabili sotto il profilo socioeconomico, composte da contadini, allevatori, artigiani, piccoli commercianti. Le stesse comunità che conservano, nutrendolo, il capitale sociale e culturale. Tali dinamiche rischiano di minare alle fondamenta il cammino verso la sostenibilità. Il nostro studio è fra i rari esempi realizzati in Cina di valutazione partecipata della sostenibilità di politiche per la gestione territoriale. Le procedure e il modello di valutazione che abbiamo sviluppato sono replicabili in altri contesti: speriamo possano essere d’aiuto ad altri ricercatori e altre comunità”.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Science & Policy, ha permesso di sviluppare e testare sul campo un approccio partecipativo che, se adottato dalle istituzioni locali, potrebbe rendere più sostenibile lo sviluppo delle aree urbane e periurbane cinesi. E’ stato condotto nell’ambito di due progetti europei: GLOCOM (Global Partners for Contaminated Land Management), coordinato dal Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Ca’ Foscari e MEDIUM (New Pathways for Sustainable Urban Development in China Medium-Sized Cities), cui partecipa lo European Centre for Living Technologies.

 

Enrico Costa