La booktoker Megi Bulla, in arte @labibliotecadidaphne, apre gli Open Days

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Megi Bulla, in arte @labibliotecadidaphne, è la persona dietro l'omonimo profilo TikTok da più di 400 mila follower. Ironia, passione e spontaneità caratterizzano i video in cui parla del suo amore verso la lettura; il profilo, nato nel 2021, diventa il più seguito in Italia in pochi mesi e, dopo poco più di un anno, diventa il suo lavoro a tempo pieno. Oggi Megi è content creator, autrice (con il libro Milena insegnami la felicità edito Fabbri Editori), art director della box letteraria Loonari e curatrice di una collana editoriale Rizzoli. A due esami dalla laurea in Ingegneria Civile, non si pente del percorso di studi intrapreso, nonostante la sua carriera abbia subito un drastico cambio di direzione.

Megi sarà ospite degli Open Days triennali di Ca' Foscari lunedì 11 marzo, alle ore 10.00 in Auditorium S. Margherita – E. Severino, dove parlerà di Scegliere il proprio futuro. Un viaggio tra passione, sorprese e paura di fallire, in conversazione con il prof. Gianluca Briguglia, docente di Storia delle dottrine politiche al Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali. 

In questo incontro l'influencer parlerà di scelte, passioni e sorprese, di ansie, paure e fallimento, ma, soprattutto, dell'importanza di saper ascoltare le proprie aspirazioni senza farsi fermare dall'opinione altrui.

La partecipazione è su prenotazione. Puoi prenotare il tuo posto agli incontri dalla pagina web degli Open Days triennali

Da un corso di laurea in Ingegneria Civile a influencer su Tik Tok. Ci racconti il tuo ‘cambio di rotta’?

Non sono mai stata una persona molto social: qualche storia, un post ogni paio di mesi e nulla di più. Seguivo con piacere una manciata di content creator, ma non ho mai pensato di voler intraprendere lo stesso percorso. Studiavo Ingegneria Civile e, a due esami dalla laurea, scoppiava la pandemia. Nell’attesa di concludere il mio percorso trovavo lavoro come BIM Specialist, tema a cui ero molto interessata. Felice del mio neo-stato di indipendenza economica, cominciavo a comprare libri, anziché prenderli in prestito in biblioteca, e scoprivo TikTok, una piattaforma che comunica tramite video (media che preferisco di gran lunga alle foto, nelle quali sono negata) editati per creare transitions divertenti. L’idea era quella di mostrare le mie edizioni e la libreria in crescita. Stavo attenta a non mostrare il viso e avevo scelto un nome di finzione. Si pensa spesso che i social siano un’esclusiva dei giovanissimi e io avevo il terrore di essere scoperta da colleghi e amici, tanto da disinstallare la piattaforma dopo appena un mese di utilizzo per l’ansia. È stato mio marito a convincermi a non pensarci troppo, a tornare a creare contenuti e a farlo come avrei voluto, senza restrizioni. Così, il 3 febbraio 2021 registravo il primo video mostrando il viso. Mai avrei potuto prevedere che da lì a 8 mesi saremo stati in 100000 o che l’anno successivo avrei potuto renderlo il mio unico lavoro. Ad oggi sono tanto felice di aver rischiato, ma la verità è che il profilo è nato con l’unico intento di essere una valvola di sfogo, un canale dove poter parlare di libri sperando di trovare qualche anima con cui condividere la mia passione.

Che ruolo hanno avuto lo studio e gli anni della formazione universitaria nella tua crescita professionale?

La persona che sono oggi è il prodotto di tutte le scelte che ho fatto durante gli anni. L’università non da meno. Il mio lavoro ha poco a che vedere con le materie studiate in aula, ma ogni interazione con professori e colleghi mi hanno cambiata e formata. Ogni esame, ogni mano alzata di fronte a 150 studenti, ogni difficoltà. Ho imparato che lo specchio del mondo lavorativo raramente riflette l’immagine che ci immaginiamo all’università, ma non per questo è meno appagante o meno valido. Il percorso che ho scelto ha definito la mia persona e le mie passioni e sarebbe sciocco pensare che il successo raggiunto ora non sia in parte dovuto anche a ogni esperienza vissuta all’università.

Sei una delle influencer più seguite, e parli di libri. Che rapporto c’è tra letteratura e social network?

Non c’è una risposta universale a questa domanda. Ogni lettore ha un suo rapporto con i libri e ogni creator esprime la propria creatività a modo proprio. Per me è emozione, spontaneità e rappresentazione del “normale”: parlo di libri, ma lo faccio in pigiama o in abito, truccata o struccata, con il mio fisico -lontano dalla taglia 40- e la casa disordinata, e le mie recensioni riflettono il mio modo di presentarmi. Credo sia questo quello che ha colpito la maggior parte della mia community. Leggo un libro perché mi ispira, come qualsiasi altra persona, e accetto lavori solo quando credo che sia nelle mie corde. La differenza rispetto a prima è che non scelgo quando leggere i testi che seleziono, ma dipendo dalle collaborazioni e dai tempi di campagna. La comunicazione di ogni testo dipende dal creator e io preferisco un linguaggio informale e ironico.

Nel senso più generale possibile, tralasciando quindi la variabile dell’influencer, la promozione digital è l’ultimo tassello del ciclo produttivo del bene libro, ma forse è uno dei più importanti: creare, ma non comunicare è pressoché inutile. I social hanno avuto, nel corso degli ultimi anni, la capacità di creare casi editoriali, ridar vita a titoli di catalogo e far tornare a leggere persone che avevano dimenticato quanto sia emozionante ritagliarsi del tempo tra pagine e inchiostro.   

Qual è il primo consiglio che daresti a ragazzi e ragazze che stanno scegliendo l’Università?

Scegliete ciò che amate, non l’ipotetico futuro di stabilità che pensate di ottenere. Io ho scelto Ingegneria perché pensavo sarebbe stato più “semplice” trovare lavoro. Ho odiato ogni esame e ho vissuto male ogni fallimento, attribuendolo alla mia stupidità piuttosto che al semplice errore di scelta. Al secondo anno ero consapevole del problema, ma mi vergognavo ad ammettere di aver sbagliato, soprattutto dopo aver aperto un mutuo per studiare e non potevo accettare l’idea di aver sprecato soldi. Il ragionamento ricorrente non era “io HO fallito un esame”, ma “io SONO un fallimento”, quindi ho continuato un percorso e ho visto negli occhi dei miei compagni una passione che io faticavo a trovare ogni mattina. Se non avessi dato retta a mio marito che mi ha spronata a fare qualcosa per me quel 3 febbraio, ora probabilmente sarei in un ufficio a fare un lavoro che non amo, consapevole di non averlo mai amato.

Quindi scegliete ciò che vi entusiasma, ciò che vi tiene svegli la notte e che siete impazienti di conoscere a 360 gradi. La strada giusta si formerà un passo alla volta e ogni pietra dipenderà dalle scelte che farete quotidianamente. Abbiate fiducia in voi stessi e della vostra passione: vi posso garantire che vi porterà dove non sapete nemmeno di voler arrivare.

Federica Scotellaro