Margherita Belgiojoso: la Russia attraverso gli occhi delle donne

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Margherita Belgiojoso
MB Copyright Giulio Pietromarchi

La giornalista e scrittrice Margherita Belgiojoso ha presentato all’interno del ciclo Writers in conversation il nuovo libro Là dove si inventano i sogni – donne di Russia, pubblicato presso l’editore Guanda. L’incontro è stato mediato dalla collega giornalista Paola Severini Melograni, con l’intervento delle professoresse dell’Università Ca’ Foscari Silvia Burini e Pia Masiero.

Là dove si inventano i sogni racconta la storia della Russia dal 1700 ai giorni nostri tramite una staffetta di personaggi femminili, che raccontano la loro vita e si fanno raccontare dagli occhi e dalle parole della Belgiojoso. La raccolta conta quindici storie di donne più una, un epilogo che va a chiudere la serie di racconti con un episodio più vicino a noi e per questo narrato in maniera diversa rispetto ai capitoli precedenti dall’autrice.

Ognuna di queste donne è stata scelta perché ha vissuto una vita o un momento storico che l’autrice riteneva interessante descrivere. Sono donne che hanno aperto la strada all’occidente, alcune sono sconosciute, altre sono famose, ma sono tutte donne consapevoli della difficoltà delle loro scelte. Sono donne che non riescono a lasciare il loro paese o che decidono di allontanarsene per poterlo capire meglio. Importante sottolineare inoltre come nessuna di queste donne sia famosa come “la moglie di”, ma abbiano raggiunto una fama derivante dalla loro vita e dalle loro gesta.

Tra tutte le storie presenti nel libro, è su quella di Olga che si focalizza il dibattito: Olga Fedorovna Berggol’c lavorò alla radio di Leningrado durante l’assedio che durò ben novecento giorni, dal 1941 al 1944, raccontando bugie ad una città che stava diventando fantasma, ma che Olga credeva di poter mantenere in vita, aggrappandosi a questa possibilità. È in figure come questa che la professoressa Silvia Burini afferma di trovare “una forza primigenia impressionante”, la forza del matriarcato slavo, in cui la donna non viene data “in mano” al marito, ma rimane orgogliosamente artefice del proprio destino.

Troviamo anche Aleksandra Kollontaj, prima donna della storia a far parte attivamente di un governo come ministro, che combatté per i diritti delle donne  e rese legale e gratuito l’aborto; Ekaterina Furceva, operaia presso una fabbrica tessile che diventò ministro della cultura; Nina Beberova, scrittrice che fuggì dalla Russia nel 1922 e che racchiude nelle sue opere la voce di chi come lei è stato costretto a scappare da un paese della rivoluzione, ritrovandosi in realtà che non riuscivano a fare proprie, con la mente sempre volta alla propria terra.

È proprio la biografia della Beberova a tradire tra le righe la presenza di Margherita Belgiojoso, che afferma di aver inserito le sue emozioni tra quelle descritte dal personaggio stesso, di aver lasciato trapelare in quello che lei definisce un “taglia e cuci di elementi già noti e pubblicati” le sensazioni e i ricordi di chi ha vissuto la Russia. La potenza evocativa di questi racconti è racchiusa nella cura del dettaglio, in quella cura descrittiva che rappresenta il punto forte del libro: l’autrice lascia che siano i personaggi stessi a raccontarsi, ma al contempo traspone tramite il loro sguardo quelle sensazioni che l’hanno accompagnata nel suo periodo in Russia.

La mano dell’autrice è visibile soprattutto in quegli spaccati di quotidianità vissuti dai personaggi, nei finestrini sporchi di un treno aspettato su banchine desolate o nel semplice pattinare sul ghiaccio. Queste donne sono descritte con la puntualità e con la sicurezza di chi ha vissuto quelle sensazioni, rendendo familiari questi profili che hanno lasciato l’impronta nella storia.

Il lettore, come fa notare Paola Severini Melograni, “ci rimane male” perché i ritratti presentati non si concludono, rappresentano momenti cruciali di cui tuttavia non viene svelata la conclusione.  Da una parte, rivela l’autrice, sarebbe stato controproducente seguire fino in fondo le loro avventure e questo sicuramente avrebbe portato la narrazione fuori strada, dall’altra le mancate conclusioni sono bilanciate da una dettagliata bibliografia, inserita per saziare la sete di curiosità che l’autrice punta a far nascere nel lettore.

Epilogo di questa raccolta è la biografia di Anna Politkovskaja, giornalista russa che l’autrice conobbe personalmente e che fu assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, l’unica della raccolta ad aver incontrato tale fine. Questa storia presenta una struttura completamente diversa dai quindici capitoli che la precedono, è scritta come un articolo di cronaca e, per accentuarne il distacco dalle precedenti, i caratteri sono in corsivo. Questa storia, il cui inserimento nel libro è stato incerto fino alla fine, rappresenta un tasto dolente non solo nella visione russa, ma anche in quella italiana.

Pia Masiero si è soffermata su quelle donne che, per volontà propria o per necessità, si sono ritrovate a vivere lontane dalla Russia: secondo la professoressa, queste donne che cercano un altrove sono l’esempio di quanto il punto prospettico faccia la differenza, soprattutto quando l’altrove più ovvio rispetto alla Russia è l’America.

In conclusione, la bellezza di questi ritratti si divide tra donne che non riescono a lasciare la Russia e donne che invece se ne vanno per poter capire meglio il loro paese. Donne che lasciano tutto per un amante e donne che seguono fino alla fine un uomo che nemmeno amano più. Sono questi i racconti tramite i quali la Belgiojoso ha descritto il paese che l’ha fatta innamorare, creando un interessante spaccato sia per chi già conosce la Russia, sia per chi si avvicina con curiosità a questi argomenti per la prima volta e terreno fertile per una discussione che, partendo dalla storia, si dirama in tutti quei campi toccati dalle protagoniste di questa raccolta.

A cura di Alessia Zannoni