Progetto SMATH: sei residenze artistiche per innovare le imprese venete

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Kensuke Koike / Contarina spa
Kensuke Koike / Contarina spa

Cosa succede quando un artista entra in un’azienda? Ad averlo non solo esplorato nella teoria ma soprattutto sperimentato concretamente, è il progetto internazionale SMATH, che da gennaio a maggio 2020 consentirà a sei artisti di entrare in altrettante imprese del Veneto con una residenza artistica finanziata.

Giunge così alla sua fase clou il progetto internazionale “Smart Atmospheres of social and financial innovation for innovative clustering of creative industries in Med area” (programma Interreg Med 2014-2020), che vede capofila la Regione del Veneto assieme al Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Responsabile scientifico del progetto è il professor Fabrizio Panozzo, docente del Dipartimento.

Grazie a SMATH, dalla scorsa primavera oltre venti imprese, complessivamente, hanno lavorato insieme a numerosi artisti, in un percorso condiviso che ha dato alla fine forma e consistenza a un vero e proprio "nido creativo": una comunità al cui interno lo scambio reciproco tra i due mondi ha consentito loro di accogliere le opportunità e insieme le sfide offerte dall'incontro. Ad accompagnare artisti e imprese con attività di intermediazione, supporto e “tessitura” delle relazioni, i docenti e ricercatori di MacLab, il Laboratorio di Management dell’arte e della cultura di Ca’ Foscari.
Tredici le progettualità giunte alla fase finale, frutto del lavoro di artisti di diverse discipline e di imprese di vari territori e settori, per dare vita a prodotti e servizi innovativi. Secondo la giuria di esperti, che le ha valutate nello “SMATH Pitching Event” dello scorso novembre, le sei selezionate si sono distinte per qualità della proposta, originalità, sostenibilità nel tempo. I vincitori sono: D20 Art Lab con Electrolux spa, Kensuke Koike con Contarina spa, Studio Tonnato con F/Art srl, Špela Volčič con cooperativa Idea Nostra, Alessio Ballerini e Simona Sala con cooperativa Verlata, Teoria&Preda con Gv3 Venpa spa.

Professor Panozzo, cosa può nascere dall’incontro e dalla contaminazione tra arte e impresa?

Le imprese stanno comprendendo che bellezza e pensiero estetico possono stimolare l’innovazione di prodotto e di processo ma anche sollecitare nuove visioni strategiche: “pensare artisticamente” contribuisce a renderle anche più competitive. Ma l’arte può aiutare pure a capire e a guidare i processi di cambiamento organizzativo, agendo sul versante della coesione e del welfare aziendale, e stimolare scelte di impatto sociale positivo: sul versante del rapporto con e tra i lavoratori, nella comunicazione ai consumatori e a tutti gli stakeholder, nella relazione col territorio. L’incontro con gli artisti crea, insomma, il contesto per pensare fuori dagli schemi e va quindi visto come un investimento in innovazione. Può ad esempio accompagnare la trasformazione digitale di Industria 4.0, spesso percepita dai lavoratori come minaccia: un timore che può acquisire nuovo senso e diventare, forse, anche un’opportunità di coesione, se con il suo sguardo l’artista compie un’azione di trasfigurazione.

Da dove nascono questo progetto e, più ampiamente, questo filone di ricerca del Dipartimento?

Alla base di SMATH c’è Art&Business, la metodologia di “art thinking” fondata sull’interazione tra arte e impresa che la nostra ricerca ha ideato e codificato in questi ultimi anni con MacLab. Tutto ha preso il via nel 2014, quando abbiamo cercato di portare il linguaggio artistico direttamente nei luoghi di produzione. Già dall’inizio abbiamo voluto andare oltre i modelli più classici e scontati – come il collezionismo, la filantropia e la sponsorizzazione –, convinti che sia necessario, e al contempo possibile, dare vita a un nuovo modo di intendere e costruire le relazioni tra i due mondi. Bisogna, infatti, innovare e passare all’azione concreta mettendo a lavorare in fabbrica l’artista, che è operaio e imprenditore di se stesso, accanto ad altri lavoratori e imprenditori. Con SMATH accade, appunto, proprio questo.

Quali gli aspetti innovativi di tale approccio?

Attraverso lo sguardo dell’arte stiamo facendo ricerca manageriale a tutti gli effetti. Fin dall’inizio ne condividiamo strumenti, modalità e linguaggi con le imprese stesse. L’arte non entra nelle imprese come intervento decorativo o comunicativo, ma piuttosto utilizziamo l’“art thinking” per indagare il management e supportarlo, aiutando le imprese anche a comprendere e a raccontare le trasformazioni, accompagnando il cambiamento.

Marta Giacometti