Aziende agrifood si preparano alle transizioni gemelle (digital e green)

condividi
condividi

Le politiche e i pareri di molti esperti convergono nel vedere due catalizzatori essenziali capaci di trasformare le economie: la digitalizzazione delle aziende e la revisione in chiave sostenibile delle loro operazioni, sia interne che nelle catene del valore. In Europa l’abbinata delle due forze è designata con la formula “twin transition”: transizioni gemelle.

In che modo queste due transizioni possono far crescere la competitività del sistema agroalimentare? In che modo si devono attrezzare gli attori – istituzioni, fornitori di servizi, tecnologie e competenze – istituzionali e di supporto?

A queste domande ha cercato di rispondere la terza edizione dell’Osservatorio “Strategie e innovazione nel food”. La ricerca, a cura dell’Agrifood Management and Innovation Lab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari, mostra un quadro aggiornato e ricorrente sul cammino del settore nelle transizioni gemelle, tra sfide, criticità e opportunità da cogliere per le aziende.

L’obiettivo dell’Osservatorio è duplice: fornire un’analisi approfondita della ‘twin transition’ nel Triveneto, monitorando la presenza sul mercato, gli investimenti e l’impatto di tecnologie digitali e attività di sostenibilità da un lato; alimentare e sostenere nel tempo una conversazione tra il mondo della ricerca, le istituzioni e operatori privati, per un confronto costante volto a prevedere le difficoltà, suggerire vie per superarle e per evitarle.

Analizzando 566 aziende del Triveneto tra i 10 e i 250 dipendenti, la ricerca mostra come le aziende del comparto siano alle prese con l’ennesima sfida, dopo l’uscita dal Covid e le pressioni sulle catene internazionali del valore.

“Le aziende – spiega Francesca Checchinato, professoressa a Ca’ Ca’ Foscari e responsabile scientifica della ricerca insieme a Vladi Finotto – rispetto a questa traiettoria di trasformazione strutturale si trovano “in attesa”: consapevoli della necessità di evolvere, ma non ancora dotate di piani di adozione delle tecnologie. Non significa che siano ferme, anzi, stanno sperimentando soluzioni diverse, ma molte non sono ancora in possesso di una visione strategica rispetto alle transizioni gemelle”.

La transizione digitale

Da quanto emerso dalle interviste effettuate, la ricerca rileva che le aziende stanno esplorando il potenziale di alcune innovazioni, investono con decisione in altre, provano a capirne di più nel caso di altre ancora. Tra le tecnologie più usate troviamo quelle gestionali come ad esempio EDI, impianti produttivi collegati in rete, supply chain management, cloud services, (71,28% di aziende), quelle per l’automazione/robotica (50%) e quelle per la comunicazione e transazioni con il mercato (36,17%). Mentre il 19,15% delle aziende non raccoglie ancora sistematicamente i dati o chi li raccoglie tuttavia non ha ancora capacità e strumenti per elaborarli.

A proposito delle competenze necessarie alla transizione digitale, le imprese ritengono, per larga parte (59,58%), di disporre già delle figure necessarie. Affermano, tra l’altro, che la transizione digitale non richiede figure radicalmente nuove rispetto a quelle già presenti in azienda. Un altro 20,21% riconosce di aver bisogno di competenze nuove e già si sta adoperando per trovarle e assumerle.

Il dato sorprende e va in qualche misura in controtendenza rispetto sia a molta ricerca sul tema che alle dichiarazioni che spesso si sentono nelle conversazioni tra addetti ai lavori, esperti e policymaker.

La transizione green

Parlando di sostenibilità, l’indagine ha evidenziato l’azione più diffusa sia quella di gestione degli scarti in un’ottica di economia circolare (75,53%). Un numero sempre maggiore di aziende sta investendo nello sviluppo di strategie di valorizzazione, in particolare degli scarti vegetali. Il 66% delle aziende del campione dichiara di utilizzare energie da fonti rinnovabili, l’adozione di imballaggi green è un’azione che interessa il 63,83% delle aziende.

Quanto alle competenze green richieste, quasi la metà delle aziende intervistate dichiara che non sono necessarie competenze troppo diverse da quelle già impiegate in azienda, analogamente a questo riscontrato per la transizione digitale; tuttavia, va sottolineato come vi sia una quota di rispondenti pari al 29,79% che vede la necessità di figure specifiche che prevedono di reclutare in futuro, a cui si aggiunge la quota di coloro che si trovano in difficoltà ad assumere in questo momento (9,57%) o che non riescono a trovare persone con un adeguato profilo (8,51%).

La sostenibilità sembra essere un tema ancora poco importante da evidenziare: nel 67,19% dei siti web non se ne fa menzione. Le più attente sembrano essere le aziende delle farine e granaglie che lo menzionano nell’83,3 % dei siti.

Le transizioni gemelle

Sebbene le PMI del comparto alimentare non siano ancora entrate a pieno regime nella trasformazione digitale e in quella green, l'integrazione di questi due processi sta diventando cruciale. La maggioranza delle imprese del campione ha dichiarato che i propri investimenti in tecnologie digitali hanno permesso di perseguire dei risultati legati alla transizione green.

Il 50% delle imprese sostiene che l’impatto di almeno uno degli investimenti digitali intrapresi è stato addirittura elevato sulla transizione green. L’impatto più alto si è avuto dalle tecnologie per l’automazione della robotica, poiché questo tipo di tecnologie possono aiutare le aziende ad efficientare dal punto di vista ambientale i processi interni (es. meno scarti, meno spreco energetico).

“Il lavoro di “squadra” tra i diversi componenti dell’ecosistema sarà di vitale importanza: la twin transition va imboccata al più presto, con investimenti decisi e strategie chiare - afferma Vladi Finotto - lo impongono gli obiettivi di neutralità climatica, i criteri che decreteranno la finanziabilità delle imprese, la sostenibilità economica di un comparto che dà tanto lavoro al Triveneto e che alimenta filiere tecnologiche complementari altrettanto importanti”.

In questo senso è emersa l’importanza del contributo che alcune figure all’interno del comparto e della filiera hanno dato alle PMI nel processo combinato di trasformazione digitale e green. Rispetto a fornitori del comparto, clienti e centri di ricerca, il ruolo più critico viene giocato dai consulenti, fornitori di tecnologie e agenzie di servizio, che si pongono nei confronti delle aziende come principali referenti anche per gli aspetti più attinenti alle attività di aggiornamento.

Le tecnologie digitali e le nuove tecnologie “verdi” mettono dunque a disposizione delle imprese e delle filiere i mattoni di base per ri­costruire le proprie strategie in modo da mitigare gli impatti sull’ambiente e sulla società, innovare le soluzioni disponibili in molteplici ambiti, diventare più competitive.

Le combinazioni tra le diverse tecnologie ricomprese in ciascuna delle due transizioni sono molteplici; i modelli di business risultanti in alcuni casi sono prevedibili, in altri tutti da immaginare e validare.

La ricerca

Lo studio ha analizzato 566 aziende tra i 10 e i 250 dipendenti presenti nel database Bureau Van Dijk’s AIDA con dati di bilancio disponibili appartenenti ai settori Ateco 10.1-10.8 (lavorazione e conservazione di carne, pesce, formaggi, frutta e ortaggi, granaglie, prodotti da forno e altri alimenti).

Dopo una prima raccolta dei dati disponibili pubblicamente, le aziende sono state invitate a rispondere a un questionario, per indagare nello specifico obiettivi e gestione della trasformazione gemella, dagli obiettivi perseguiti all’impatto che tali investimenti hanno portato in termini gestionali ed economici.

Infine, un campione di loro è stato intervistato per garantire una migliore comprensione e un consolidamento di quanto emerso nei due step precedenti.

Il report

Il report dell’Osservatorio è stato presentato alle aziende coinvolte nello studio, ai partner e al mondo accademico lo scorso 10 novembre a Forte Marghera durante un evento organizzato in collaborazione con l’agenzia Pallino. Il report è disponibile sul sito web del Laboratorio: bit.ly/osservatorio-agrifood-2023

Enrico Costa