Giulia BUONO

Qualifica
Dottoranda
Dottorato
SCIENZE DELL'ANTICHITÀ
37° Ciclo - Immatricolati nel 2021
Area tematica
INSTRUMENTA INSCRIPTA DALL’ARABIA MERIDIONALE: STUDIO E CLASSIFICAZIONE DELLE TESTIMONIANZE DALL’INIZIO DEL I MILLENNIO A.C. AL VI SECOLO D.C
Supervisore
Corò Paola / Rossi Irene (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - CNR-ISPC)
E-mail
giulia.buono@unive.it
956625@stud.unive.it
Sito web
www.unive.it/persone/giulia.buono (scheda personale)
Struttura
Dipartimento di Studi Umanistici
Sito web struttura: https://www.unive.it/dsu

GIULIA BUONO ha conseguito la laurea magistrale in Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente (2016) presso l’Università di Pisa presentando una tesi in epigrafia sudarabica dal titolo “Le iscrizioni sabee d’Etiopia. Una revisione del materiale epigrafico pre-Aksumita”.
 
Dal 2012 al 2019 è stata membro IMTO (Italian Mission To Oman) partecipando in qualità di archeologo agli scavi dei siti di Khor Rori e Salut nel Sultanato dell’Oman.
Nel 2015 ha ottenuto una borsa di studio per il riconoscimento e lo studio della ceramica non identificata (campagna di scavo 2014) rinvenuta presso il sito archeologico di Pattanam (Muziris), North Paravoor – Kerala (India), nell’ambito del progetto “International fellowship in Pattanam archaeology research” organizzato dall’istituto Kerala Council for Historical Research.
Nel 2020 ha partecipato alla campagna di studio nel Kurdistan iracheno con l’Università di Tübingen per la schedatura della ceramica proveniente da ricognizione nell’ambito del progetto "Eastern Ḫabur Archaeological Survey".
Ha inoltre partecipato in qualità di archeologo alla campagna di scavo condotta dall’Università di Palermo presso il sito di Mozia (giugno 2021).
 
Dal 2014 al 2017 ha collaborato attraverso borse di ricerca e contratti al progetto DASI - Digital Archive for the Study of pre-islamic Arabian inscriptions (http://dasi.cnr.it/), occupandosi dello studio e della digitalizzazione di iscrizioni e manufatti sudarabici d’Etiopia, del tempio di Maharm Bilqis (Yemen) e della collezione del Museo di Ataq (Yemen).