Persone e passioni

Leonardo Maccari
Informatica

Parlaci di te. Da dove provieni? Cosa insegni a Ca' Foscari? Quali sono i tuoi interessi e ambiti di ricerca?
Sono un ingegnere informatico, e dopo un dottorato a Firenze ho passato diversi anni all'università di Trento, prima con una borsa Marie Curie e poi come assistant professor. Sono qui a Ca' Foscari dal 2019.
Mi occupo di reti, mi piace studiare il modo in cui funzionano, il modo in cui si possono migliorare ed anche gli aspetti interdisciplinari, il loro impatto sulle persone e sulla privacy.

Quali sono state le tue più grandi soddisfazioni professionali?
Ho fatto ricerca in molti contesti diversi, quello accademico, industriale, civile e non solo, ma la cosa che mi ha appassionato di più è stato lavorare con comunità di persone che per bisogno o per scelta, costruiscono le proprie reti di comunicazione e le gestiscono come un bene comune, in modo partecipato.  Sono stato il coordinatore di un progetto in cui lavoravo con ricercatori, hacker, attivisti, ma anche giuristi e scienziati sociali per studiare tutti gli aspetti tecno-sociali collegati alle reti.

Qual è l'ambito di cui ti sei sempre voluto a occupare, ma non hai ancora avuto l'occasione di esplorare?
Nell'informatica e nelle reti andiamo verso tecnologie sempre più veloci, pervasive ma anche elitarie, che allargano le differenze sociali tra chi ne ha accesso e tutti gli altri. Questo perché  chi fa ricerca si appoggia su quello che è stato realizzato in precedenza, e ciascuno riproduce quello che conosce meglio. La maggior parte dei ricercatori vivono in società economicamente avanzate e fanno fatica ad immaginare problemi e scenari che non conoscono. Sul lungo termine, mi piacerebbe proporre nel mio ambito dei modi (dati, metodologie, codice) per valutare e produrre ricerca che abbia un impatto non solo nell'immediato che conosciamo, ma che sia applicabile anche a contesti meno sviluppati.

Hai sempre pensato che questa fosse la tua strada?
Sono una persona molto critica, non mi piace lavorare in modo passivo su qualcosa perché è quello di cui c'è bisogno in un determinato momento, senza sapere che sto facendo qualcosa di giusto. Mi piace avere la libertà di prendere strade diverse, anche quelle meno redditizie, ma che penso vadano nella direzione giusta. Non sono innamorato della tecnologia di per sé, ma del fatto che sia fatta per aiutare le persone e ridurre le disuguaglianze.
Ad un certo punto della mia vita ho capito che la ricerca era l'unico ambiente dove avrei potuto lavorare con passione.

Cosa diresti ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
La prossima volta che ti viene un'idea per un articolo, chiediti perché lo vuoi fare. Alcune risposte che non valgono sono: 1) perché lo so fare; 2) perché mi porterà citazioni; 3) perché così posso pubblicare un lavoro in più.
La cosa appassionante della ricerca è che non dobbiamo seguire gli argomenti di moda, non dobbiamo accettare i modelli più comuni, dobbiamo pensare al perché una cosa è utile per la società. Questa attitudine, anche se è poco redditizia e molto faticosa, va coltivata fin da subito ed alla fine, farà di te un ricercatore diverso dagli altri.

Last update: 27/02/2024