Sanremo, il cafoscarino Nicola Noro tra i ‘performer LIS’

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Ogni anno, il Festival di Sanremo attrae e coinvolge migliaia di persone in tutta Italia, anche sorde: da qualche edizione, infatti, la kermesse musicale è diventata più accessibile grazie a una squadra di ‘LIS performers’, incaricata di tradurre nella Lingua dei Segni Italiana tutti i brani in gara.

A interpretare le canzoni di Ricchi e Poveri, Negramaro e Il Volo c’è anche il cafoscarino Nicola Noro, laureato in Lingue, Civiltà e Scienze del linguaggioScienze del linguaggio con specializzazione nella linguistica per la sordità e i disturbi del linguaggio.

Oltre all’attività di docente e formatore sui temi legati alla sordità, alle disabilità e alle lingue dei segni, Nicola è un traduttore artistico-musicale di LIS e IS (la lingua dei segni ‘internazionale’) e collabora con enti come RAI e Teatro La Fenice per la realizzazione di opere e programmi accessibili.

Tra prove e registrazioni sanremesi, Nicola ha risposto alle nostre domande sulla sua esperienza.  

Come ti sei avvicinato alla LIS e come sei arrivato all’interpretariato 'musicale' a Sanremo?

Mi sono avvicinato alla LIS e al mondo della sordità perché mio fratello maggiore è sordo. Sono cresciuto immerso nella comunità sorda e utilizzando la lingua dei segni fino a quando, finite le superiori, ho scoperto che a Ca' Foscari c'era la possibilità di studiare la LIS. Ho così intrapreso il mio percorso di studi prima con la triennale in Lingue, Civiltà e Scienze del linguaggio e poi con la magistrale in Scienze del linguaggio. Durante i primi anni a Ca' Foscari io e Alessandra, una mia amica che studiava con me, abbiamo deciso di cimentarci nella traduzione di "Nessun grado di separazione" di Francesca Michielin. Visto il successo del nostro video, pubblicato su Youtube, abbiamo deciso di partecipare Italia's Got Talent e siamo arrivati in semifinale. Da lì ho cominciato a tradurre sempre più canzoni, facendo nascere così la mia passione per la traduzione musicale. Nel 2019 Rai Pubblica Utilità ha aperto un casting per interpreti musicali della LIS, ho partecipato e ho superato il provino. Da allora collaboro con la Rai per eventi con Sanremo, l'Eurovision song contest e altre produzioni come La Traviata, il Rigoletto, la Cenerentola o il film "Io sono Mia", che racconta la vita di Mia Martini.

Quali sono le sfide che incontri maggiormente nella traduzione di canzoni in LIS e come veicoli le emozioni attraverso i segni?

La prima difficoltà che si incontra nella traduzione di un brano musicale è la comprensione del testo in italiano. Spesso le canzoni sono piene di metafore o messaggi nascosti tra le rime. Il primo lavoro, e forse quello più importante, è capire che cosa il cantante voglia dire con quella frase o quella parola, capire i messaggi nascosti. Anche rendere poetica la lingua dei segni non è facile, lo si fa giocando con i segni e modificandoli per creare rime tra un segno e l'altro, un po' come fanno i cantanti con l'italiano. In questa fase il supporto dei colleghi sordi è fondamentale, non solo per capire se il segnato è chiaro e comprensibile, ma anche per rendere maggiormente fluida e poetica la nostra manualità. Anche gestire la propria emotività può risultare difficile, soprattutto nelle canzoni più profonde e ricche di significato. Spesso ci commuoviamo o emozioniamo anche noi interpreti traducendo una canzone perché sentiamo nelle nostre mani e nel nostro corpo la potenza emotiva della canzone e del testo. Queste emozioni le trasmettiamo poi al pubblico attraverso le espressioni del nostro viso.

La tua canzone preferita tradotta in questi anni?

La canzone che mi è piaciuto di più tradurre è "Brividi" di Mahmood e Blanco: interpretare la canzone durante l'esibizione finale, quando hanno annunciato la vittoria dei due artisti, è stato davvero emozionante. L'interpretazione che mi ha emozionato di più è stata quella di Tiziano Ferro che ha interpretato "Portami a Ballare" di Barbarossa durante l'edizione di Sanremo 2020.

Hai qualche sogno nel cassetto o progetto che ti piacerebbe realizzare in futuro?

Mi piacerebbe che anche gli artisti italiani, come fanno spesso quelli stranieri, rendessero accessibili i loro concerti alle persone sorde. Il mio sogno è quello di interpretare le canzoni sul palco, durante i Tour. Anche salire sul palco dell'Ariston sarebbe stupendo. Da poco ho poi cominciato a insegnare la LIS nelle scuole del Veneto, mi piacerebbe poter formare sempre più studenti e insegnanti per rendere le scuole sempre più accessibili e per fare in modo che le nuove generazioni possano essere maggiormente inclusive e accoglienti nei confronti delle minoranze.

Al di là della televisione, ci parli dell'importanza di rappresentare le minoranze?

Il mio desiderio è che tutte le persone possano sentirsi veramente parte della nostra società. Purtroppo ancora oggi invece, in molti vedono i propri diritti negati o le loro identità discriminate, basti pensare che lo stato italiano ha riconosciuto la LIS solo nel 2019. Per me tradurre un festival così importante per la cultura italiana e mostrare la LIS e la sordità in una programma così seguito vuol dire anche questo: mostrare la diversità che c'è nel mondo. Una delle cose più belle è vedere i bambini e le bambine sorde che conoscono il nostro lavoro e che dicono frasi come "Da grande voglio anche io poter tradurre le canzoni in LIS". Questo mi ha fatto capire che le persone giovani, soprattutto quelle appartenenti ad una o più minoranze, hanno bisogno di sentirsi maggiormente rappresentate dai media, per poter dire "Un giorno, anche io sarò lì, un giorno anche io potrò mostrare la mia lingua, la mia cultura, la mia arte, a tutte le persone". Quest'anno ho l'onore di lavorare con due colleghe sorde molto giovani, appena diciottenni. Vederle al mio fianco in quest'avventura mi riempie di speranza per un futuro in cui tutti le persone possano avere accesso a tutto ciò che vogliono, senza limitazioni o discriminazioni, ma alla pari. 

Francesca Favaro