VSM Alumni

Alessandro Vecchiato
da studente di management a professionista del lusso a Parigi

A cura di VSM Alumni, febbraio 2025

Alessandro Vecchiato è un alumnus di Management con un background che unisce visione strategica e creatività. Dopo aver completato i suoi studi in management  tra Ca’ Foscari e l’ESCP Europe, ha intrapreso una carriera brillante nel settore del lusso, collaborando con brand iconici come Chanel, Celine, Armani e Saint Laurent.
In questa intervista, Alessandro racconta il suo percorso tra Italia e Francia, le sfide affrontate nel passaggio a un mercato internazionale e i consigli per i giovani laureati che vogliono emergere in questo mondo esclusivo e altamente competitivo.

Alessandro, puoi raccontarci come il tuo percorso di studi in management ti ha preparato per una carriera internazionale nel settore del lusso?
La mia carriera internazionale non nasce nel management puro, ma da una serie di fortunate coincidenze: dalla passione per la cucina che mi ha quasi spinto ad intraprendere un percorso formativo per diventare chef, al desiderio di diventare fashion designer, il mio percorso si è poi orientato verso la dimensione economico-aziendale, iniziando con un diploma di contabile, seguito da una laurea triennale in Economia Aziendale, una laurea Magistrale in Marketing and Innovation presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, ed un Master in Management all’ESCP Europe.
Avendo un’indole creativa molto forte, al termine degli studi triennali il mio interesse si concentrava sempre di più sul mondo della moda e del lusso, un universo distante ma che non ho mai smesso di osservare. Arrivato al termine di questo percorso, mi sono trovato di fronte ad un bivio: ammesso al London College of Fashion per un master in Fashion Strategic Marketing, e contemporaneamente al programma di doppio diploma con l’ESCP Europe a Parigi, ho deciso di orientarmi verso quest’ultima opzione.
In questo contesto, e senza conoscere a fondo il sistema delle grandes écoles francesi, la preparazione accademica italiana di natura principalmente teorica con qualche accento su casi pratici, mi ha fornito solide basi che ho potuto applicare durante gli studi in Francia, dove un approccio teorico più limitato è stato arricchito da business case reali, interventi di speakers e progetti con aziende del lusso, grazie alla vicinanza geografica ed al forte network universitario e professionale.
La dualità degli elementi che hanno composto il mio percorso è ciò che, infine, mi ha permesso di entrare nel mondo del lavoro con una preparazione generalista, completata da conoscenze acquisite attraverso percorsi specialistici in Go to Market, Experience Management e Fashion Marketing, parte del Master in Management, e dalla mia curiosità verso questi temi, che ho continuato a coltivare anche al di là dell’ambito accademico.

Vivi e lavori a Parigi da quasi otto anni. Cosa ti ha spinto a trasferirti nella capitale del lusso mondiale e quali sono stati i fattori chiave che ti hanno portato a scegliere questo settore per la tua carriera?
L’arrivo a Parigi non è stato pianificato. Inizialmente, la mia volontà era di trasferirmi in un paese anglofono, essendo stato ammesso ad un percorso specialistico in Fashion Marketing a Londra. Nel frattempo però, lavoravo per un marchio che si trova nel Veneziano e che presentava le sue collezioni a Milano e a Parigi; così sono stato esposto alla realtà francese da una prospettiva più vicina. Dopo un paio di settimane nella Ville Lumière, sapevo che il mio futuro prossimo si sarebbe finalmente concretizzato nella realtà parigina.
Ciò che mi ha permesso di partire è stata una buona dose di coraggio, senza sapere se e quando sarei tornato – ricordo ancora mia madre in aeroporto, con gli occhi lucidi, che mi disse “So che da Parigi non tornerai più” - , e molta onestà intellettuale verso me stesso di ambire ad una realtà che mi rappresentasse di più. La passione per questa città, sviluppata durante l’anno di studi, mi ha poi spinto a voler restare più a lungo.
La scelta del settore si spiega grazie ad una sensibilità personale verso la creatività nella moda e nell’arte, unita a una forte voglia di accedere al prodotto di lusso, all’esclusività e all’unicità, concetti che si riflettono nei ruoli che ho ricoperto: le “terre di mezzo” tra management e creatività, cosi ben descritte dalla professoressa Monica Calcagno.
Ciò che è stato determinante nello strutturare la mia carriera in questo settore è riconducibile a fattori chiave come la passione per il prodotto e la client experience sia in store che online, e forse, in definitiva, una certa assimilazione alla clientela del mondo del lusso.

Il passaggio dal mercato italiano ad un mercato estero non è sempre semplice. Quali sfide hai incontrato scegliendo di lavorare in Francia e quali strategie hai adottato per superarle con successo?
Sicuramente un elemento immediatamente percepibile è la differenza culturale tra Italia e Francia, come il lavoro venga accettato e valorizzato in modo diverso nelle due realtà, tanto a livello di ambizioni professionali che a livello finanziario. Ciò che mi ha sicuramente aiutato è stato il network che mi ha aperto il mio percorso di studi così come le connessioni con professionisti che ho avuto il piacere di incontrare. Inoltre, ho nel tempo maturato consapevolezza del mio valore, elemento che ha rappresentato un ruolo fondamentale nel mio posizionamento.
Una sfida non banale è stata sicuramente la lingua, con un peso importante sulla mia autostima e introversione. Superare il timore del giudizio degli altri, o anche il mio stesso giudizio troppo severo sul mio Francese, insieme alla volontà di mettermi in gioco, sono stati ulteriori fattori determinanti per la mia crescita come persona e come professionista.

Hai lavorato in aziende di prestigio come L’Oréal, Chanel, Céline, Armani e ora Saint Laurent. Quali competenze acquisite durante i tuoi studi in management si sono rivelate fondamentali per affrontare queste esperienze, e quali lezioni chiave hai imparato da ogni realtà?
Tanto a Venezia che a Parigi, le competenze chiave acquisite durante il percorso accademico sono state il lavoro in team e l’approccio analitico, l’attenzione ai dettagli senza però perdere mai di vista il quadro globale.
Avendo lavorato in diverse realtà, se dovessi riassumere le lezioni apprese, diversi elementi emergono pensando all’ambito “mestiere”: essere coraggiosi, saper quando parlare, quando tacere, e quando invece insistere nelle proposte fatte all’interno di un progetto; mantenere un approccio strutturato, tenendo sempre chiaro in mente l’obiettivo, e provando a strutturare il più possibile le situazioni di potenziale caos, interfacciandosi con colleghi ed partner esterni per rimettere in discussione quanto condiviso, ove necessario.
Da un punto di vista di crescita personale, il giovane me, che voleva accedere rapidamente ad una posizione manageriale, ha capito rapidamente che è fondamentale mantenere una solida ambizione, continuando a sognare ma rimanendo il più pragmatico possibile, senza voler accelerare troppo. Adattarsi ad ogni realtà e cultura aziendale è poi la sfida successiva: sapere quando sfidare gli altri e quando sfidare se stessi, accettare le tempistiche imposte, godersi il momento ma senza perdere di vista il proprio obiettivo. In questo contesto, gentilezza e, a volte, il sapersi muovere all’interno dei contesti di cui si è parte, diventano chiave per poter avanzare come un unico team, anche nei momenti in cui la realtà sembra frammentata.

Parigi non è solo una città, ma un vero e proprio hub culturale e creativo. In che modo l’essere immerso nella cultura parigina ha influenzato il tuo approccio al lavoro e il tuo modo di interpretare il settore del lusso?
Sorpassata la differenza culturale Italia-Francia, l’immersione nel mood di Parigi, dove arte, moda e lusso sono onnipresenti diventa l’incipit di una ricerca costante, una ricerca dettata dalla curiosità.
Essendo continuamente stimolato da una realtà in costante cambiamento, dove esposizioni nei vari musei si alternano a brand events spettacolari, la ricerca diventa l’elemento centrale nel mio approccio al lavoro: una ricerca culturale, estetica, ma anche di esperienze, di benchmark, di network. Tale ricerca mi permette di essere informato su tutto ciò che accade in città o in marchi rilevanti nel settore, ma anche di essere in contatto con professionisti di vari ambiti al di là del management puro, con cui intrattenere conversazioni estremamente stimolanti, che a volte si rivelano elementi fondamentali in momenti decisivi della carriera.

Cosa consiglieresti ai giovani laureati in management che aspirano a intraprendere una carriera nel settore del lusso? Da dove dovrebbero iniziare e quali esperienze sono indispensabili per emergere?
Se dovessi consigliare ad un giovane me agli albori del suo percorso accademico-professionale come arrivare al ruolo che ricopro oggi, sicuramente mi permetterei una riflessione a livello di attitudine personale, esperienze professionali e progetti paralleli.
Da un punto di vista della personalità, all’essere curiosi e umili, con apertura mentale, va aggiunta una ricerca personale rispetto alla propria identità, ai propri sogni e alle proprie conoscenze e competenze.
Parlando di esperienze, il mio consiglio è di sviluppare una mentalità creativa, in base alle proprie attitudini personali, per riuscire a scegliere in modo chiaro in che settore e che professione costruire il proprio percorso.
Personalmente, l’esperienza nel retail è stata fondamentale per accedere a delle posizioni lavorative nel lusso, che sono, infine, di supporto al retail: non parlo semplicemente di uno stage di qualche mese, ma di un’esperienza più importante, di un paio d’anni almeno, per comprendere in profondità le dinamiche di una boutique e le relazioni store-Headquarters – e perché no, per crescere nel retail per far diventare questo percorso una vera e propria carriera.
Ultimo ma non per importanza, menzionerei i progetti “paralleli”: universitari, di ricerca personale, eventi, partecipazione ad associazioni... Secondari forse a primo impatto, ma talmente apprezzati dai recruiter poiché costituiscono la ricchezza intellettuale di ciascuno di noi, oltre alla preparazione accademica.