Letture estive 2020: i consigli del Dipartimento di Studi Umanistici

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Photo by Dan Dumitriu on Unsplash

L’estate non è ancora finita e questi sono i mesi propizi per potersi dedicare alla lettura, in vacanza, nel relax di casa propria o anche, più semplicemente, durante un pomeriggio di pioggia, prendendosi del tempo per sé. Ma quali sono i libri da leggere in questa estate 2020? A consigliarli sono stati alcuni docenti del Dipartimento di Studi Umanistici (Dsu) dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Secondo Ilaria Crotti, docente ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea, è degno di nota il volume di Melania Mazzucco, dal titolo L'architettrice, edito da Einaudi nel 2019: “Ancora una volta Mazzucco ridona voce e spessore emotivo a una figura di donna del Seicento quasi sconosciuta, Plautilla, artista, pittrice e architettrice, figlia del poligrafo Giovanni Briccio, in una Roma barocca, dove la quotidianità diventa anche eccellenza artistica (e viceversa)”. “Ma è la visione di una Roma devastata dalla peste – prosegue la docente – che narra di un'attualità molto vicina a questi mesi di Covid”.

La scelta di Alberto Zava, professore associato di Letteratura italiana contemporanea, invece, si sposta di più sul versante dei racconti o romanzi polizieschi: “Tra gli autori italiani, negli ultimi anni si è distinto per originalità e per piacevolezza di lettura Marco Malvaldi, chimico/fisico/giallista che gli appassionati ricollegheranno immediatamente alla serie dei Delitti del BarLume (nota anche per la trasposizione televisiva); le misteriose, ma allo stesso tempo divertenti, storie che vedono come insoliti detective il barista Massimo e il quartetto di "vecchietti terribili" frequentatori del bar, Ampelio, Aldo, il Rimediotti e il Del Tacca, sono ambientate a Pineta, un'immaginaria località della costa toscana e sono pubblicate dalla casa editrice Sellerio”. “Il romanzo più recente della serie è del 2018,  A bocce ferme, – continua Alberto Zava – ma l'estate 2020 potrebbe rappresentare per gli appassionati giallisti un'occasione per un'intera "retrospettiva Malvaldi" in quel di Pineta, al bancone del BarLume; oppure per un salto indietro nel tempo nella Firenze di fine Quattrocento con il romanzo La misura dell'uomo (2018), per vedere all'opera lo straordinario ingegno di Leonardo da Vinci - insolito detective - alle prese con un'indagine avvincente tra scienza, storia e crimine, in cui Malvaldi potrà fare sfoggio anche del suo lato professionale più espressamente scientifico”. Ma tra i consigli di Zava, non mancano opere appartenenti al versante internazionale nell’ambito del genere del giallo, come le pagine dedicate alle indagini dell'ispettore Morse, protagonista assoluto dei romanzi di Colin Dexter, “raffinato autore di intrecci polizieschi di grande eleganza e di sicuro effetto”, scritti prima del 1999 per la collana dei Gialli Mondadori e di recente riproposti nelle edizioni di Sellerio. “Tra essi segnalo La morte mi è vicina (Sellerio 2018) e La strada nel bosco (Sellerio 2016), – precisa Zava – per un viaggio nella cristallina mente (avvolta spesso dai fumi dell'alcol) dell'Ispettore E. Morse”.

L’imitazion del vero di Ezio Sinigaglia, pubblicato dalla piccola casa editrice Terrarossa, è il primo titolo, invece, a cui fa riferimento Alessandro Cinquegrani, professore associato di Letterature comparate: “È un romanzo che utilizza una lingua antica e perciò impegnativa, ma ha anche una leggerezza tematica, tanto che molti l’hanno paragonato a Boccaccio. Si tratta di un’operazione ambiziosa volta a uscire da una certa stagnazione della lingua standard, veloce e passe-partout”. La scelta passa poi per Il levitatore di Adrian Bravi – autore nato a Buenos Aires e da diverso tempo residente in Italia – edito da Quodlibet, ovvero la storia di un uomo che levita nell’aria, all’inseguimento di una solitaria e pacifica leggerezza che la vita sembra tenacemente volergli portare via. “Bravi si porta dal suo paese di origine uno sguardo meravigliato e malinconico sulla magia dell’esistenza”, è il commento di Cinquegrani, il quale poi fa cenno a Febbre di Jonathan Bazzi, uscito per Fandango: “Si è parlato molto di questo libro dopo che è entrato nella sestina finale del Premio Strega, rappresentando tra l’altro il primo romanzo che arriva in finale con la formula della quota riservata agli editori indipendenti. Febbre è un testo di sicuro interesse, strutturato come un’autobiografia, secondo una modalità oramai davvero abusata, racconta la storia bruciante dell’autore protagonista, nato e cresciuto in una società marginale, e alla costante ricerca di una propria dimensione nel mondo. Finché arriva la febbre e non se ne va. Il romanzo ha uno strano equilibrio tra l’urgenza della confessione, con le sbavature morali che questo comporta e la mano professionale, probabilmente di un editor, che cerca minuziosamente la perfezione della prosodia: e questa contraddizione finisce per essere la forza del libro, il disequilibrio che evita l’inerzia”. L’autore veneto Sandro Frizziero e il suo Sommersione, finalista al Premio Campiello, è un altro titolo citato da Cinquegrani, del quale ne sottolinea “il merito più grande di raccontare il mondo della pesca chioggiotta con competenza anche linguistica”.

Restando in tema di Premio Campiello, Ricciarda Ricorda, professoressa in quiescenza di Letteratura italiana contemporanea, aggiunge un altro libro finalista al Campiello di quest'anno, Con passi giapponesi (Einaudi), primo testo in prosa di Patrizia Cavalli, oltre a qualche opera di tutt'altro genere, che affronta con il racconto alcuni dei grandi temi della nostra contemporaneità legati ai processi migratori e al razzismo, a partire dalla Linea del colore (Giunti-Bompiani) di Igiaba Scego, scrittrice italiana di famiglia somala, una delle voci più interessanti della "letteratura della migrazione", che si misura con un romanzo storico di formazione. “Uscito già da qualche anno, ma ancora molto attuale e originale, anche dal punto di vista della struttura narrativa – prosegue Ricorda – è poi il romanzo di Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle (Donzelli 2007), che ripercorre quasi un secolo di storia, tra Etiopia e Italia, raccontando dal punto di vista di chi lo ha subito il colonialismo italiano: come ha detto tempo fa il grande studioso appunto del colonialismo italiano, Angelo Del Boca, gli storici hanno fatto la loro parte con la ricerca, ma i romanzieri devono prendere da loro il testimone perché possono raggiungere un'opinione pubblica molto più ampia”.

Volumi per tutti i gusti che, a questo punto, attendono soltanto di essere letti.

A cura di Arianna Ceschin