Brexit e finanza, il punto con Loriana Pelizzon

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I mercati sembravano pronti a salutare con entusiasmo la conferma di una Gran Bretagna europea. Invece, la doccia fredda della Brexit ha fatto crollare le borse e messo pressione alla sterlina. Ne parliamo con Loriana Pelizzon, professoressa al Dipartimento di Economia dell'Università Ca’ Foscari Venezia e all'Università Goethe di Francoforte.

"C’è stato crollo sui mercati finanziari  - commenta la docente e ricercatrice cafoscarina - perché l’esito è stato contrario alle aspettative. I mercati non volevano assolutamente la Brexit, per questo c’è stato il panico. Londra era la piazza finanziaria europea. E’ possibile un’Europa priva di una piazza finanziaria? Naturalmente no. Quindi ci dovranno essere degli sforzi per crearla altrove".

Quale sarà la nuova piazza europea?
La più probabile è Francoforte, che è già un grande centro finanziario dotato di un’infrastruttura di servizi. L’alternativa è Parigi, già sede della European Securities and Markets Authority, la “Consob” europea che supervisiona le borse.

Ci si aspetta una migrazione di uffici finanziari da Londra all’Europa?
Le grandi banche trasferiranno i propri uffici a Francoforte. Dall’altro lato, invece, tramonta il matrimonio tra borsa tedesca e londinese: London Stock Exchange sarebbe entrata con il 49% nella borsa tedesca, alla ricerca di economie di scala per far fronte, ad esempio, ai crescenti costi di gestione tecnologica. Si dovrà ridisegnare il sistema di organismi e autorità che sovrintendono e regolano i mercati europei. Ad esempio, non ha più senso che la European Bank Association, che si occupa tra l’altro degli stress test sulle banche,  si trovi a Londra.

E l’Italia?
La borsa italiana sarà la più penalizzata perché è attualmente tutta gestita da Londra. Si porrà quindi un problema relativo alle regole e al controllo, uscendo Londra dal contesto europeo. Se si andrà verso una piazza unica europea, con una fusione tra Parigi e Francoforte, anche Piazza Affari potrebbe partecipare.

Incertezza è parola ricorrente finora. Quale lo scenario?
Il primo nodo è quello della leadership inglese: non sappiamo chi contratterà con l’Europa, la quale vuole risolvere la negoziazione il prima possibile e preme affinché si faccia in fretta e con scelte chiare. Molto dipenderà dall’atteggiamento diplomatico della Gran Bretagna. Potrebbe preferire accordi bilaterali, come fa la Svizzera, a un confronto con l’Europa, come la Norvegia.