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1986: Il coraggio e la pietà

Il coraggio e la pietà. Gli ebrei e l'Italia durante la guerra, 1940-1945. Di Nicola Caracciolo, con la consulenza degli storici ebraisti Daniel Carpi e Mario Toscano e la collaborazione di Renzo De Felice.
In onda il 9 e 16 novembre 1986, Rai2, ore 21.30 (e poi più volte replicato). Due puntate da un’ora ciascuna, la seconda seguita da un dibattito in studio moderato da Arrigo Petacco. (ID Teca: A41772, C42711 e C42712)

La tesi centrale dell’inchiesta – chiara fin dal titolo – è la grande solidarietà prestata dagli italiani agli ebrei, doviziosamente documentata. Siamo di fronte all’apogeo della tesi “Italiani brava gente”.
Il titolo si rifa al film Il dolore e la pietà (Le chagrin et la pitié, 1969, di Marcel Ophüls, a lungo censurato dalla tv di stato transalpina) sul collaborazionismo filonazista e antisemita della Francia di Vichy. Tale richiamo sembra perciò quasi rivendicare una diversità e superiorità morale mostrata dagli italiani in quel frangente storico.

 

 

Prologo: il rabbino Toaff

In queste risposte del rabbino di Roma Elio Toaff – poste a introduzione del documentario – si nota tra le altre cose un sottile slittamento in corso: la motivazione degli aiuti è individuata nell’umanità degli italiani, apolitica, non più nell’antifascismo della Resistenza, come fin lì era stato detto (per es. da Arrigo Levi, vedi sopra). A partire dagli anni ’80 infatti la centralità della Resistenza nella cultura politica italiana comincia a diminuire.

testimonianze: Foà, don Libero e Dell'Ariccia

intervista a Primo Levi

Questa è una delle ultime interviste rilasciate da Primo Levi, che morirà nell’aprile dell’anno seguente, vittima anche lui, forse, della “malattia dei reduci”. Levi rievoca qui la figura di Lorenzo Perrone, di cui parla già in ‘Se questo è un uomo‘, in pagine che rappresentano forse il vertice lirico più sublime del libro.

Finale pt.1

Fermo immagine finale della prima puntata dell’inchiesta (cartello tenuto da manifestanti ebrei a Roma).

Una frase paradossale

La seconda puntata dell’inchiesta contiene la seguente affermazione del narratore (e dunque di Caracciolo):

«Noi italiani ci siamo abituati, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, a parlar male di noi stessi, spesso con qualche ragione del resto, ma comunque più di qualsiasi altro popolo sulla Terra. Non è senza importanza, per una visione più equilibrata della nostra storia e della nostra identità di nazione, vedere anche l’altra faccia della medaglia. Poter dire cioé che se tutti gli europei si fossero comportati come gli Italiani, l’Olocausto semplicemente non ci sarebbe stato».

Due affermazioni addirittura paradossali, queste, come risulta chiaro, quanto alla prima, già dalle semplice visione delle teche presentate sin qui, tutte – dagli anni Cinquanta in poi – largamente elogianti i meriti e la bontà degli Italiani e scaricanti la responsabilità di pressochè ogni crimine sui soli tedeschi. Quanto alla seconda frase, appare perfino più paradossale, sia per l’enormità stessa dell’ipotesi contraffattuale, sia considerando che – tra tutti i Paesi europei – proprio l’Italia fascista aveva fornito il modello originale al sorgere del nazismo, ed era stato poi l’unico altro Paese in Europa Occidentale (oltre alla Germania) ad approntare una legislazione antisemita già prima dello scoppio della guerra.

intervista a Daniel Carpi

Qui, al filmato d’epoca iniziale (conclusione di una più lunga sequenza, sulle responsabilità di Mussolini nelle deportazioni degli ebrei durante la guerra, dai toni complessivamente minimizzanti), fa seguito un’intervista di Caracciolo allo storico ebraista Daniel Carpi registrata all’Università di Tel Aviv sugli aiuti prestati agli ebrei da quella che è definita da Carpi “la grande maggioranza” degli italiani.

"Gratitudine alla popolazione italiana"

Qui, nella parte finale dell’inchiesta, si ricorda l’evento che ne fornì lo spunto e se ne riassumono le conclusioni. L’occasione fu, nel 1985, la consegna al Presidente Pertini da parte di una delegazione ebraica (comprendente anche l’ambasciatore di Israele) dei sensi della loro gratitudine per gli aiuti ricevuti durante la guerra.

Il dibattito in Studio

Alla seconda puntata viene fatto seguire un dibattito in studio di oltre un’ora, con un ricco parterre di ospiti, che sostanzialmente ribadisce la tesi degli aiuti (con la parziale eccezione di Tullia Zevi e del moderatore Arrigo Petacco). In quest'estratto la sostengono prima il ministro Andreotti e poi Caracciolo (quest’ultimo introducendo almeno un distinguo per il periodo pre-1943, ritenuto – a ragione – caratterizzato da minor empatia verso gli ebrei). Da segnalare anche l’intervento di De Felice, che individua i due motivi dell’antisemitismo di Mussolini in ragioni da un lato di politica estera connesse all’alleanza con la Germania e dall’altro di costruzione antropologica dell’ “uomo nuovo” fascista che egli ambiva a forgiare.

1988: Sorgente di vita

Sorgente di vita. Rubrica quindicinale a cura dell’UCEI, Unione Comunità Ebraiche Italiane. Servizio a cura di Emanuele Ascarelli. Puntata 6 novembre 1988, ore 23.10, RaiDue (ID Teca: A48351).

A 50 anni dagli eventi, queste interviste in strada – realizzate a Roma Prati, un quartiere tra l’altro frequentato da professionisti istruiti e da studenti di prestigiosi licei – fotografano una situazione di ignoranza pressoché totale tra la popolazione. Almeno a giudicare dalle risposte montate, quasi nessuno dei passanti (dal giovane all’adulto, dalla suora al militare) è al corrente che in Italia vi siano mai state leggi razziali. Una situazione in cui è facile leggere il frutto della iniziale rimozione del tema nel Dopoguerra e del racconto complessivamente minimizzante ed auto-assolutorio poi emerso e qui documentato.

Alla fine del webdoc una nostra "vox populi" modellata su questa consentirà di dare uno sguardo a quanto sia cambiata la situazione al 2020 (vedi)

 

“Se una società perde o non coltiva la memoria diventa facile preda di un demagogo o di un tiranno”

Iosif Brodskij
poeta russo-americano (premio Nobel per la letteratura 1987)

 

Storiografia e memorialistica

Gli ebrei e l’Italia durante la guerra 1940-1945

1986: Dall’inchiesta televisiva ‘Il coraggio e la pietà’, Caracciolo trae anche un libro, pubblicato con prefazione dello storico Renzo De Felice. Il volume presenta le trascrizioni integrali delle molte interviste effettuate per il programma (comprese quelle non montate). La tesi sostenuta è naturalmente la stessa dell’inchiesta, ossia la vasta solidarietà prestata dagli italiani agli ebrei.

 

 

Autore:
Nicola Caracciolo

De Felice, l'intervista della discordia

1987: in una celebre e controversa intervista al Corriere della Sera (LEGGI QUI), Renzo De Felice, nel frattempo divenuto il più noto storico del fascismo, rincara l’interpretazione classica, definendo il fascismo “al riparo dall’accusa di genocidio” e l’Italia “fuori dal cono d’ombra dell’Olocausto”.

 

 

Autore:
Renzo De Felice

Il 50simo anniversario porta nuovi studi

1988: il 50simo anniversario segna l’inizio di una svolta. La Camera e il Senato organizzano due convegni sul tema (vedi sezione Cultura e politica). Intanto, a livello storiografico, vengono pubblicati i testi integrali delle leggi (‘Rassegna mensile di Israel’ n.speciale, a cura dello storico Michele Sarfatti).

 

 

Autore:
Nicola Caracciolo

Cultura e politica

1985: dopo 10 anni di lavorazione, esce ‘Shoah’ monumentale film-documentario di 9 ore e mezza del regista francese Claude Lanzmann, interamente basato su testimonianze. Viene acclamato come un capolavoro.

1986: prima visita di un Papa (Giovanni Paolo II) alla sinagoga di Roma. L’evento – segno di un avvenuto riavvicinamento, a partire dal Concilio Vaticano II – è trasmesso in diretta dalla RAI. Nel corso della cerimonia i rappresentanti dell’ebraismo ricordano nuovamente gli aiuti ricevuti durante le persecuzioni da chiese e monasteri.

1988: nel 50simo delle leggi, la Camera e il Senato organizzano due convegni sulle leggi razziali (uno di taglio comparativo-europeo, l’altro sulla loro abrogazione dopo il crollo del fascismo), i cui atti vengono poi pubblicati. E’ uno dei primi passi di riconoscimento dell’accaduto dalle massime istituzioni.