Saperi ibridi: in che cosa consistono e come si stanno sviluppando?

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Scienza e letteratura, informatica e poesia, algoritmi e filologia, sono i "saperi ibridi", che si arricchiscono a vicenda prospettando nuovi campi di ricerca.

Co(n)scienza, un convegno promosso dai dottorandi di Italianistica che si svolgerà  il 12 e 13 dicembre in Aula Baratto, fa il punto sul rapporto tra discipline umanistiche e scienze esatte.

Giulia Zava, portavoce dei dottorandi di ricerca in Italianistica organizzatori del convegno, ce ne anticipa i temi:

Discipline umanistiche e scienze esatte, due settori che sembrano non avere molto in comune. Quali sono invece i punti di contatto che intendete evidenziare e come è nata l'idea di questo convegno?

L’intenzione di noi dottorandi in Italianistica, ideatori e organizzatori del convegno, è quella di soffermarci sulle interazioni che già operano tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche, indagando la loro validità. È indubbio che nell’attuale paradigma della ricerca vengano promosse le ibridazioni (si pensi all’insistenza sul concetto di interdisciplinarità che oggi prende sempre più piede sia negli ambienti accademici sia nei programmi scolastici); ma in cosa consistono esattamente i “saperi ibridi”? Quali rapporti governano l’incontro tra le discipline umanistiche e le scienze esatte e quali sono i criteri di legittimazione a cui tendono i frutti dell’ibridazione?
Questo convegno nasce dall’esperienza di studenti, prima ancora che di specialisti, che nel corso degli studi si sono trovati di fronte alle barriere e alle biforcazioni del mondo accademico; studenti che si sono a lungo interrogati sulle motivazioni che li hanno spinti a intraprendere un percorso di ricerca nel campo degli studi umanistici.

Potete fare qualche esempio di interazione tra questi due ambiti? Possono essere di aiuto uno all'altro per un ricercatore?

Gli esempi sono innumerevoli. Certamente le principali forme di ibridazione riguardano l’incontro tra le discipline umanistiche e l’informatica che ha dato luogo a un vero e proprio settore disciplinare inedito (quello dell’informatica umanistica o digital humanities), a cui sono da ascrivere i nuovi strumenti per l’analisi informatizzata dei testi e delle lingue e le nuove forme di edizione delle fonti. Ad esempio, nel corso del convegno sarà presentato per la prima volta un nuovo strumento informatico programmato su misura per chi si occupa di filologia e letteratura. Si possono poi ricordare anche i casi di incontro tra le discipline umanistiche e la matematica o la biologia, come avviene nell’ambito della linguistica, oppure l’influenza che i modelli formali delle scienze esatte hanno esercitato sulla teoria letteraria dallo strutturalismo in poi. Non mancheranno quindi interventi sull’incontro tra letteratura e scienza, tenuti da studiosi di entrambi i settori. Il rapporto fra le due discipline sarà poi esaminato anche da un punto di vista storico. Durante il convegno si parlerà di un momento dell’esegesi dantesca - a Firenze, nel tardo ‘400 - in cui il sapere del dantista è un sapere scientifico: le discipline necessarie alla comprensione della Commedia sono matematica, astronomia, geografia, cartografia e disegno.
 
In ambito accademico anche le discipline umanistiche sono considerate “settori scientifici”. Esiste un principio di scientificità comune cui tendono i saperi?

Questo è uno degli interrogativi alla base del convegno, durante il quale si discuterà anche del concetto di “scientificità” inteso come criterio di legittimazione dei prodotti accademici. In particolare, la tavola rotonda si concentrerà su una serie di categorie spesso associate (anche inconsapevolmente) al concetto di scienza e frequentemente invocate a garanzia di scientificità, ossia complessità, metodo, scoperta/innovazione e specializzazione. Si indagherà così la possibilità di creare un terreno comune di riflessione produttiva che coinvolga non solo esperti affermati, ma anche nuovi ricercatori.

QUI il programma

 

 

FEDERICA FERRARIN