N. 33, 01/2017 - Numero miscellaneo
DEP - Deportate, esuli, profughe
Sarajevo, Donne in attesa di unirsi alla manifestazione il giorno dell’apertura del Tribunale delle donne, 7 maggio 2015. Fotografia di Francesco Fassanelli
In questo numero miscellaneo due saggi – dedicati a Mary Elizabeth King, attivista per i diritti civili, e a Madeleine Slade, figlia spirituale di Gandhi – rispettivamente di Dagmar Wernitznig e Sara Mirtillo, riprendono il tema del pacifismo e della nonviolenza, già al centro dell’attenzione della rivista. Sempre al tema del pacifismo è dedicata la rubrica Documenti in cui proponiamo, per la prima volta in traduzione italiana, alcuni scritti di Helene Stöcker.
I saggi di Laura De Giorgi, Guido Samarani e Valeria Sforzini affrontano argomenti nuovi per DEP. Quello di Laura De Giorgi si sofferma sulle relazioni tra le organizzazioni femminili italiane e cinesi negli anni della guerra fredda e quello di Guido Samarani sui ricordi e le riflessioni sulla società cinese da parte di tre donne italiane che vissero in Cina tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento. La ricostruzione della vita e dell’opera di Mariella Mehr, poetessa di etnia Jenisch, oggetto del saggio di Valeria Sforzini, ci introduce alla questione delle politiche di carattere eugenetico nei confronti delle popolazioni nomadi in Europa.
La rubrica Finestra sul presente è dedicata ai tribunali delle donne che si sono susseguiti dal 1976 al 2015 e alla giustizia femminista. La rubrica è introdotta da una riflessione di Rada Iveković sulla frammentazione della cittadinanza nell’Europa contemporanea e sulla condizione dei richiedenti asilo – tema che viene ripreso da Cristina Patriarca nella sua testimonianza sulle conseguenze psicologiche dello sradicamento nelle profughe in Gran Bretagna. Seguono la testimonianza di Marianita De Ambrogio sul tribunale delle donne di Sarajevo nel maggio 2015 e due saggi in cui le autrici, Dianne Otto e Sara De Vido, riflettono sull’importanza dei tribunali dei popoli e delle donne come espressioni della democrazia nel diritto internazionale e sulla visione più ampia della giustizia che essi offrono. Infine con questo numero si apre uno spazio nuovo all’interno della rubrica Strumenti di ricerca dedicato alle donne umanitarie. Nell’imminenza del giorno della memoria proponiamo un profilo di Helen Bamber che, giovanissima, andò in aiuto alle sopravvissute del campo di Bergen-Belsen.
Numero completo
Singoli contributi
Indice | 93 K |
Ricerche
Laura De Giorgi, Esperienze e percorsi delle donne italiane nella Cina di Mao Il ruolo delle donne italiane nel creare e sviluppare relazioni con la Repubblica Popolare Cinese durante la Guerra fredda e il loro contributo alla conoscenza della civiltà cinese in Italia resta ancora inesplorato. Come punto di partenza per future ricerche, questo saggio si sofferma sulle relazioni tra le organizzazioni femminili italiane e cinesi e sulle esperienze di due attiviste comuniste che al tempo vivevano nella Repubblica popolare: Maria Teresa Regard e Marisa Musu. | 829 K | |
Dagmar Wernitznig, Scholar and Practitioner of Nonviolence: The Life and Work of Mary Elizabeth King [EN] Questo saggio traccia un profilo della vita e dell’attività di Mary Elizabeth King, studiosa e attivista della resistenza nonviolenta per oltre un cinquantennio. Scholar and Pratictioner cerca di contestualizzare il suo impegno per estendere la comprensione della resistenza civile nonviolenta, del rapporto tra diritti delle donne e impegno per la pace. | 782 K | |
Sara Mirtillo, La storia vocazionale di Madeleine Slade La storia di Madeleine Slade, nata e cresciuta in una famiglia aristocratica londinese, è ben nota da quando, nel 1925, conobbe Romain Rolland, biografo di Gandhi. Lo scrittore francese la influenzò al punto che ella volle diventare figlia spirituale di Gandhi assumendo il nome di Mirabehen. Questo saggio si interroga sulla coerenza del percorso di Madeleine e prende in considerazione le sue vicende personali e la sua vita spirituale. | 0.99 M | |
Valeria Sforzini, Mariella Mehr
- La bambina della strada Questo saggio offre un’analisi della vita e dell’autobiografia di Mariella Mehr, poetessa Jenisch nata a Zurigo nel 1947. La prima parte traccia un inquadramento informativo generale sul gruppo etnico Jenisch e sul progetto “Bambini della strada”, un programma basato su studi eugenetici e realizzato in Svizzera dopo la Seconda guerra mondiale. La seconda parte del saggio presenta alcuni aspetti della vita di Mariella Mehr sui quali la poetessa si sofferma nel suo romanzo autobiografico Steinzeit | 771 K | |
Guido Samarani, Seguire il marito... Donne italiane nella Cina tra guerra e pace (fine Ottocento- prima parte del Novecento) Le storie di vita e le esperienze di Maria Gigli Cervi Pansa, Luisa Fabbri Chieri e Carina Balsamo Sforza ci introducono in un mondo, la Cina, dove le tre protagoniste hanno vissuto nella prima giovinezza. Gran parte delle loro esperienze furono vissute lontano dai drammi e delle sofferenze quotidiane della popolazione cinese del tempo. Tuttavia, nelle loro memorie, nessuna di loro sembra aver dimenticato la “Vera Cina”. Una Cina profondamente e drammaticamente immersa in una spirale di violenza. | 743 K |
Documenti
Serena Tiepolato, Dal diario di guerra di Helene Stöcker Si propone in questo numero la traduzione di alcune pagine tratte dal diario di guerra di Helene Stöcker (1869-1943), femminista, riformatrice e pacifista tedesca. Le annotazioni abbracciano l’arco temporale compreso fra il 24 luglio 1914 ed il 30 gennaio 1915 ed offrono una preziosa testimonianza dello stato d’animo dell’attivista durante le prime fasi del conflitto mondiale. | 778 K | |
Adriana Lotto, Helene Stöcker, Maternità e guerra Lo scritto di Helene Stöcker, Mütterlichkeit und Krieg, proposto per la prima volta in traduzione italiana, venne pubblicato nel 1917 nella rivista da lei diretta “Die Neue Generation”. In esso, l’autrice affronta uno dei temi centrali della riflessione pacifista femminista durante la guerra. | 1.20 M |
Una Finestra sul presente
I Tribunali delle donne – 40 anni di giustizia femminista
a cura di Bruna Bianchi e Sara de Vido
Introduzione Bruna Bianchi e Sara De Vido | 651 K | |
Rada Iveković, La pace fredda continua oltre la Bosnia. Sovranità statale e cittadine/i mancanti A partire dai processi di etnicizzazione e dai nazionalismi di destra nell’ex Jugoslavia, il saggio estende la descrizione di quegli stessi processi altrove. La fine delle guerre civili nei Balcani negli anni Novanta, in seguito all’intervento delle potenze occidentali, ha congelato una divisione iniqua che ha lasciato la Bosnia e altre regioni in un limbo. Non era una situazione di pace e non era una situazione di guerra ed è stata chiamata “pace fredda”. L’autrice lega questa situazione alla condizione attuale dei migranti e profughi che raggiungono l’Europa dai paesi del Sud del mondo. | 743 K | |
Marianita De Ambrogio, Ascoltando voci di donne che chiedono giustizia, immaginando percorsi nuovi di pace Marianita De Ambrogio, che ha partecipato al Tribunale internazionale delle donne a Sarajevo (7-10 maggio 2015), in questo articolo ne riassume lo svolgimento e gli esiti. Esso cercò di “rompere la solitudine” di molte donne rispetto ai crimini commessi durante e dopo il conflitto nella ex Jugoslavia. Il tribunale delle donne ha aperto così la strada a un mutamento anche nello loro vite quotidiane. | 712 K | |
Dianne Otto, Tribunali dei popoli: sopravvivenza, protesta, giustizia e politica dell’ascolto Questo saggio analizza alcuni aspetti della critica al diritto avanzate dai tribunali dei popoli come pure il loro ri-immaginare la giustizia basandosi in primo luogo sull’esperienza di due tribunali delle donne, tenutisi a Phnom Penh e Sarajevo. L’autrice riflette sulla politica dell’ascolto messa in atto dai tribunali dei popoli e sulla visione più ampia della giustizia che essi offrono, sia all’interno che al di là della legge. | 870 K | |
Sara De Vido, Women’s Tribunals to Counter. Impunity and Forgetfulness: Why are They Relevant for International Law? Questo saggio analizza i tribunali delle donne dalla prospettiva del diritto internazionale. I tribunali dei popoli e i tribunali delle donne sono espressione della democrazia nel diritto internazionale, laddove democrazia significa partecipazione delle donne agli importanti processi di ricostruzione e riaffermazione dei valori sociali in una determinata comunità, una partecipazione che va oltre le “quote” o l’eguaglianza formale – uno dei primi risultati ottenuti dai movimenti femministi – per abbracciare le questioni della partecipazione effettiva ai processi decisionali. | 0.94 M |
Interviste e testimonianze
Strumenti della ricerca
Donne umanitarie. Helen Balmuth Bamber (1925-2014) a cura di Bruna Bianchi | 901 K |
Recensioni, interventi, resoconti
Last update: 22/10/2024