N. 51, 06/2023 - Femminismo e spazi urbani
DEP - Deportate, esuli, profughe
Fin dall’inizio dei processi di urbanizzazione, sociologhe, riformatrici, scrittrici, geografe, progettiste, architette hanno denunciato il carattere delle città come centri di relazioni di potere asimmetriche, di strutture sociopolitiche oppressive e di pratiche discriminatorie. Alla città a misura d’uomo hanno contrapposto l’idea di una città non sessista e non razzista, a partire dall’esperienza di donne, bambini, giovani, immigrati/immigrate; esse hanno ideato nuovi modi di pianificare, abitare e organizzare il lavoro di cura e hanno iniziato a pensare la città non più come antitesi della natura. I contributi raccolti nelle varie rubriche del numero ripercorrono questo fermento di attivismo e di elaborazione teorica a partire dal Medioevo sino alla contemporaneità e si interrogano sui modi di riconfigurare la città alla luce delle emergenze del presente.
Numero completo
n. 51, 06/2023 | 10.17 M |
Singoli contributi
Indice | 100 K | |
Remembering, Honoring Maria Mies (1931-2023), di Veronika Bennholdt-Thomsen [ENG] | 674 K | |
Introduzione, a cura di Bruna Bianchi, Catia Confortini, Geraldine Ludbrook | 1.03 M |
Ricerche
Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, Condividere il lavoro di cura: azioni femministe per città non sessiste Nella prima parte il saggio ripercorre alcuni passaggi storici, dall’antichità alla contemporaneità, utili a definire un percorso sintetico nella storia dello spazio domestico, in relazione alle dinamiche di genere e al ruolo delle donne. La seconda parte ricostruisce alcune vicende americane relative alle rivendicazioni femminili iniziate a metà Ottocento sul ripensamento delle case e sulla collettivizzazione del lavoro domestico e di cura. | 2.77 M | |
Anna Scacchi, Una città per le donne borghesi: la rivoluzione domestica di Charlotte Perkins Gilman Il saggio analizza il pensiero di Charlotte Perkins Gilman e la sua critica all’ideologia della domesticità, in cui la donna veniva rappresentata come estranea allo spazio urbano di modernità: nei suoi scritti ne denuncia l’irrazionalità dal punto di vista economico poiché la segregazione della donna (borghese) nello spazio domestico depriva la società di un’importante risorsa produttiva. Nello stesso tempo, nei suoi saggi analitici, Gilman si fa proponitrice di spazi alternativi, “condomini urbani”, dove la collettivizzazione del lavoro domestico va a pari passo con la sua professionalizzazione e remunerazione. | 776 K | |
Silvia Federici, La città come bene comune. Dalla sopravvivenza alla resistenza e alla rivendicazione Il saggio si concentra principalmente sulle megalopoli del sud del mondo dove “in aree occupate per lo più attraverso l’azione collettiva, e nel mezzo di una crisi economica permanente, le donne stanno creando una nuova economia politica basata su forme di riproduzione sociale”. In America Latina, per esempio, le attività riproduttive collettive, liberandosi dallo spazio domestico, hanno occupato lo spazio pubblico e, di conseguenza, sono diventate una minaccia politica al potere, sia nelle dittature degli anni '70 e '80, sia nelle ristrutturazioni neoliberali delle economie negli anni 2000. | 716 K | |
Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, Verso l’abitare collaborativo: nuove case per nuove famiglie Il saggio è dedicato ai progetti urbani e architettonici volti a rendere effettivamente collettivo il lavoro domestico non retribuito, quando, a partire dagli anni Settanta, “si cominciò così a ragionare sull’idea di comunità di sostegno alle donne e sulla riformulazione dei ruoli precostituiti nelle mansioni domestiche”. Il saggio presenta numerosi esperimenti di abitare collaborativo realizzati a partire dalla fine degli anni Settanta in vari paesi, ne analizza i principi, ne descrive il funzionamento, traccia un breve profilo delle ideatrici. | 2.63 M | |
Brigida Proto, Cities as laboratories of international welfare. Some remarks on the political value of migrant women's “spaces of freedom” [ENG] Ripensando le città attraverso le esperienze delle donne immigrate, l'autrice trae ispirazione dall'attività e dalla filosofia dei settlement americani, intesi come spazi di democrazia radicale, e si sofferma sul pensiero sociale e politico di Jane Addams. Il cuore del saggio, nella prospettiva del pragmatismo femminista, illustra il lavoro etnografico sul campo condotto in tre diversi contesti urbani: Chicago, le città della Sicilia orientale e Parigi, in cui le donne immigrate, le più povere e colpite da diverse forme di ingiustizia sociale, hanno saputo creare “spazi di libertà” e di convivenza in grado di stimolare un più ampio senso di appartenenza e un sentimento di condivisione come primo passo verso l'equità sociale ed economica. | 646 K | |
Jennifer Wolch, Zoöpolis Il saggio critica dalle fondamenta la teoria urbana contemporanea, inclusa quella femminista, ancora fortemente antropocentrica, espone una teoria urbana transpecie volta a costruire una politica radicalmente inclusiva, a decentrare e ripensare l'umano, e illustra il progetto di ampio respiro della zoopolis: boschi urbani, passatoi per la fauna selvatica, tetti “verdi”, rinaturalizzazione di ampie aree, trasformazione delle modalità di uso dei terreni, dei sistemi di trasporto, dei disegni e delle tecniche costruttive, della produzione e distribuzione del cibo e delle abitudini alimentari e altre pratiche di ospitalità bioinclusiva. | 800 K |
Ricerche in corso
Isabella Gagliardi, Chiara Belingardi, Daniela Poli, Spazi di cura per rigenerare le matrici vitali dell'insediamento Il saggio si sofferma sul medioevo italiano, periodo in cui donne religiose fondarono non solo conventi e monasteri femminili, ma anche veri e propri ospedali e confraternite dedicate alla cura dei bisognosi e ammalati nelle loro case. Queste case religiose diventarono importanti luoghi di educazione, produzione e commercio, tutti al femminile, legati ai simultanei processi di urbanizzazione e santificazione della città. Nella seconda parte, le autrici tracciano una continuità tra le forme medievali e contemporanee di co-abitazione e lavoro riproduttivo delle donne. | 747 K |
Documenti
Jane Jacobs, due scritti del 1958, a cura di Bruna Bianchi In due scritti del 1958, Il centro della città è per la gente e una lettera alla Rockefeller Foundation, Jane Jacobs anticipa i temi che saranno al centro di Death and Life of Great American Cities, l'opera che ha cambiato il modo di intendere la città, le sue strade e la sua vita e che apparve nel 1961. | 454 K | |
Feminist design Co-operative Manifesto (1980), a cura di Roberta Da Soller Il documento che qui si presenta, non datato, ma, come si vedrà più avanti, con tutta probabilità dell'inizio degli anni Ottanta, s’inscrive all’interno dell'esperienza di Matrix Feminist Design Co-operative e rappresenta il manifesto d'intenti alla base delle sue attività nel periodo più fertile della riflessione e delle pratiche politiche femministe in ambito architettonico. | 497 K |
Interviste e testimonianze
Maria Bay Wendt, Feminism by design. 120 days of building feminist landscape architectural practice [ENG] Il saggio illustra un progetto di architettura del paesaggio condotto a Copenaghen. Integrando i presupposti della teoria femminista con quelli della teoria performativa, queer e degli affetti, il progetto ha esplorato lo spazio cognitivo e la progettazione fisica dello spazio, facendo sì che il processo di costruzione diventasse una piattaforma performativa e un laboratorio di trasformazione per la creazione di una pratica architettonica femminista del paesaggio. | 1.58 M |
Recensioni, interventi, resoconti
Last update: 12/12/2024