L'importanza della cosmologia nella prima età moderna

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Bartolomeu Velho Volvelle, Figura dos corpos celestes, 1568.

Legare lo studio degli astri agli accadimenti terreni in un’epoca storica fondamentale per lo sviluppo delle scienze: è questo il nucleo del progetto ERC Consolidator Grant Institutions and Metaphysics of Cosmology in the Epistemic Networks of Seventeenth-Century Europe, di Pietro Daniel Omodeo -docente di Filosofia della Scienza presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali- che si è concluso lo scorso aprile; un progetto di ricerca molto ampio e complesso sulla cosmologia nella prima età moderna.

La cosmologia è lo studio dell'ordine del cosmo, della posizione dei pianeti, della configurazione dello spazio e del posto dell'uomo nell’universo. E l’analisi si è concentrata su una fase storica importantissima, ‘un’epoca che va dalla proposta di Copernico del moderno eliocentrismo, come teoria matematica diventata poi di riferimento, passando da Galileo, Keplero e fino alla sintesi di Newton’ - racconta il professor Omodeo, principal investigator del progetto. ‘Abbiamo preso in esame un arco temporale che va dal tardo 1400 fino al 1600 inoltrato, un periodo fondamentale per la scienza, storia della scienza e dell’astronomia e della cosmologia, un’epoca d’oro, spesso considerata gli albori della scienza moderna’.

Il punto di partenza dell’ERC è stato capire in che misura linee guida ideologiche e politiche abbiano influenzato e plasmato la concettualizzazione astronomica, cosmologica e viceversa.

 

Identità confessionali, visioni del mondo e sviluppo della cosmologia

In un’epoca segnata dai grandi processi inquisitoriali - censura e forme di controllo delle idee, il rogo di Giordano Bruno, l’abiura di Galileo - il team di ricerca ha considerato la dimensione religiosa in maniera meno scontata, tralasciando un’impostazione astratta della questione di fede e scienza, concentrandosi su visioni del mondo, valori e identità veicolate da appartenenze confessionali e dalla loro articolazione. 

Il focus dell’indagine storica è stato lo sviluppo della cosmologia in un periodo in cui i conflitti religiosi - sia del mondo cattolico che protestante, nelle loro grandi varietà interne- danno una connotazione specifica allo sviluppo scientifico. 

Sotto la lente degli studiosi, lo sviluppo della cosmologia all’interno del contesto religioso, cattolico e protestante. Melantone, grande riformatore del sistema educativo tedesco sotto l’egida di Lutero, attribuiva grande importanza alla scienza delle stelle e ai loro influssi sui fatti terreni come veicolo della comprensione della provvidenza divina. L'importanza dell’astrologia come chiave di comprensione della provvidenza e dell’intervento di Dio nelle vicende terrene è un motore fortissimo per la ricerca astronomica nel contesto protestante luterano. 

 

La simbolica battaglia sulla nomenclatura della topografia lunare 

Dalla ricerca sono emersi temi più sottili e altrettanto interessanti come le battaglie per la nomenclatura della topografia lunare, per la quale ci fu una vera e propria competizione tra studiosi. Uno dei protagonisti in questo ambito fu l’astronomo riformato polacco Johannes Hevelius, la cui scelta di nomi per i crateri lunari si contrappose alla selenografia, ossia alla scienza che studia e descrive la superficie della Luna e le sue caratteristiche fisiche, coniata da astronomi gesuiti, che si è affermata storicamente attraverso vicende sia scientifiche sia politico-culturali.

Tra il XVI e il XVII secolo si scatenarono vere e proprie battaglie simboliche sulle osservazioni telescopiche (post galileiane) del cosmo, testimoniando come il riflesso delle politiche culturali sul valore simbolico della scienza era più evidente nell'astronomia -affidata all’occhio e alla speculazione- che non in altre discipline. Le materie astronomiche diventavano perciò ambiti privilegiati di controversie di tipo metafisico, teologico, identitario, simbolico e la politica entrava in gioco in maniera forte.

‘Lo spirito della ricerca è stato proprio quello di perseguire delle linee di indagine originali, esaminando le controversie scientifiche alla luce dei conflitti religiosi considerati come aspetti di politiche culturali.’ - aggiunge Omodeo- ‘Attualmente il dibattito filosofico prevalente nello studio del rapporto tra fede e scienza quale eredità della prima età moderna è ancora strettamente legata ad binomio trattato in maniera molto astratta.'

 

Una scoperta inattesa: l'università di Padova cosmopolita e proto-laica sotto l’egida della Repubblica di Venezia

Il contesto educativo di Padova fra il 1500 e il 1600  fu in grado di dare una risposta cosmopolita e secolare ai conflitti confessionali e religiosi del tempo. All’università prevalevano linee filosofiche razionalisticamente radicali che rinunciarono, in nome dell'argomentazione filosofica, a schierarsi nelle questioni teologiche.

Fu centrale la figura del filosofo Cesare Cremonini, collega di Galileo, aristotelico, anche se non sempre aperto alle novità scientifiche. Egli fu un fautore della difesa dell’autonomia dell’università dalle influenze di tipo teologico e religioso e dalle ingerenze dei gesuiti. Da un lato difese la libertà dell’insegnamento universitario e dall’altro fu un promotore di studenti internazionali di province anche protestanti. In quanto ‘Protettore della nazione germanica’ dovette mediare tra cattolici e protestanti tedeschi e la sua tecnica di appianamento dei conflitti fu quella di sottrarsi alle contese religiose in maniera molto decisa. Fu uno dei protagonisti d'una Padova centro di incontro internazionale, multiconfessionale, unico nell’Europa del tempo.

A Padova c’erano tedeschi, polacchi, francesi, inglesi, scozzesi, greci, ed europei ed italiani di tutte le parti del continente e della nostra penisola. L’Università patavina costituì uno dei rari luoghi dove intellettuali e scienziati di ogni parte del mondo si incontravano per disquisire di medicina, filosofia e giurisprudenza.

'Analizzando questo contesto, abbiamo constatato che esisteva una parte di speculazione scientifica non connotata in chiave confessionale, sviluppata in contesti in cui le tensioni confessionali favorirono invece strategie filosofiche e istituzionali indipendenti e laiche - racconta Omodeo. - Questo fu possibile perché Venezia proteggeva i suoi professori. Cremonini era il più inquisito degli scienziati e filosofi, anche più di Galileo, ma non venne mai ostacolato, grazie alla protezione e alla libertà filosofica che gli garantiva la Repubblica di Venezia. A non tutti gli scienziati suoi contemporanei, però, toccò la stessa sorte: Patrizi si spostò da Ferrara alla Sapienza e venne processato, Cardato fu processato a Bologna e portato a Roma, Telesio dovette rivedere la sua opera a causa della censura teologica e così via. Il contesto scientifico padovano invece godeva di relativa libertà. Qui, ad esempio, gli insegnamenti dei gesuiti furono proibiti.

Naturalmente, anche a Padova vi furono tensioni confessionali, per esempio tra i tedeschi: in patria, infuriava la guerra dei 30 anni, ma dovevano convivere nello stesso collegio. Padova garantiva a studenti ortodossi dell’est, anglicani dell’ovest, calvinisti del nord la possibilità di formarsi senza essere perseguitati per le loro appartenenze religiose e senza che queste influenzassero la cultura scientifica. Nella prima età moderna non c’era solo un allineamento religioso, ma iniziava ad emergere una cultura proto laica, culla dell'illuminismo successivo.’

 

Il rapporto della cosmologia con la cartografia e l’idrologia

Oltre ad aver approfondito autori e casi poco noti, il progetto ha anche analizzato contesti più vicini alle pratiche, come il legame tra cosmologia, cartografia e gestione del territorio. A Venezia, ad esempio, la gestione delle acque lagunari passa per lo studio delle maree, un  fenomeno planetario che si spiega in termini astronomici da sempre. Fu proprio nel 1600 che si maturarono le risposte alle cause effettive dei moti delle maree, realizzando che era una questione cosmologica e che le maree dipendevano dall'attrazione lunare e solare, anche se i tecnici della Serenissima l’avevano capito già quasi un secolo prima.

 

Dal progetto ERC si sono sviluppati ulteriori progetti e collaborazioni: è stato un trampolino per progetto FARE sull’idrologia nella prima età moderna, finanziato dal MUR; è nato un progetto con il Max Planck Institute di Berlino, The water city, che studiala città di Venezia quale centro di dinamiche planetarie nell’epoca dell’Antropocene e hanno visto la luce due serie editoriali sulla filosofia della scienza e sulla storia della scienza- entrambe in open access-, di cui una edita da Edizioni Ca’ Foscari con la creazione della collana Knowledge hegemonies - i cui volumi pubblicati sono ora entrati in Scopus.’

 

 

Sara Moscatelli