Prima della pensione ovvero Cospiratori

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Martedì 28 gennaio riprende l'attività del Teatro Ca' Foscari con "Prima della pensione ovvero Cospiratori"- Una commedia dell'anima tedesca di Thomas Bernhard.

Progetto, scene e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso, con Elena Bucci / Marco Sgrosso / Elisabetta Vergani, disegno luci Loredana Oddone; drammaturgia e cura del suono Raffaele Bassetti; supervisione ai costumi Ursula Patzak; assistente all'allestimento Nicoletta Fabbri, collaborazione alla scena Carluccio Rossi; acchinismo Enrico Berini / Viviana Rella; una produzione ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione - Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con Le Belle Bandiere

Lo spettacolo rientra tra le iniziative organizzate a Ca' Foscari in occasione della Giornata della memoria #StolenMemory
Lo spettacolo è ospitato in collaborazione con l'Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini ETS.

“Prima della pensione” fu scritto al tempo del cosiddetto ‘affare Filbinger’. Per aver chiesto un trattamento carcerario meno disumano per uno dei componenti del gruppo Baader-Meinhof, Claus Peymann [il regista al quale Bernhard affidò molti dei suoi lavori], considerato un simpatizzante del terrorismo, era stato costretto a lasciare la direzione del teatro di Stoccarda proprio da quello stesso presidente del Baden-Württemberg di cui negli stessi giorni si venne a sapere che era stato un fedelissimo di Hitler e aveva svolto fino all’ultimo funzioni di giudice nella marina militare. La pièce andò in scena come ultima regia di Peymann a Stoccarda. (dall’introduzione all’edizione italiana del testo)

Nel suo tormentato amore per il teatro Thomas Bernhard non permette mai che ci si adagi in un solo punto di vista. Niente è vero e niente è falso. Allo stesso tempo pare incarnare il tempo sacrosanto della rabbia che si arma contro la stupidità, la prepotenza e il conformismo. L’odio verso la sua terra, nella quale ha sempre voluto tornare, per il suo popolo, per le meschinità e i crimini degli umani e degli artisti in particolare trova nella sua opera un’espressione talmente vasta, minuziosa e perfetta da diventare una canzone d’amore, un flamenco disperato urlato in solitudine. È un odio che nasce da uno struggente desiderio di poter essere contraddetto. La stessa geniale malattia maniaca che traspare dalle sue pagine pare guarire quando si mette al servizio di una scrittura splendida e di personaggi dietro i quali si intravede la sua maschera irrequieta. I suoi eroi del male, sconfitti, falliti in apparenza, per sempre affabulanti, sembrano antichi personaggi della tragedia greca e come tali, ingenui, crudeli, tremendi e di pietra.

In una casa austera impolverata dagli anni, con finestre socchiuse verso un esterno che li affascina e spaventa con il suo continuo mutare, i fratelli Rudolf, Vera e Clara ripetono le rigorose geometrie di abitudini che ne costituiscono l’identità. I tre paiono trovare una ragione di vita soltanto nel morboso incatenarsi l’uno all’altro, fantasmi che sbiadiscono se lasciati in solitudine, immersi in fiumi di parole che si contraddicono e disorientano. Le parole e il loro ritmo sono pura energia che affascina, travolge, violenta, lenisce, si erge a protezione contro il vuoto e il pur desiderato cambiamento, contro la morte. Attraverso la ripetizione, gli Höller, senza altri congiunti e discendenze, ricompongono il proprio ritratto immobile nonostante lo scorrere del tempo, trasformano il reticolato dei gesti quotidiani in un racconto epico della loro esistenza e incastonano con caparbia presunzione il proprio mito nella grande storia che soltanto in apparenza li ha risparmiati.
Il 7 ottobre, anniversario del compleanno di Himmler, Rudolf Höller, giudice del tribunale ormai prossimo alla pensione ed ex ufficiale delle SS, celebra regolarmente la ricorrenza con una cena allestita con cura da sua sorella Vera alla quale partecipa anche Clara, la sorella minore inferma, ostile ma complice, vittima e al tempo stesso carnefice dei suoi fratelli.
Tra recriminazioni incrociate, rievocazioni di memorie d’infanzia e di guerra, ridicole mascherate, brindisi spettrali e un sinistro album fotografico risfogliato anno dopo anno, si consuma un gioco rito fuori tempo che precipita verso un finale sospeso tra dramma e tragica ironia, elementi di cui è intrisa tutta la commedia stessa, definita da Benjamin Heinrichs, “il più complicato, il più sinistro, il testo migliore di Bernhard”. [Elena Bucci / Marco Sgrosso]

 

INCONTRO CON LA COMPAGNIA
Lunedì 27 gennaio, alle ore 11.30, presso la Sala Giovanni Morelli, Malcanton Marcorà, Dorsoduro 3484/D, si terrà un incontro con Elena Bucci, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani. Coordina Maria Ida Biggi. Intervengono Cristina Fossaluzza e Sara De Vido.

FEDERICA FERRARIN