Le Storie 
Stage all'estero

Testimonianze

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere SAP per il tuo stage?

Sono stato attratto da SAP per diversi motivi. Prima di tutto, è una multinazionale leader nel settore, il che mi ha offerto l'opportunità di immergermi in un ambiente all'avanguardia. Inoltre, essendo SAP una tech company, sapevo di poter accumulare esperienza preziosa sia dal punto di vista personale che professionale.

Quali mansioni svolgevi durante lo stage?

Durante lo stage, mi sono occupato principalmente della generazione di lead. Questo implicava il coinvolgimento in attività volte a identificare e sviluppare nuove opportunità di business, senza però concentrarsi troppo sulla parte più burocratica.

É cambiato il tuo ruolo dopo l’assunzione?

Sì, il mio ruolo è un po' cambiato e ora mi trovo a dare una mano alle figure di Sales Executive durante i cicli di vendita più complessi. In pratica, lavoro a stretto contatto con il team di vendita per pensare a strategie, analizzare dati e mantenere buoni rapporti con i clienti. Il mio obiettivo è massimizzare le opportunità di vendita e assicurarmi che i clienti siano contenti del servizio.

Quali sono le competenze e conoscenze essenziali per ricoprire il tuo ruolo?

Le competenze essenziali per il mio ruolo sono la proattività nell'affrontare sfide e problemi, una solida conoscenza della lingua inglese per comunicare efficacemente all'interno di un contesto internazionale, competenze in materia economica per comprendere e analizzare i dati finanziari, capacità di lavorare in team e apertura mentale, per adattarsi rapidamente a nuovi compiti e contesti.

Com’è vivere in Spagna e, in particolare a Barcellona? Hai incontrato qualche difficoltà nel vivere in un nuovo Paese?

Vivere in Spagna, soprattutto a Barcellona, è un'esperienza meravigliosa e accattivante. Non ho incontrato alcune difficoltà in particolare, mi è solo servito un breve periodo di adattamento iniziale alla nuova lingua. Tuttavia, posso confermare che la qualità della vita qui è ottima e mi sono subito sentito a mio agio.

Hai incontrato qualche differenza nella cultura aziendale spagnola rispetto al mondo del lavoro in Italia?

Sebbene non abbia esperienza diretta nel mondo corporate in Italia, posso dire che la cultura aziendale in Spagna, almeno in una tech company come quella in cui lavoro, è caratterizzata da un ambiente lavorativo in cui la work-life balance è valorizzata e considerata un elemento fondamentale. In altre parole, c'è una consapevolezza diffusa dell'importanza di mantenere un equilibrio sano tra lavoro e vita personale.

Qual è stato il tuo percorso di studi?

Ho frequentato il Corso di Laurea Triennale in Digital Management. Ho deciso di studiare Digital Management perché mi ha sempre appassionato il mondo della tecnologia e come viene gestita nelle aziende. Volevo acquisire delle competenze che mi permettessero di muovermi nel mondo del digitale, che cambia così velocemente. Ho poi deciso di mettermi in gioco con uno stage all’estero per arricchire il mio bagaglio professionale in un ambiente internazionale. Volevo vedere come si lavora in contesti diversi, conoscere altre culture aziendali e, naturalmente, migliorare il mio inglese. L'opportunità di fare lo stage in una grande multinazionale come SAP mi ha dato la possibilità di realizzare questi obiettivi, oltre a consentirmi di dare un contributo all'azienda attraverso il mio lavoro.

Ci racconti il tuo percorso di studi? Perché hai scelto di lavorare in Giappone?

Dopo il Liceo mi sono iscritta al corso di Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa mediterranea, curriculum Giappone. Dopo la laurea triennale ero ancora indecisa sul percorso che avrei voluto intraprendere. Mi sono rivolta all'ufficio Tirocini Estero di Ateneo e grazie al loro supporto ho deciso di svolgere un stage di tre mesi alla Società Dante Alighieri di Tokyo. È stata un’esperienza difficile, ma che mi ha aiutato a realizzare che volevo passare più tempo in Giappone per capire meglio se ci potesse essere un futuro per me. Mi sono immatricolata a Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa mediterranea e ho passato un periodo in Giappone partecipando ai bandi promossi dall'Ateneo. Sfortunatamente il Covid ha ritardato i piani, ma nel 2022 sono finalmente riuscita ad andare in scambio di Dipartimento alla Seikei University di Tokyo. Prima di partire, essendo bloccata in Italia, ho di nuovo fatto riferimento all'ufficio Tirocini Estero e ho trovato un tirocinio da svolgere da remoto con Ashinaga Foundation, una no-profit di Tokyo. Una volta arrivata a Tokyo ho continuato a lavorare con loro part-time mentre studiavo, e mi sono resa conto che desideravo proseguire la mia esperienza lavorativa in Giappone anche dopo la laurea. La mia mentore ad Ashinaga mi ha presentata alla mia attuale azienda, e dopo la laurea a Luglio 2023 sono stata assunta a tempo pieno ad HelloWorld.

Di cosa ti occupi all’interno di HelloWorld Inc?

Al momento sono coordinatrice all’interno dell’Host Team di HelloWorld. HelloWorld è un’azienda che offre programmi di scambio culturale per studenti giapponesi che vogliono conoscere il mondo ma che per motivi geografici, economici, etc. non possono permettersi di fare un periodo all’estero. Uno dei nostri servizi, “HelloWorld Cultural Exchange Program”, è un programma di homestay in cui studenti giapponesi passano brevi periodi a case di famiglie internazionali residenti in Giappone per sperimentare la cultura nella vita quotidiana e mettere in pratica la lingua inglese. Io mi occupo del marketing dell’Host Team, ovvero del recruitment di nuove host families e dei canali social in inglese. Mi occupo anche dei canali social in inglese dell’altro prodotto dell’azienda, WorldClassroom, una piattaforma per scambi culturali online che permette a studenti di classi giapponesi di comunicare e interagire con studenti da tutto il mondo.

Quali sono le hard skills e soft skills richieste per il tuo ruolo?

Le hard skills fondamentali di questo lavoro sono senz’altro le capacità comunicative in giapponese e inglese. La maggior parte dei miei colleghi è giapponese, e nonostante siano quasi tutti bilingue, le comunicazioni aziendali avvengono principalmente in giapponese. L’inglese è altrettanto necessario per comunicare con le host families e presentare i nostri servizi. Tuttavia, ritengo che la cosa che mi ha più aiutata siano di fatto le soft skills sviluppate durante gli anni dell’università. Ho fatto diverse collaborazioni mirate interne all’università sempre a contatto col pubblico e questo mi ha aiutata moltissimo nello sviluppo delle mie capacità comunicative, capacità organizzative e di gestione del tempo. HelloWorld è una start-up con risorse ancora limitate, e la comunicazione efficace a livello intra-aziendale e la capacità di prendere iniziativa e portare a termine le task in tempi brevi si sono rivelate essenziali.

Com’è vivere e lavorare in Giappone? Hai incontrato difficoltà?

Adattarsi alla vita in Giappone non è stato facile. Sono fortunata perché ho una rete di amici molto stretta, quasi tutte conoscenze accumulate durante gli anni a Venezia tra studenti in scambio e compagni di corso. Ma è innegabile che soprattutto la vita lavorativa in Giappone sia molto diversa da quella italiana, e ho fatto fatica ad abituarmi. Sono stata senz’altro favorita dall’aver trascorso un anno in scambio a Tokyo e quindi dal conoscere già l’ambiente, e ho scelto di lavorare in Giappone consapevole di ciò che mi aspettava, perché penso che ci siano moltissime opportunità di crescita e di formazione.

Quali sono gli aspetti positivi e negativi della tua vita lavorativa in Giappone? È stato difficile ambientarsi con i colleghi?

Penso di essere molto fortunata per quel che riguarda il rapporto con i colleghi, perché sono in un’azienda giovane ed estremamente aperta. Hanno fatto di tutto per farmi sentire accolta dal primo giorno che sono entrata in ufficio, perché erano consapevoli di quanto sarebbe stato difficile per me gestire un nuovo lavoro così lontana da casa. Penso che l’aspetto più difficile del lavoro sia stato semplicemente abituarmi alle diverse usanze e regole "non dette". Ci sono stati problemi di comunicazione e differenze culturali con colleghi, ma ogni volta ci siamo sempre chiariti e sostenuti con rispetto e comprensione, che è alla fine la base di quello che speriamo di insegnare anche agli studenti che partecipano ai nostri programmi di scambio.

Quali possibilità e opportunità ci sono per un cafoscarino che vuole lavorare in Giappone?

Penso che il Giappone rappresenti una valida meta per noi cafoscarini. Non è un ambiente lavorativo facile, ma al contempo ho l’impressione che sia un posto in cui l’impegno si trasforma concretamente in opportunità di crescita lavorativa e personale. A Ca’ Foscari non avevo fatto nessun corso di marketing, ma la mia azienda ha riconosciuto il mio potenziale e le competenze che avevo maturato e ha deciso di assumermi, permettendomi così di crescere ulteriormente. Nel giro di sei mesi ho imparato molto più di quanto ritenevo possibile, e penso che questa sia la realtà di molte aziende in Giappone. Se ci si mette alla ricerca attivamente di nuove sfide, è un ambiente pieno di opportunità. 

Ci racconti qual è stato il tuo percorso di studi e come sei arrivata a lavorare per MondaineWatch LTD Switzerland?
Dopo aver completato gli studi superiori in Turismo e Marketing presso l'Istituto F. Algarotti di Venezia, ho deciso di continuare la mia formazione con una laurea triennale in Digital Management. Questa scelta ha ampliato le mie prospettive e mi ha fornito gli strumenti per affrontare le sfide nel mondo digitale. Durante il percorso di studi presso il campus di H-Farm ho vissuto esperienze significative che hanno alimentato la mia passione per il digitale e rafforzato la mia determinazione nell'esplorare diversi settori. Mondaine Watch LTD era la mia prima scelta, e la decisione definitiva è stata presa dopo aver conosciuto il team con cui avrei collaborato. La loro professionalità, competenza e la cultura aziendale stimolante hanno rafforzato la mia decisione di iniziare uno stage curriculare come e-Commerce & Digital Marketing Assistant.

Perché hai scelto Mondaine Watch LTD Switzerland per il tuo stage?
Ho scelto Mondaine Watch LTD per il mio stage principalmente basandomi sulla prima impressione e sull'interazione con i membri del team. La mia tutor mi ha contattata subito, dimostrandosi estremamente disponibile, gentile e diretta. Durante il colloquio sono stata coinvolta in diverse attività pratiche, attraverso le quali ho potuto conoscere il loro processo di selezione e dimostrato che sapevano esattamente che profilo stavano cercando. Questo ha contribuito a chiarire le mie idee su cosa mi aspettava nel ruolo posizione. Il senso di avventura ha giocato un ruolo importante nella decisione, spingendomi a trasformare qualsiasi situazione in un'opportunità. Tutto questo ha reso Mondaine Watch LTD la scelta ideale per il mio stage.

Quali erano le tue mansioni durante lo stage? Dopo la conferma all’interno del team, come si è evoluto il tuo ruolo?
La mia esperienza in azienda è iniziata come assistente nel team di e-Commerce & Digital Marketing. Inizialmente mi sono concentrata su piattaforme come Shopify, Klaviyo e le relative estensioni, gestendo principalmente due marchi, Luminox e Mondaine, su tre siti web nel Regno Unito, in Svizzera e in Germania. Le mie responsabilità principali includevano l'inserimento di nuovi prodotti nel catalogo online, la creazione e la pianificazione dei post su Instagram, la gestione della community ed eventuali aggiornamenti sul sito web. Col passare del tempo, ho acquisito competenze nella pianificazione e implementazione delle promozioni, nell'analisi dei dati e nella preparazione di report. Con la conferma nel ruolo di Junior Commerce & Digital Marketing Manager, ho assunto la leadership su vari progetti, tra cui la traduzione del sito in francese, A-B test, customer feedback optimization, collaborazioni con il team di Marketing, avendo anche l'opportunità di formare e seguire nuovi membri del team.

Quali sono le competenze e conoscenze che reputi fondamentali in questa realtà lavorativa?
Nel contesto lavorativo in cui mi trovo, ritengo fondamentali sia le capacità acquisite durante lo stage sia le competenze trasversali. Ho acquisito le mie abilità durante il periodo di stage, ma ciò che ha realmente accelerato la mia crescita sono state le soft skills. Inizialmente ho preso appunti per assimilare tutte le informazioni, cosa che mi ha permesso poi di affrontare le task in autonomia. Se riscontravo difficoltà, cercavo sempre di trovare le informazioni online e di individuare diverse soluzioni per risolvere i problemi. La comunicazione ha un ruolo cruciale; la capacità di ascoltare, condividere idee e chiedere aiuto si è rivelata fondamentale per instaurare una buona relazione con i colleghi. L'attenzione ai dettagli e l'aggiornamento costante sono stati elementi indispensabili nelle interazioni con il team.

Ci racconti cosa preferisci della tua esperienza lavorativa all’estero e perché la consiglieresti?
La mia esperienza lavorativa all'estero è stata ricca di opportunità e apprendimento. In primo luogo, ho avuto l'opportunità di imparare il mestiere e lavorare all'interno di un team molto diversificato, creando relazioni significative. Uscire dalla mia zona di comfort e riuscire ad affrontare le difficoltà è stata la mia parte preferita. Trovarmi in un Paese nuovo senza conoscere nessuno è stato stimolante e ha contribuito a trasformarmi da una persona timida a qualcuno che sa cosa vuole. Ho imparato a non avere paura di chiedere aiuto, ad organizzarmi, ma allo stesso tempo essere spontanea e prendere iniziative. Questo percorso mi ha permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza di me stessa, accettare la mia identità e identificare gradualmente gli aspetti che posso migliorare. Consiglierei questa esperienza a chiunque perché offre non solo crescita professionale, ma anche personale, consentendo di scoprire nuovi lati di sé e acquisire abilità che vanno al di là del lavoro stesso.

Com’è vivere e lavorare in Svizzera? Quali sono gli aspetti positivi e negativi?
Vivere e lavorare in Svizzera è stata un'avventura stimolante. La mia passione per viaggiare e conoscere nuove culture è stata una delle motivazioni dietro la decisione di accettare questo stage. Adattarmi a questa nuova vita è stato sia un'avventura che una sfida. La vicinanza alla città mi ha offerto tante opportunità come svolgere diverse attività ogni settimana, incontrare nuove persone e avere facile accesso ai mezzi di trasporto per esplorare il più possibile (specialmente se non si ha un'auto). Va detto però che i costi della vita sono abbastanza elevati e ci sono alcune sfide legate alle barriere linguistiche. L'integrazione nel contesto lavorativo svizzero è stata abbastanza agevole, grazie alla disponibilità del team che mi ha aiutato ad adattarmi alla nuova realtà.

Ci racconti qual è stato il tuo percorso di studi e come sei approdata a Urbany Hostels?

Sono una studentessa al terzo anno del corso di Mediazione Linguistica e Culturale.
Sono venuta a contatto con Urbany Hostels durante il primo semestre dell’ultimo e terzo anno, mentre stavo cercando un’azienda dove svolgere il mio tirocinio all'estero.
Ho iniziato la mia ricerca affidandomi agli enti già convenzionati con Ca’ Foscari, ed è lì che mi sono imbattuta in Urbany Hostels Barcelona. Stavo cercando un’azienda che si trovasse all’estero, possibilmente in Spagna, e che mi permettesse di svolgere un tirocinio coerente con ciò che stavo studiando, ovvero le lingue.
Fra le varie imprese contattate, Urbany Hostels mi è sembrata la più entusiasta di ricevermi e quella più in linea con le mie tempistiche. Inizialmente avevo qualche dubbio, dato dal fatto che non si trattasse di un’agenzia di traduzione, bensì di una catena di ostelli con sedi a Barcellona e a Londra. Tuttavia sono stata rassicurata al mio primo incontro con il tutor aziendale: ho presto capito che si trattava di un’azienda dinamica e aperta ad accogliere giovani provenienti da tutto il mondo. Ho intuito, e non sbagliavo, che un’esperienza lavorativa in un ambiente come quello mi avrebbe permesso di mettere effettivamente in pratica le lingue che stavo studiando e di confrontarmi faccia a faccia con il cliente e con le sfide quotidiane che si hanno quando si lavora a contatto con il pubblico; sfide che del resto deve saper affrontare anche un buon interprete o traduttore.

Che mansioni avevi durante lo stage?

Durante il mio stage ho lavorato principalmente come assistente receptionist e, in misura minore, nel bar della struttura. Le mie mansioni consistevano in: check-in e check-out dei clienti, rispondere al telefono, svolgere piccole commissioni per l’azienda, aiutare i receptionist a controllare le prenotazioni e, più in generale, confrontarmi con i clienti e cercare di risolvere i loro dubbi o qualsiasi problema potesse sorgere durante e prima il loro soggiorno.

Come si è evoluto il tuo lavoro ora che ti hanno confermato nel team?

Il mio stage è andato oltre le mie aspettative e al termine mi è stato proposto di essere assunta per il periodo estivo. Ora che sono entrata a far parte del team a tutti gli effetti, le mie responsabilità sono cambiate: oltre ad avere turni più frequenti e più lunghi, adesso ho la piena responsabilità di ciò che succede durante il turno. Svolgo più o meno le stesse mansioni, ma a livello più dettagliato e specifico e sono responsabile di insegnarle ai nuovi stagisti che mi affiancano.

Quali sono le competenze e le conoscenze che valuti fondamentali per lavorare in questo ambito?

Le uniche competenze pregresse richieste sono una buona conoscenza dello spagnolo e dell’inglese, che sono riuscita a sviluppare durante i miei studi e in gran parte nei mesi di tirocinio. Le altre si imparano sul campo e riguardano il comprendere il sistema delle prenotazioni e il saper apportare modifiche, oltre alla conoscenza delle varie politiche della struttura. Ci sono però delle caratteristiche attitudinali che ritengo fondamentali, fra cui la capacità di adattamento, la curiosità, lo spirito di iniziativa, la positività, l’empatia verso il cliente ma allo stesso tempo l’autorevolezza, la pazienza, l’attenzione ai dettagli, la capacità di risolvere i problemi e di trarre insegnamento dalle varie situazioni e, soprattutto, la voglia di mettersi in gioco nonostante l’insicurezza.

Matilde, qual è stato il tuo percorso di studi?
Durante le superiori ho frequentato il liceo linguistico studiando inglese, spagnolo e tedesco. Ho poi proseguito i miei studi a Ca’ Foscari con il corso di laurea in Lingue, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa Mediterranea, curriculum Cina. Attualmente sto completando la laurea magistrale in Language and Management to China.

Come sei arrivata a lavorare in Dynamica?
Tramite le offerte di stage pubblicate nell'Area Riservata del portale universitario. Informandomi dopo aver letto l’annuncio, ho trovato l’azienda Dynamica estremamente interessante, e mi sono candidata. Dopo un colloquio, ho ricevuto la fantastica notizia che sarei entrata a far parte del team.
Come sta andando l'esperienza? Che ambiente hai trovato e come si svolge la tua giornata tipo?
Molto bene! Lavoro in smart working, e la flessibilità dell’orario mi permette di mantenere i miei impegni universitari. In Dynamica ho trovato un team fantastico, c’è grande sinergia. Durante il giorno presento le nostre cantine a numerosi potenziali clienti e mi occupo delle attività di marketing.
E' stato facile ambientarsi in una realtà come Singapore?
Avendo iniziato lo stage durante la pandemia, purtroppo ancora non ho avuto la possibilità di viaggiare molto. Nonostante ciò, il lavoro è davvero stimolante e ho contatti con persone da tutto il mondo, il che mi permette anche di praticare diverse lingue straniere e di accrescere la mia conoscenza del vino.
Matilde, prova a dirci tre motivi per cui consiglieresti ai tuoi colleghi di vivere un'esperienza professionale all'estero.
È un’esperienza che permette di ampliare la propria apertura mentale, di conoscere come altri paesi si approcciano al mondo del business e soprattutto di sviluppare le proprie abilità di comunicazione. Senz’altro ti aiuta a crescere, sia a livello individuale che professionale.

Ci racconti qual è stato il tuo percorso di studi e come sei approdato alla Camera di Commercio Italiana in Croazia?
In triennale avevo scelto Commercio estero a Treviso, la scelta di Global development and entrepreneurship è stata la naturale continuazione di questo percorso. Per quanto riguarda l’approdo alla Camera ho cercato tra le aziende convenzionate con Ca’ Foscari in Croazia, e la Camera di Commercio mi sembrava la migliore alla quale propormi. Parlo di Croazia perché essendo figlio di croati ho sempre avuto un grande attaccamento verso questa cultura, e volevo provare a vivere un’esperienza in Croazia.

Cosa ti ha spinto a scegliere lo stage in Camera di Commercio? Cosa ti aspettavi da questa esperienza?
Non volevo perdere la connessione con l’Italia, e dato che si tratta di una Camera di Commercio italiana all’estero potevo rimanere in stretto contatto con l’Italia anche se ero in un altro Paese. Da questa esperienza mi aspettavo sicuramente di crescere sia a livello lavorativo che a livello personale, visto che il tutto è successo quando eravamo ancora in piena pandemia.

Ci racconti in poche parole cosa si fa in una Camera di Commercio Italiana all’estero?
Una Camera di Commercio Italiana all’estero aiuta le aziende e gli imprenditori italiani interessati al mercato di riferimento sia a sviluppare nuovi business, creando per esempio una nuova rete di contatti o trovando possibilità di partnership, clienti, fornitori ecc. che ad investire in quel Paese, aiutandoli passo per passo ed indirizzandoli verso la strada giusta. Diciamo che siamo una sorta di “collante”.
Oltre a questo, promuoviamo le eccellenze italiane nel Paese con eventi o fiere promozionali; ad esempio, durante lo stage abbiamo organizzato la prima fiera del prosecco in Croazia. Interagiamo anche con organi statali come policy maker.

Che mansioni avevi durante lo stage? Come si è evoluto il tuo lavoro ora che ti hanno confermato nel team?
Appena arrivato mi è stato spiegato il ruolo di una Camera di Commercio Italiana all’estero; ritengo che sia fondamentale capire questo concetto, innanzitutto. Poi ho realizzato una ricerca, la cosiddetta scheda Paese, che viene realizzata ogni anno, dove si raccolgono in un unico documento tutte le informazioni generiche del Paese in questione. Questo documento viene condiviso con i potenziali investitori o le persone interessate a commerciare o lavorare con il Paese - la Croazia in questo caso. Questo documento è un’analisi macroeconomica del Paese; ho avuto libertà di scegliere come impostarlo, sempre sotto la supervisione del Segretario generale. Successivamente abbiamo organizzato una fiera, ho realizzato diverse ricerche di mercato per aziende interessate a diversi settori e infine abbiamo organizzato la cena di gala di fine anno, dove vengono premiate le migliori realtà italiane nel Paese.
Rispetto allo stage non è cambiato tanto rispetto alle mansioni che svolgo, in quanto fin da subito mi hanno affidato compiti che avevano un certo peso e mi hanno fatto sentire parte del team della Camera. Nel prossimo futuro avrò maggiori responsabilità: inizierò a seguire la parte relativa alla preparazione dei progetti europei e dal prossimo autunno stiamo pensando di inserire nuovi servizi come quello del TEM (Temporary Export Manager), che seguirò da vicino.

Che competenze ritieni siano fondamentali per lavorare in questo ambito? Quali conoscenze acquisite durante gli studi si sono rivelate più utili per affrontare questa esperienza?
Fondamentale in questo ambito è essere smart, avere velocità di pensiero e spirito di adattamento, avere una chiara idea di come lavorare; capiterà sempre di ricevere richieste per le quali non sai da dove partire a cercare le informazioni, ma con metodo e spirito di adattamento si riesce a fare tutto. Tra le competenze aggiungo anche il saper ascoltare e comunicare: nei vari eventi a cui si partecipa si incontrano sempre un sacco di persone. Per quanto riguarda le competenze utili che derivano dagli studi, non ce n’è una in particolare; dal mio punto di vista il fatto di essere “smart” l’ho acquisito grazie ai miei studi a Ca’ Foscari, in quanto il mio percorso di studi è stato vario e ad ampio spettro. Vorrei menzionare in particolare il laboratorio ALL Export Manager, ormai giunto alla sua 4° edizione, a cui ho avuto il piacere di partecipare: è stato molto utile perché ho visto ed ho potuto svolgere a livello pratico alcune delle attività che svolgo ora in Camera di Commercio. Ritengo che queste attività extracurriculari che l’Università Ca’ Foscari offre per consentire agli studenti di sviluppare le competenze trasversali e sperimentare a livello pratico quello che poi effettivamente li aspetta nel mondo del lavoro siano di altissimo livello, e consiglio a tutti gli studenti di approfittarne.

A fine 2021 hai partecipato al programma Erasmus + Traineeship trascorrendo due mesi a Corinto, dove hai svolto attività di supporto al campo rifugiati della città. Ci puoi raccontare la tua esperienza?
La Grecia è stata un’esperienza incredibile. Fare attività di supporto a persone che vivono in un campo rifugiati significa essere sempre a contatto con uomini, donne e minori con un background molto complesso e spesso (se non sempre) traumatico. La nostra attività si svolgeva al di fuori del campo, dato che le ONG non sono più autorizzate ad entrare nei campi greci da un paio di anni. Poiché ero l’unica volontaria a parlare arabo, oltre alle attività di distribuzione di beni di prima necessità e di insegnamento della lingua inglese nella scuola della ONG, mi occupavo anche di mediazioni linguistiche in arabo, italiano e inglese, principalmente riguardo l’ambito medico e le attività della ONG. Ogni volontaria e volontario poteva poi avere un proprio workshop settimanale, per proporre alle persone che frequentavano i nostri spazi attività come musica, fotografia, cucito, uncinetto e maglia.

Cosa ti ha lasciato questa avventura? Quali competenze pensi di aver acquisito durante lo stage?
È un’esperienza forte, lavorare in questo tipo di ambiente. Ti fa vedere e toccare con mano una realtà molto cruda, mostra l’impatto che le politiche europee in materia di migrazione hanno sulle persone migranti. Sotto questo punto di vista, sicuramente questa avventura ti lascia l’amaro in bocca. Allo stesso tempo, il cuore è colmo di gioia, perché si creano dei rapporti umani tra persone così diverse, di culture così diverse, che logicamente ci si arricchisce a vicenda. Parlando poi una lingua come l’arabo, i legami che si creano sono ancora più forti. È grazie a questo che il mio livello di lingua araba è migliorato molto, ho cominciato a capire meglio il dialetto siriano e ad avere più coscienza della grammatica. Inoltre ho imparato a fare squadra con i miei compagni e le mie compagne, a ricoprire ruoli di responsabilità e (finalmente) ad usare Excel, dato che mi occupavo delle registrazioni ai programmi di distribuzione alimentare.

Quali prospettive si sono aperte per te dopo questa esperienza?
Ho capito che gli studi sulle migrazioni sono il percorso che voglio intraprendere per il mio futuro accademico e lavorativo. Inoltre, “mettendo le mani in pasta”, ho capito che potrei essere un elemento valido anche in eventuali progetti umanitari sul campo, perché riesco a mantenere la calma e a rendermi utile per la missione. Ho creato contatti sia con gli altri volontari e le altre volontarie che con la mia coordinatrice, cosa che spero mi tornerà utile in futuro. Penso che il networking sia essenziale per lavorare in ambito umanitario. 

Che consigli daresti a chi vorrebbe collaborare con una Onlus e operare nel campo della cooperazione internazionale?
Servono sicuramente dei nervi saldi, dato che si va ad operare con persone con un vissuto forte. So che mi sto ripetendo, ma avere un buon equilibrio interno è essenziale per essere utili in questo contesto. Le competenze linguistiche sono centrali poi, l’inglese è fondamentale per comunicare con colleghi, colleghe e utenti, anche il francese è estremamente utile, così come il farsi, data la grande quantità di persone provenienti da Iran e Afghanistan che comprendono e parlano, almeno un minimo, questa lingua. L’arabo è molto utile, ma direi che c’è più bisogno di volontari o volontarie che parlano farsi. Il resto è tutta una questione di sapersi adattare (molto) e mettersi in gioco. In generale, buttatevi!

Che caratteristiche deve avere secondo te chi vuole lavorare in questo settore? Quali sono le skills da allenare?
Bisogna saper lavorare in gruppo e saper chiedere aiuto, i problemi si risolvono meglio e prima se si pensa insieme. Io non sono, in genere, una persona estroversa, ma la mia esperienza mi ha insegnato che, quando si vive e si lavora insieme, ci vuole veramente poco per sentirsi a proprio agio, anche con le persone per le quali si lavora. Essere pazienti e organizzati, gentili ma decisi è centrale; queste sono qualità in parte innate, in parte sono skills che si possono sviluppare lavorando sul campo. Mettersi in gioco è essenziale: questo tipo di esperienza ti mostra anche ciò che in realtà sei, i tuoi limiti e i lati caratteriali da smussare o valorizzare.

Last update: 17/04/2024