Storie dal Vicino oriente antico tra cuneiforme, archeologia e Iraq Museum

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BM 46569 © The Trustees of the British Museum. Shared under a CC BY-NC-SA 4.0 licence

L’epigrafia, le collezioni di tavolette d’argilla e i supporti iscritti in cuneiforme sono il fulcro della ricerca degli assiriologi e degli storici del Vicino Oriente antico e sono oggi al centro di due progetti di ricerca condotti da docenti dell’Università Ca’ Foscari Venezia, che, congiuntamente, danno vita al convegno "Il cantiere dell’epigrafista" che si tiene il 16 e 17 maggio a Ca’ Foscari e a Palazzo Malcanton Marcorà.

Il convegno ha un focus sul lavoro dell’epigrafista (di qui il titolo Il cantiere dell’epigrafista) e ne prende in considerazione, attraverso diversi casi di studio, le molteplici fasi, dal campo (survey archeologica e cantiere di scavo: L. Milano e C. Felli), al restauro e conservazione (C. Gutschow), alla valorizzazione e preservazione in contesto museale (ospite d’onore e keynote speaker la manager delle collezioni cuneiformi dell’Iraq Museum di Baghdad, Hanan Hamza), fino allo studio e messa in valore dei risultati della ricerca, anche con metodologie innovative (Paola Corò e Massimo Maiocchi).

I lavori del convegno si inseriscono nel solco di una consolidata collaborazione con la direzione centrale delle Antichità dell’Iraq e in particolare con l’Iraq Museum, rappresentato a Ca' Foscari dalla manager delle collezioni cuneiformi Hanan Hamza. In Iraq, già dal 2018 Ca' Foscari ha avviato una Missione di Ricognizione archeologica e ricerche storiche nella regione di Wasit (a sud est di Baghdad). La Missione, diretta da Lucio Milano, ha condotto nel corso di quattro campagne indagini sistematiche su 126 siti archeologici, cercando di ricostruire la storia di questo territorio combinando dati telerilevati ed esplorazione sul terreno.

Proprio i materiali conservati all’Iraq Museum e in parte anche derivanti dalla ricognizione di Wasit saranno al centro delle presentazioni della prima giornata.

I progetti di ricerca

Il progetto MAP (Mapping and Annotating Plots: the Multimodality of Cadastral Plans in Antiquity, Babylonia and Rome) e il progetto Urban Economy Begins: Structural and Quantitative Aspects of Early City State Economies in the Ancient Near East (2900-2350 a.C.), sono rispettivamente diretti da Paola Corò e Massimo Maiocchi.

Il progetto MAP affronta lo studio della multimodalità nelle mappe catastali della Mesopotamia (tra il III e il I millennio a.C.) e nel mondo romano tra il I secolo a.C. e l'età imperiale. La documentazione mesopotamica è oggetto di studio da parte dell’unità capifila del progetto, Ca' Foscari, che si sviluppa in collaborazione con l’Università di Urbino Carlo Bò per la parte romanistica.

Il focus del progetto è una documentazione, particolare, che registra, sullo stesso supporto, (per la Mesopotamia prevalentemente le tavolette d’argilla, ma anche statue), sia testi, sotto forma di annotazioni (epigrafi), che immagini, cioè mappe schematiche.

Aspetto innovativo del progetto è lo studio di questa documentazione attraverso la lente della multimodalità, ovvero partendo dal presupposto che la combinazione di più modalità semiotiche (immagini, testo e le loro relazioni reciproche) nella costruzione del significato generale del documento, consente la "moltiplicazione" dei rispettivi significati. Un approccio questo che è ancora agli inizi: con questo progetto gli studiosi si propongono di testare il suo potenziale per una migliore comprensione dei meccanismi e delle procedure alla base della produzione di questa classe documentaria e del contesto amministrativo da cui provengono.

Il progetto Urban Economy Begins mira a ripensare come si sia strutturata l'economia delle prime città-stato in Mesopotamia e Siria (ca. 2900-2350 a.C.), sulla base di un’analisi approfondita di  ampi lotti di documentazione testuale. Lo studio prende spunto dalla grande quantità di nuove fonti epigrafiche pubblicate negli ultimi anni, ma ancora poco studiate. Il corpus consiste approssimativamente in 7.500 tavolette cuneiformi, la maggior parte delle quali attualmente di difficile accesso per i non specialisti, che verranno ripubblicate online in formato open access, con traduzioni e commenti.

A questo si aggiungerà uno studio monografico ad ampio respiro, che si propone di analizzare in dettaglio gli spunti offerti dai testi, con enfasi sugli aspetti quantitativi della produzione, della gestione della forza lavoro e delle risorse.

Il progetto coinvolge tre unità di ricerca: Università Ca' Foscari di Venezia, Alma Mater Università di Bologna e Consiglio Nazionale delle Ricerche. Lo studio utilizza un approccio interdisciplinare che combina metodologie allo stato dell’arte nei campi della Storia del Vicino Oriente Antico, dell’Assiriologia (filologia delle fonti cuneiformi) e delle Scienze Umanistiche Digitali (analisi computazionale, data-mining, visualizzazione dei dati, e web-GIS).

Di che tavolette parliamo?

Ma cosa sono le tavolette di cui parliamo? Che testi contengono? A cosa servivano?

Sono tavolette d'argilla con scrittura cuneiforme datate tra il III e il I millennio a.C..

"Le tavolette sono mappe catastali – spiega Paola Corò - che contengono dati relativi a proprietà terriere (terreni per lo più) e in alcuni casi anche 'proprietà urbane, o meglio 'case'. In genere si hanno indicazioni sul proprietario, sulle misure, sui confini o i confinanti (nord sud ovest est; eventuali 'vicini' o elementi notevoli del paesaggio su cui affacciano, che possono concorrere a localizzarli o anche valorizzarli: ad esempio, l'accesso all'acqua, affaccio su un canale, o su una via importante), e sullo stato della proprietà (per esempio delle case se sono in buono stato o in rovina: oggi si direbbe "ristrutturato/da ristrutturare")”.

Nel caso dei campi è di norma indicato il rendimento, in termini di quantità di semente necessaria per coltivarlo. La funzione non è sempre chiara: è possibile che fossero impiegati ai fini catastali, e si sospetta che rappresentino, almeno in alcuni casi, delle specie di bozze per successivi documenti, dunque registrazioni non destinate alla conservazione ma 'provvisorie'. Questo perché a volte si trovano sul retro del documento dei calcoli raffazzonati, parzialmente cancellati o scritti senza imprimere troppo (come quando noi scriviamo a matita, per poi cancellare, anziché a penna, così che non resti permanentemente).

Il carattere provvisorio potrebbe spiegare perché, percentualmente, non sono state trovate molte attestazioni di questo tipo di documenti a differenza di altre tipologie documentali. Nel progetto ci proponiamo di studiare quanto conta la multimodalità (testo scritto  e immagine e le loro relazione) nel trasmettere in modo efficace il messaggio veicolato, nel rendere 'visibile' il documento e le sue informazioni (una caratteristica peculiare di queste tavolette è che la scrittura spesso 'segue' l'andamento della mappa perciò sulla stessa faccia della tavoletta troviamo il cuneiforme orientato in modi diversi, sempre da sinistra a destra, come normale, ma orientato secondo l'asse longitudinale e anche verticale della tavoletta, perché il testo funziona da 'didascalia' dell'immagine, come nelle figure dei nostri libri e nelle planimetrie moderne)

A volte il recto è orientato in una direzione (la tavoletta ha la scrittura che si sviluppa in orizzontale), ma il verso in verticale o viceversa; questo di solito non accade nelle tavolette cuneiformi (che sono scritte o tutte in verticale o tutte in orizzontale) ed è chiaramente il portato del fatto che l'orientamento non è dettato più dal testo scritto ma dall'immagine che viene disegnata). Lo studio di questi testi usando la teoria della multimodalità mira proprio a mettere in evidenza le conseguenze che le scelte comunicative hanno nella prioritizzazione delle informazioni. E pensiamo che questo ci aprirà nuove possibilità di comprensione della funzione, ruolo e importanza di questi documenti, aiutandoci a capirne meglio l'uso nel contesto amministrativo.

L'idea è che analizzando questi testi in questa chiave capiremo meglio come siano stati concepiti e perché. Il punto di partenza sarà l'edizione (alcuni sono completamente nuovi e mai studiati prima d'oggi) o riedizione del contenuto testuale (una parte sono infatti già stati pubblicati molti anni fa, ma richiedono un nuovo studio e controllo con le collazioni e il lavoro epigrafico in museo -- in questo caso a Londra, nel British Museum). 

Federica Ferrarin