Due studenti cafoscarini di Archeologia hanno trascorso il periodo di mobilità Erasmus in uno dei centri di ricerca più importanti al mondo per le scienze esatte: Enrico Chiorrini ed Enrico Alessio sono da poco tornati a Venezia dopo un semestre presso il prestigioso Weizmann Institute of Science a Rehovot (Israele), dove hanno avuto l’opportunità di condurre in prima persona analisi sui reperti di scavo oggetto delle loro tesi di laurea magistrale.
L’accordo, attualmente in via di rinnovo, tra Ca’ Foscari e l’istituto Weizmann per il settore dell’Archeological Science nell’ambito del programma Erasmus+ ICM è unico nel suo genere, e rappresenta per studentesse e studenti di archeologia una preziosa occasione di sperimentare i metodi di ricerca più avanzati. E’ stato siglato dal Dipartimento di Studi Umanistici grazie a Elisabetta Boaretto, professoressa di Scienze Archeologiche presso il Weizmann Institute e direttrice del laboratorio D-REAMS specializzato nelle analisi al radiocarbonio, che da anni collabora con archeologi di Ca' Foscari e tiene laboratori sulle cronologie con il radiocarbonio per gli studenti della nostra università
Elena Rova, docente cafoscarina di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico, è la relatrice di tesi Alessio e promotrice dell’accordo per conto di Ca’ Foscari: “L’accordo è davvero molto particolare ed è uno dei fiori all’occhiello del network internazionale del nostro dipartimento. Il Weizmann Institute infatti difficilmente stringe relazioni per mobilità con istituti universitari. Cogliere questa opportunità permette ai nostri studenti di familiarizzare con l’uso dei metodi chimico-fisici nell’ambito dei Beni Culturali, di utilizzare gli strumenti di ultima generazione in dotazione dell’istituto - che è uno dei centri di ricerca più conosciuti al mondo - e di confrontarsi con studiosi internazionali facendo una vera e propria esperienza, estremamente formativa, di ricerca in laboratorio, che generalmente è limitata in Italia alle attività dottorali o di post-doc”.
L’ambiente vario, inclusivo, internazionale che contraddistingue il Weizmann Institute e le occasioni di incontro e scambio con una comunità accademica globale sono i punti di forza che emergono dai racconti di chi è tornato.
“Ho portato da Venezia in Israele i materiali del mio progetto di tesi, campioni di legno recuperati in un sito archeologico a Lio Piccolo scavato dal mio relatore prof. Carlo Beltrame - racconta Enrico Chiorrini, che si laurea a luglio con una tesi sulle datazioni al radiocarbonio del sito sommerso di Lio Piccolo e che grazie ai contatti coltivati in Erasmus intende proseguire la propria carriera con un dottorato di ricerca. - Ho avuto l’occasione di seguire lezioni mirate, di applicare per la prima volta le scienze dure nelle analisi e ho effettuato diverse datazioni al radiocarbonio. Ho sperimentato un approccio ai materiali completamente diverso, in un campus costruito su modello di quelli inglesi e americani, frequentato da una comunità accademica internazionale.
Ho sperimentato una forma mentis applicata all’archeologia completamente nuova ed eclettica per noi, che proveniamo da un background umanistico. D’altra parte noi umanisti abbiamo saperi e competenze che mancano a chi ha una formazione prettamente scientifica e possono favorire un arricchimento reciproco. Per fare questa esperienza bisogna mettersi in gioco, molto. Non si danno esami, è un periodo consacrato interamente alla ricerca e per noi è stato necessario partire da zero in alcune materie che normalmente nei dipartimenti umanistici non si studiano, come fisica o chimica. All’interno dell’istituto si può però imparare tutto, ci sono corsi di tutte le materie.
La mia giornata ‘tipo’? Vivevo all’interno del campus, dove c’è tutto quello che serve. La giornata iniziava verso le 8 del mattino; facevo colazione già in laboratorio dove avevo uno spazio a mia disposizione, una postazione di lavoro con connessione internet. Pranzavo con i miei colleghi in un giardino proprio di fronte al nostro building (ogni dipartimento ha uno o più edifici a disposizione per fare ricerca) e poi continuavo finchè volevo. Non c’erano vincoli temporali da rispettare, l’accesso agli spazi di lavoro e ricerca è accessibile 24h e potevo gestire il mio tempo come preferivo, rimanendo in laboratorio fino a notte fonda se lo desideravo. Si lavora molto, ma si incontrano anche studenti e ricercatori con background differenti che arrivano da tutto il mondo e questo permette uno scambio costante. La sera o me ne tornavo nel mio dormitorio oppure uscivo dal campus con i miei amici per bere una birra e mangiare falafel”.